Anche questo libro stava veramente in fondo alla pila dei TBR.
Folgorata dalla bellezza di Tess of the d'Urbervilles (letto circa nel '96 all'Università), volevo leggere qualcos'altro di Hardy quindi avevo comprato questo libro nel lontano 1997 in Cornovaglia (nella cittadina di Totness per la precisione, infilato nel libro c'è ancora un volantino).
Per qualche strano motivo è rimasto lì per tutti questi anni, ma adesso è venuto il suo momento.
Dopo pochissime pagine mi è tornato subito in mente il motivo per cui volevo leggere altro, oltre a Tess: Hardy scrive divinamente!
Hardy è lo scrittore della predestinazione: il destino di ciascuno di noi è già scritto e non si può fare nulla per cambiarlo.
Le sue trame sono dure, cupe, non c'è speranza di cambiare il corso degli eventi, non c'è possibilità di elevarsi, di vedere realizzati i propri sogni e le proprie ambizioni. I suoi libri sono pieni di vocaboli che appartengono all'ambito semantico della predestinazione e della sventura. Le pagine sono pregne di "segni" che lasciano intendere che il corso degli eventi non può che portare al fallimento e alla disgrazia, segni che vengono reiterati più volte all'interno del testo creando una fitta rete di cross-reference.
Le teorie dell'evoluzione e della selezione naturale enunciate da Darwin hanno avuto un ruolo nella formazione della filosofia di Thomas Hardy, in senso pessimistico. Darwin parlava di "survival of the fittest" (la sopravvivenza del più adatto), ma i protagonisti dei romanzi di Hardy non sono "the fittest" e infatti non sopravvivono.
Un altro aspetto importantissimo è l'intertestualità.
Nell'opera di Hardy vengono incastonate parole pronunciate da altri, sia sottoforma di citazioni testuali, sia sottoforma di allusioni o riformulazioni. Ci sono moltissime quote dalla Bibbia (Antico e Nuovo Testamento), e poi Defoe, Edgar Allan Poe, Shakespeare, Shelley, Swinburne, Robert Browning, Matthew Arnold, per non parlare di classici greci e latini, spaziando dai poeti, agli scienziati, ai filosofi.
Leggere questo romanzo equivale dunque a fare un viaggio nella cultura classica e contemporanea dell'epoca di Hardy.
L'arrivo di Jude a Christminster (nome fittizio che indica in realtà la città di Oxford) è un vero rebus. Jude allude a un sacco di personaggi legati alla città di Oxford, ma invece di citarli per nome, usa un epiteto o un giro di parole. Ci ho perso un pomeriggio per decifrare mezza pagina, ma ho cercato di individuarli tutti. Per non parlare delle suddette citazioni, di cui non sempre viene esplicitato l'autore. Ho cercato di individuarne il maggior numero, grazie all'aiuto di internet e di alcuni paper che ho potuto scaricare in formato pdf.
Considerato che l'ho studiato più che letto, ci ho messo relativamente poco a leggerlo e mi sento notevolmente arricchita per aver avuto tra le mani un capolavoro. Sicuramente una delle letture TOP di quest'anno.
Giuda l'oscuro (Jude the Obscure), Thomas Hardy
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Re: Giuda l'oscuro (Jude the Obscure), Thomas Hardy
E' da tanto che vorrei leggere Thomas Hardy, ma non mi decido mai...
L'anno scorso avevo preso la Tess d'Urbervilles e ho poi recuperato anche questo: da dove credi sia meglio iniziare?
L'anno scorso avevo preso la Tess d'Urbervilles e ho poi recuperato anche questo: da dove credi sia meglio iniziare?
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Re: Giuda l'oscuro (Jude the Obscure), Thomas Hardy
Considerando che Jude è proprio l'ultimo romanzo scritto da Hardy, ti direi di cominciare da Tess...
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Re: Giuda l'oscuro (Jude the Obscure), Thomas Hardy
Grazie!
Hardy mi intimorisce un po', vediamo se questa primavera viene il suo momento!
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Re: Giuda l'oscuro (Jude the Obscure), Thomas Hardy
Io sto pensando di rileggerlo Tess... e magari di proporlo al mio gruppo di lettura...
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