L'acqua del lago non è mai dolce - G. Caminito

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francesina
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L'acqua del lago non è mai dolce - G. Caminito

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Anguillara Sabazia è considerato dai romani un luogo ameno: un paese con un centro storico pregevole, lago e spazi verdi con occasione di belle passeggiate e tranquillità anche d’estate quando le spiagge sono invece affollate.
In questo romanzo della Caminito, invece, il lago rimanda solo ad alghe, odori e consistenze limacciose e il paese è per lo più un rifugio dei romani impoveriti, quelli per i quali la vita in città si è fatta troppo cara e che si autocondannano così ad una vita di sfibrante pendolarismo.
La protagonista e narratrice è la giovane Gaia: il lettore la conosce bambina e la segue fino a dopo la laurea. La sua infanzia e la sua adolescenza sono segnate dagli sforzi economici della famiglia, dalle ristrettezze e dalle rinunce: si compra poco o nulla, si ripara praticamente tutto, i capelli si tagliano in casa, i vasi per le piante sono vecchi vasetti dello yogurt e come diario scolastico si riciclano quaderni con le pagine divise a metà e i giorni scritti a mano. Certe immagini fanno stringere il cuore: la Gaia adolescente costretta ad andare a lezione di nuoto con una cuffia da mare di quelle anni 60 con vistosi fiori applicati sopra perché sua madre non ha i mezzi per comprargliene una nuova è solo un esempio, ma dà l’idea dell’adolescenza complicata cui sia stata votata la protagonista. Gaia è sensibile ed intelligente, riesce a frequentare il liceo classico e l’università con un ottimo profitto, ma si sente “marchiata” dalla sua provenienza familiare e né le amicizie, né l’amore, né i suoi successi scolastici riescono a cambiare la percezione di sé, del suo aspetto o del suo valore. Sulla sua vita si estende come un’ombra e come una minaccia sua madre: non c’è spazio qui per legami di parentela o vincoli di affetto; Gaia si riferisce a lei solo come “Antonia” e credo che i termini “madre” o peggio ancora “mamma” non compaiano proprio mai nel testo. Antonia è la colonna della famiglia: è lei che porta l’unico stipendio in casa e lo fa bastare per sé, suo marito disabile e 4 figli. Sa fare tutto, si ingegna, trova soluzioni, non molla mai. E’ un esempio complesso da gestire per una giovane donna e il rapporto conflittuale tra le due mina ulteriormente la propriocezione di Gaia: lei stima la madre, ne riconosce la tenacia e la forza d’animo, ma ne disprezza la vita, forse perché terrorizzata dall’esserne condannata a viverne una non molto diversa.
Non scendo ulteriormente nella storia per non fare spoiler, anche se questo è un romanzo più di stile che di trama. Il plot è certo di per sé già drammatico, ma è molto aggravato dalle scelte lessicali e stilistiche dell’autrice. Proprio su queste non sono ancora arrivata a farmi un’idea personale: la Caminito sa indubbiamente fare il suo lavoro nel senso che supera quello scarto tra chi sa scrivere molto bene e chi ha oggettivamente un talento, ma alcuni passaggi mi sono sembrati eccessivi, come se avesse calcato un po’ troppo la mano per giungere a tutti i costi ad un lirismo che a volte mi ha lasciato più perplessa che stupita.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii

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