Brevemente risplendiamo sulla terra di Ocean Vuong

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lisolachenonce
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Brevemente risplendiamo sulla terra di Ocean Vuong

Messaggio da lisolachenonce »

Brevemente risplendiamo sulla terra di Ocean Vuong
Traduttore: Claudia Durastanti
292 pagine
ed. La nave di Teseo, 2020

"Little Dog, la voce di questo straordinario romanzo di esordio tradotto in tutto il mondo, ricostruisce in una lettera alla madre la storia della sua famiglia, segnata dalla guerra del Vietnam e dall'emigrazione negli Stati Uniti. Arrivati in America nel 1990, Little Dog e sua madre Rose si stabiliscono in Connecticut, dove lei si mantiene facendo manicure e pedicure. Ma la donna soffre di un disturbo da stress post-traumatico che si manifesta in violenti scoppi d’ira contro il figlio, alternati a gesti di tenerezza assoluta. Con loro abita la nonna Lan, che ha vissuto il dramma della guerra in prima persona: fuggita da un matrimonio combinato con un uomo molto più anziano, è costretta a vendersi ai soldati americani per mantenersi. Little Dog, crescendo, si fa interprete del dialogo impossibile tra le generazioni della sua famiglia tutta al femminile, unendo due donne che non parlano l’inglese e faticano a integrarsi nella cultura americana. Prendendosi cura degli altri, Little Dog impara a conoscere se stesso, dal difficile rapporto con i suoi coetanei che lo prendono di mira per la sua diversità, fino alla scoperta dell’amore"


Questa sopra è la recensione ufficiale riportata sulla copertina del libro. Secondo me però non è esattamente quello che viene narrato nel libro. La prima parte corrisponde, il protagonista vive con madre e nonna che soffrono (più la madre, in effetti) di stress post traumatico avendo subito la guerra in Vietnam, e di questo ci sono molte descrizioni crude e raccapriccianti. Sul fatto che il protagonista si ponga come interprete ecc. ecc. non mi pare che corrisponda alla trama del libro. Little Dog, il vero nome non ci viene mai detto, ci racconta come il disagio e le sofferenze della sua famiglia influiscano sulla sua vita, come le ha subite, come ne è stato condizionato, così come è stato profondamente condizionato dall'ambiente di periferia americana degradata, razzista, piena di armi e droga nella quale ha vissuto infanzia e giovinezza. Poi, miracolosamente, lo troviamo studente universitario a New York e poi scrittore di successo. E se dico miracolosamente è perché non si capisce come ha fatto, cosa ha provato, cosa prova. La scrittura è buona, molto moderna, nella seconda metà del libro un po' troppo autoreferenziale e narcisistica, almeno per i miei gusti.
E' un libro che ci fa riflettere come ogni danno che viene subito poi torna e fa altri danni, che una vita danneggiata non può mai rigenerarsi, come le cicatrici non siano positive, almeno quelle profonde. Ci racconta anche un'America brut(t)a, ignorante, gretta e devastata. Un'America davvero senza speranza. Probabilmente in alcune aree è così, mi sembra troppo eccessivo per essere generalizzabile. Tutta la vicenda sembra un po' estremizzata, non per negare neppure in parte gli orrori di cui si narra, al contrario, ma perché ci sono solo quelli, in una vita c'è sempre anche altro... Il fatto che della scuola ricordi solo un paio di episodi negativi dell'asilo, per esempio, mi lascia il dubbio che l'autore abbia volontariamente omesso di parlare di come probabilmente la scuola sia stata la sua occasione di fuga, per non contrapporre qualcosa di positivo ad una trama decisamente maudit.
La traduzione sembra molto buona, naturalmente bisognerebbe poter fare un confronto con l'originale per poter esprimere un giudizio più certo.
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