Una vita come tante - H. Yanagihara

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francesina
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Una vita come tante - H. Yanagihara

Messaggio da francesina »

Da tempo desideravo leggere questo libro: mi attraeva per la trama e le recensioni che ne avevo letto ed al contempo lo temevo per le stesse recensioni, oltre che per la mole (1123 pagine nella mia edizione). A lettura conclusa, posso dire che sono vari i testi che mi hanno “segnata”, ma solo per questo e per Cecità di Saramago posso parlare non di semplici letture, ma di reali esperienze.

L’asse della storia è la vita – dalla tarda adolescenza sino alla piena maturità – di 4 ragazzi di New York. Nelle prime duecento pagine la scrittrice presenta Malcom, Willem e JB con i loro sogni, la provenienza, le paure. Osservandoli interagire tra di loro il lettore impara a farne la conoscenza ed al tempo stesso nota come Jude, il 4° del gruppo, viva di riflesso rispetto agli altri: ne resta ignota la provenienza, ascolta molto e parla pochissimo, è affascinante ma insicuro, soffre di terribili dolori alle gambe ed ai piedi ma non se ne conosce né la causa né la diagnosi. Poi il testo cambia e perde ogni possibile traccia di somiglianza con tutti gli altri romanzi di formazione, amore o amicizia mi siano capitati tra le mani: è la figura di Jude che viene progressivamente messa a fuoco in un sapiente uso di prolessi ed analessi ed un’interessante duplice inserzione con cambio di narratore.
Per questo romanzo molti hanno parlato di “pornografia del dolore”, di “feuilleton gay”, di “perversione nella violenza”; si è puntato il dito contro la scrittrice perché avrebbe ecceduto nella rappresentazione della sofferenza rendendo inverosimile quanto accade a Jude e nella caparbietà del personaggio nel rifiutare ogni forma di aiuto, di disfarsi delle ombre del proprio passato, di cambiare il punto di vista. Io mi dissocio da queste interpretazioni ed anzi ritengo Una vita come tante la lettura più interessante della mia vita da adulta. E’ certamente un romanzo che espone a molta, moltissima sofferenza, ma è anche un testo che porta a riflessioni significative e ad un’osservazione di se' e dei propri meccanismi cui non un romanzo, ma semmai una seduta di analisi potrebbe condurre. Chi si sofferma sbuffando sull’inverosimile numero di difficoltà che costellano la vita di Jude o sul gusto sadico applicato nei dettagli della descrizione della sofferenza fisica, in primo luogo non si sofferma a sufficienza sul talento dell’autrice, sulla rara capacità di scandagliare l’animo umano e di entrare, da donna, nella psicologia maschile. Le figure femminili sono infatti per lo più nomi senza caratterizzazione: è un testo interamente dedicato al mondo degli uomini ed ho trovato encomiabile l’abilità di analisi della psicologia del gruppo di amici e come proprio l’appartenenza a questo insieme permetta l’espressione dei molteplici aspetti del carattere di ciascuno di loro. Non considero infine inverosimile la vita di Jude perché è tristemente noto come determinate esperienze vissute nell’infanzia lascino un segno che nemmeno una vita adulta realizzata può cancellare e come queste portino ad un’assoluta e difficilmente risolvibile dispercezione di sé. Allo stesso modo non credo che Jude si caratterizzi per la sua tendenza ad autocompiangersi: la sua tenacia nel dissimulare, anzi, nasce proprio dal volersi sentire ed essere percepito dagli altri come “normale” e tutta la difficoltà nell’aprirsi risiede appunto nel non riuscire ad accettare, tanto meno indulgervi, il proprio passato.
Un libro bellissimo, anche se comprendo bene non sia per tutti i gusti e tutti i momenti.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii

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