Ho in programma di leggere man mano tutti i saggi della collana Passaparola della Marsilio: opere nelle quali alcuni scrittori italiani sono chiamati a raccontarsi tramite l’approfondimento di un’opera la cui lettura li ha segnati. Dopo Le nebbie di Avalon “illustrate” da Michela Murgia, ho scelto l’analisi di Frankenstein di Lisa Ginzburg.
La prima ragione per la quale si comprende come la Ginzburg abbia potuto sentire così vicina l’opera della Shelley è la somiglianza in vari aspetti delle vite delle due scrittrici: l’appartenenza ad una famiglia di intellettuali che necessariamente fa tendere verso determinate passioni, ma nella quale al tempo stesso è difficile emergere, una serie di lutti legati alla figura materna e l’assenza di una certa pace geografica che le fa sentire in grado di vivere ovunque, ma non appartenere mai a nessun luogo.
E’ un saggio molto denso, dallo stile colto e spesso impegnativo, che merita senza meno una rilettura sia per riflettere su alcuni passaggi molto belli in cui l’autrice si apre al lettore, che per fare proprie acute osservazioni sul Frankestein di Mary Shelley che necessiterebbero di una lettura “fresca” del romanzo per poter essere comprese del tutto.
L. Ginzburg, Pura invenzione. Dodici variazioni su Frankenstein di Mary Shelley
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L. Ginzburg, Pura invenzione. Dodici variazioni su Frankenstein di Mary Shelley
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près
E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione
Sempre Francesina, anche su Anobii
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