Secondo testo di Scerbanenco che leggo in due mesi: da che non sapevo praticamente nulla di lui se non che aveva scritto un romanzo ripreso dagli Afterhours per intitolarne un album, ora posso dire che mi piace e che ho voglia di leggere presto altro di suo.
A quel che so la sua produzione è vasta e varia per genere, ma per quel che ho letto ne apprezzo lo stile e, in particolare, il suo modo di affiancarsi ai personaggi femminili.
Questa raccolta di racconti offre un panorama, appunto, di vizi e virtù degli italiani di alcuni decenni fa. La società è molto cambiata da allora e i personaggi di oggi mi sembrano più “elastici” all’interno della società di quanto non lo siano quelli a cui dà vita Scerbanenco: ho l’impressione che tutti si somiglino in base alla classe sociale di appartenenza e che questa li costringe in una certa fissità di pensieri, carattere ed addirittura destino.
Immagino che questo alla lunga crei stanchezza nel lettore, ma per il momento a me non ha dato fastidio.
Come spesso accade nelle raccolte di racconti, l’andamento è discontinuo e – almeno a mio avviso- alcuni testi sono più riusciti di altri – ma nell’insieme ne ho apprezzato la lettura. Il mio preferito è sicuramente l’invidia: crudele e non politically correct, ma verissimo.
G. Scerbanenco, I sette peccati capitali e le sette virtù capitali
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G. Scerbanenco, I sette peccati capitali e le sette virtù capitali
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
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