Inizierò con il dire che ho trovato questo testo semplicemente bellissimo: siamo solo a maggio, ma pur volendo essere ottimista sulle letture che mi attendono entro la fine dell’anno, sono certa che questo rientrerà tra le migliori.
E’ davvero ammirevole la sapienza stilistica della scrittrice che, essendo solo poco più che trentenne, dimostra di avere un talento naturale a mio avviso rarissimo. Ha un modo davvero arguto di condurre il lettore a riflessioni non scontate ed ha una capacità di analizzare sia i propri rapporti interpersonali sia di sondare l’animo altrui, realmente ammirevole.
Il testo è incentrato per lo più sulla sua vita personale, ma gli elementi biografici contenuti non sono riportati in ordine cronologico poiché la Durastanti ha scelto di procedere per temi. La suddivisione prevede capitoli come “Salute” “Lavoro e denaro” “Amore” e pur seguendo una linea che parte dalla sua infanzia (anzi, dalla giovinezza dei suoi genitori e prima ancora dei suoi nonni) procede poi per prolessi ed analessi fino ai giorni contestuali alla redazione della Straniera.
Tantissime le riflessioni sul senso di appartenenza e di inserimento in altre comunità dal momento che la Durastanti ha vissuto tra gli Stati Uniti, la Basilicata e Londra ed interessanti anche le parentesi sul concetto di disabilità – o piuttosto sulla limitatezza di tale definizione- dal momento che entrambi i genitori della scrittrice sono sordi.
Le mie preferite, quelle che mi hanno realmente folgorato, sono state le pagine dedicate alle sue prime settimane di vita londinese e all’evoluzione della relazione con il suo compagno.
E' candidato allo Strega: incrocio le dita per lei
