"Il romanzo dell'anno" - Giorgio Biferali

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Towandaaa
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"Il romanzo dell'anno" - Giorgio Biferali

Messaggio da Towandaaa »

L'autore ha scelto un tema difficilissimo da affrontare senza cadere nel melodramma o nel pietismo, ma è uscito secondo me vincitore da questa sfida (sempre che di sfida si trattasse). Raccontare il dramma di una ragazza in stato di coma e delle persone che le vogliono bene è rischioso, dal punto di vista del risultato narrativo. Ma se viene affrontato con un linguaggio quotidiano e senza artifici retorici può estrinsecarsi in una lettura gratificante. E proprio questo ha rappresentato per me questo libro, da apprezzare non solo per il registro linguistico adottato, ma anche per il finale (sul quale dirò soltanto che è veramente a sorpresa) e per alcune scelte narrative che ho trovato particolarmente azzeccate. Mi ha colpito molto, infatti, che la voce narrante (il ragazzo della giovane in coma) ponga al centro del racconto (impostato, prevedibilmente, come una lunga lettera destinata alla propria innamorata) una serie di elenchi, di domande e di risposte.
Gli elenchi balzano agli occhi e si giustificano proprio in quanto rappresentano l'intento di fare in modo che la ragazza, quando si risveglierà, possa recuperare la cronaca di quanto si è persa suo malgrado. Sono quindi, secondo me, ambasciatori e simboli dell'ottimismo ostinato del protagonista, che si legge tra le righe, più forte e sentito di quanto sarebbe accaduto invece con proclami espliciti.
Le domande (che si collocano all'inizio del romanzo) e le risposte (che ci ritroviamo improvvisamente sotto gli occhi verso la fine) mi hanno colpita soprattutto quando non hanno ad oggetto i massimi sistemi della filosofia e dell'etica, ma quesiti terreni e pratici (come per esempio se abbia senso cercare una casa senza la certezza di andare ad abitarci), proprio perché sono emblematiche di quanto, in una relazione di coppia, il futuro e le scelte debbano essere valutati in una prospettiva comune e, per contrasto (stante la situazione di "singolarità" che il protagonista si trova a vivere), vengono messe ancora più in risalto dall'atmosfera di sospensione in cui sono idealmente poste, in attesa di riprenderle in esame insieme alla ragazza.
Mi è piaciuto molto, come spesso accade quando mi trovo davanti ad una espressione originale per un tema che originale non è, e come quando (raramente in effetti) un finale riesce a sorprendermi.
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francesina
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Re: "Il romanzo dell'anno" - Giorgio Biferali

Messaggio da francesina »

E’ strana la storia che mi lega a questo libro perché l’ho inserito e tolto dalla mia wishlist varie volte man mano che ne leggevo le recensioni, alcune positive altre vere e proprie stroncature. Poi ho letto la recensione di Towandaaa e mi sono voluta togliere la curiosità :D
Mi è piaciuto? Boh :lol:
Concordo sul fatto che scegliere come ambientazione il capezzale di un malato peraltro gravissimo avrebbe facilmente potuto portare all’ovvietà o al pietismo, specie se il punto di vista è quello di un ragazzo che osserva giacere in un letto la propria compagna: Biferali, invece, ha saputo arginare il pericolo. Ugualmente, condivido l’aspetto positivo delle domande poste, sia per il contenuto delle stesse sia per la vivacità che apportano dal punto di vista stilistico al testo.
Quello che mi ha lasciata perplessa è – per assurdo – la scorrevolezza del testo: se è vero che consente di empatizzare subito con il narratore e regala leggerezza ad un romanzo incentrato su un dramma, temo che nel mio caso faccia si che lo dimentichi in fretta. C’è insomma un che di superficiale che, se non mi ha impedito di leggerlo con avidità, mi fa desistere dal dare un giudizio più generoso della piena sufficienza.
Il finale? Certo, mi ha colpita, però ha un che di adolescenziale/trovata cinematografica che sul momento ha avuto il suo effetto di assoluto stupore, ma è presto svanito.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii

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