E. Carrère, L'avversario

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francesina
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E. Carrère, L'avversario

Messaggio da francesina »

Estremamente disturbante, “L’avversario” è un non fiction novel, vale a dire in questo caso un testo a metà tra il report di un caso di cronaca, l’autobiografia ed uno scambio epistolare.
Lo spunto è un caso di cronaca francese del 1993: Jean Claude Romand, agli occhi di tutti realizzato medico alle dipendenze nientemeno che dell’OMS e stimato padre di una famiglia benestante, ha infatti letteralmente distrutto la sua famiglia uccidendo gli anziani genitori ed il loro cane, la moglie e i suoi due bambini. Il suo tentativo di suicidio è stato invece vano.
La particolarità del libro, oltre al tema agghiacciante e che sveglia nel lettore il dubbio ancestrale che non si conosca mai realmente nessuno (tantomeno le persone che amiamo e dalle quali ci crediamo amati), è la costruzione del testo e la posizione che ha assunto progressivamente l’autore nel corso della narrazione. Carrère stesso ha infatti ammesso la sua difficoltà nel “trovare una collocazione rispetto alla storia”: quella di un mero osservatore o quella dello scrittore emotivamente coinvolto, dal momento che negli anni ha realmente intrattenuto degli scambi (epistolari, ma anche con incontri in carcere) con Jean Claude? Risulta ugualmente difficile per il lettore elaborare un giudizio definitivo sull’accaduto, prendere posizione, trovare una spiegazione. Sembrerebbe infatti che nemmeno i vari psichiatri interpellati nel corso del processo siano riusciti a categorizzare la personalità di Jean Claude poiché non completamente definita e melliflua al punto di cambiare di volta in volta per adattarsi all’interlocutore di turno. Certo, non ci sono dubbi sulla colpevolezza di un uomo che ha messo fine alla vita di tutti coloro ai quali avrebbe dovuto spiegare oltre trent’anni di bugie: nessuna laurea, nessun lavoro, nessun investimento fatto per conto di amici e familiari ha infatti veramente avuto luogo. La sua vita è stato uno stupefacente cartello di carta che è crollato con poche ore di investigazioni, eppure è sembrato verosimile per anni a tutti coloro che lo conoscevano: genitori, amici e moglie compresi. Immagino che questo sia il fulcro della riflessione di ogni lettore, anche se ammetto che più che basita da come Romand abbia potuto reggere per anni, mi ha molto angosciato la figura dei due genitori di Jean Claude, la sua infanzia e soprattutto il modo di relazionarsi ai suoi coetanei che ha sviluppato dall’adolescenza in poi.
Libro intenso che, a prescindere che piaccia o meno, non credo scorra via senza lasciare tracce in chi lo ha letto.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii

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lunabluxxx
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Re: E. Carrère, L'avversario

Messaggio da lunabluxxx »

La lettura di questo libro è stato per me assolutamente inquietante e disturbante, eppure non riuscivo a staccarmene. Concordo assolutamente con Francesina, la vicenda fa veramente accapponare la pelle, ma fa anche nascere il dubbio che sia impossibile conoscere davvero qualcuno, perfino noi stessi e il buio che portiamo dentro...e fino a dove si possa spingere una vita di menzogne. Mi è piaciuto il modo di porsi del narratore, che è più quello del cronista alla fine, perchè di fronte ad una tragedia come questa non cerca facili spiegazioni ma lascia il lettore libero di farsi una sua idea e di farsi interrogare dal turbamento.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te...
(N. Hikmet)

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