"Chi si ferma è perduto" - Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone

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Towandaaa
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"Chi si ferma è perduto" - Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone

Messaggio da Towandaaa »

[più che una recensione, uno sconsiglio]

Da qualche anno non leggevo i libri di Malvaldi, che ai suoi esordi mi era piaciuto, e non poco, per l'insolito plot "giallo umoristico in salsa pisana" che più di una risata mi aveva fatto fare.
Poi, lentamente, caratteristiche a mio avviso negative avevano iniziato ad inquinare i suoi romanzi, facendomi storcere il naso ripetutamente: la fastidiosa tendenza ad aprire lunghe digressioni per illustrare in modo didascalico fenomeni chimici più o meno risolutivi ai fini dell'indagine, il frequente rivolgersi al lettore come farebbe (o almeno questa era l'impressione che dava a me) un insegnante che vuole verificare il grado di attenzione degli astanti durante una spiegazione, la pluralità dei finali (non nel senso di quello che si intende per "finale aperto", ma proprio la pluralità di spiegazioni sullo svolgersi dei fatti criminosi che si presenta generalmente negli ultimi capitoli: la prima ricostruzione finale dei fatti generalmente viene seguita da una seconda e anche da un terza che ne correggono il tiro, in quello che parrebbe voler essere un crescendo rossiniano ma si rivela invece un allungare il brodo anticipato dai titoli stessi dei capitoli: in quest'ultimo romanzo, tanto per dire, al capitolo "epilogo" segue il capitolo "dopo la fine").
Lo scempio, infine, che la trasposizione televisiva aveva fatto dei romanzi incentrati sul Bar-Lume (in parte attribuibile allo stesso Malvaldi in quanto sceneggiatore della serie) aveva contribuito al mio allontanamento dagli scritti del chimico pisano.
Quando ho visto questa nuova uscita, ho pensato che forse l'intervento della moglie avrebbe potuto dare una svolta diversa, riportare il romanzo nei suoi binari più propri, quelli delle origini, del libro di piacevole e divertente intrattenimento.
E invece purtroppo no.
Sarà pure stato scritto a quattro mani, ma delle due l'una: o quelle del Malvaldi deteriore hanno preso il sopravvento, oppure è vero il detto "chi si somiglia si piglia" e la Bruzzone si allinea al consorte nella china discendente.
Tutti gli elementi ai miei occhi negativi già sperimentati tornano prepotentemente in questo romanzo che definirei confuso e raffazzonato per quanto riguarda la componente gialla e irrisolto per quanto riguarda la componente umoristica.
Se a ciò si aggiunge una certa povertà espressiva, direi che il cerchio si chiude miseramente, appunto, con lo sconsiglio che ho anticipato in apertura.
Sarà pur vero che io non sono affatto una lettrice indulgente su alcuni sintagmi che già mi urtano nel linguaggio parlato, figuriamoci in quello scritto, ma francamente mi sembra davvero troppo trovare nelle 327 pagine (e pure piccole, perché si tratta della collana "La memoria" di Sellerio) che occupa questo romanzo per ben 10 volte l'uso improprio di "anche" a conclusione di una frase (le ho contate, si: otto volte "anche no" e una volta ciascuno i più originali ma non per questo meno fastidiosi "anche sì" e "anche basta").
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