Abu Chanifa e Anan ben David di Friedrich Dürrenmatt

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ilmagodilussino
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Abu Chanifa e Anan ben David di Friedrich Dürrenmatt

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Sergio Toppi illustra Friedrich Dürrenmatt
Un racconto dello scrittore svizzero i cui protagonisti sono un teologo musulmano e di un rabbino ebreo
Scelta coraggiosa, questa dello Studio Michelangelo: all'interno della propria collana «Letteratura Illustrata per l'Europa», la piccola casa editrice milanese ha scelto di far uscire, proprio in questi giorni di tensione per la situazione internazionale, un racconto di Friedrich Dürrenmatt, pubblicato nel 1978, dedicato al tema dell'antagonismo tra ebrei e arabi. «Abu Chanifa e Anan ben David» è la storia di un teologo musulmano e di un rabbino ebreo che si trovano a condividere una situazione di prigionia, per il capriccio del califfo del momento (la vicenda prende avvio nel 760): dopo aver riconosciuto l'uno l'altro la reciproca sincerità di fede, i due religiosi passano il tempo disquisendo su dio: «il musulmano e l'ebreo lodano lo stesso maestoso dio e trovano stupefacente, oltre ogni misura, che si sia rivelato in due libri addirittura, nella Bibbia e nel Corano» (pp. 16-17).
Un nuovo capriccio del destino separa i due protagonisti, costringendo l'ebreo a vagare per il mondo e per il tempo, vivendo le persecuzioni e il nazismo, fino a che uno scultore svizzero ubriaco (Dürrenmatt è sempre ironico anche nel suo racconto più nero) lo riporta a Bagdad, al punto di partenza: l'ebreo ritornerà nella cella dove è rimasto l'amico. «Anan ben David guarda la faccia di Abu Chanifa, e Abu Chanifa guarda la faccia di Anan ben David: ognuno di loro, fattosi vecchissimo nel corso di secoli innumerevoli, guarda se stesso, le loro facce sono uguali. E un po' per volta dai loro occhi quasi ciechi, impietriti, svanisce l'odio, si guardano come avevano guardato il loro dio, Jahwe e Allah, e per la prima volta dopo millenni le loro labbra, che hanno così a lungo taciuto, formulano una parola, non un detto del Corano, non un versetto della Bibbia, solo la parola: tu. Anan ben David riconosce Abu Chanifa, e Abu Chanifa riconosce Anan ben David. Jahwe era Abu Chanifa, e Allah era Anan ben David, la loro lotta per la libertà era insensata» (p. 47).
Il racconto viene pubblicato in questa nuova veste accompagnato dalle illustrazioni di Sergio Toppi, che sembra voler sottolineare (l'illustrazione è in fondo una sorta di traduzione, perciò implica scelte ben precise) l'iniquità e l'assurdità del caso che porta questi due uomini a confrontarsi prima, e Anan ben David a vagare sulla terra poi: le figure dei persecutori sono sempre incombenti, mentre piccole sono quelle dei protagonisti, che si vedono con chiarezza (e con chiarezza si coglie l'identità del loro aspetto, come vuole poi il seguito del racconto) solo nella terza tavola, impegnati a pregare ad alta voce per far cessare la tortura a cui viene sottoposto un altro prigioniero.
Le tavole scelte, e alcune tavole che sono state poi scartate dall'autore, sono ora esposte al Centro Culturale Svizzero, via Vecchio Politecnico 1/3 (piazza Cavour), Milano. Tel. 02.76016118.
http://www.ccsmilano.it
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