Su Il Venerdí di questa settimana c’è un’intervista a Bisio sul film Natale a New York.
Ignoro chi abbia fatto l’intervista.Il Venerdí ha scritto:Perché ha accettato? Li ha mai visti De Sica e Boldi?
Sono sempre stato lontanissimo da quei film. Non sono mai andato a vederli, cosa che ho anche detto a De Laurentiis il quale mi faceva la corte da un po’ di anni. Poi me li sono visti in dvd e ho ribadito il concetto. Sprechi i tuoi soldi. Perché, se è vero che non l’ho fatto per il guadagno, non l’ho fatto nemmeno gratis. Lui mi ha detto: butta un occhio alla sceneggiatura e vedi. Conosco Neri, iniziamo a lavorare e comincio a rilanciare le mie condizioni.
Quali?
Non volevo fare il protagonista, ma una parte piú piccola. Infatti il protagonista del mio episodio è Fabio De Luigi.
Altre condizioni poste?
Beh, gli ho detto di non farmi toccare la merda, scoreggiare, ruttare.
Quindi non fa peti.
No, ma se guarda il dvd Coèsi se vi pare che ho fatto con Elio e le Storie Tese, lí ci sono...
Però nessuno si scandalizza, se queste faccende succedono nei film. Che significa?
Che esistono scoregge di destra e di sinsitra?
Dica lei.
Per me, no.
Ritorniamo al film, perché prima no ed ora sí.
A marzo di quest’anno faccio 50 anni e con il cinema pensavo di aver raggiunto la pace dei sensi. Ho fatto film di cui sono fierissimo, da Asini a La cura del Gorilla, di cui ho i dvd, ma li ho visti io, i miei familiari e qualche amico li ha pure persi. Scrivo libri, con il teatro sono soddisfatto, in tv faccio quello che mi piace, la pubblicitá mi basta a avanza per pagare le bollette.
Le rimaneva il tarlo del cinema, nonostante Mediterraneo e l’Oscar...
Parliamo di quindici anni fa. Diciamo che al cinema non mi ero tolto tutte le soddisfazioni, al box office ho fatto dei numerini e quando esci con un film in cui credi e nessuno ti vede è un dispiacere. Sa che un tempo in teatro lo spettacolo non si faceva se non c’era un minimo di spettatori sufficiente? Ora si fanno i monologhi, ma prima c’era una sorta di etica del teatro: se non c’era pubblico l’evento artistico non esisteva. Io sono figlio di quella roba lí. E comunque, dicevo tra me e me: chissenefrega, se non mi vogliono, faccio altro, guarda Dario Fo, guarda Paolo Rossi, modelli alti.
Poi arriva l’ennesima telefonata di De Laurentiis.
A cui dico: «tu produci Verdone, Veronesi, fra le tante cose che fai. Il film di Natale è il piú lontano da me. Perché insisti?» Lui tra l’altro era orfano di Boldi e io non volevo sostituirlo. Ma mi vede a fare le linguette? Poi nel frattempo, con lui ho girato Manuale d’amore, non sto parlando di do ut des, ma insomma è parte di un progetto. E comunque, io sono un attore e questo è in trent’anni il primo film comico della mia carriera. Adesso che l’ho visto sono contento. Non è volgare, vince la gag, è un film commerciale, come del resto è commerciale Zelig, è quello che io e Fabio sappiamo fare. Abbiamo anche improvvisato tantissimo e Neri - una scoperta, ha fatto 18 Fantozzi - ha tenuto tutto, persino asfatari, il tormentone mio e di De Luigi, figlio della supercazzola. Usciamo in ottocento sale. Vediamo come va, il pubblico può sentirsi spiazzato, non vorrei aver rovinato il giochino...
Perché, lo nobilitate troppo?
Il film è composto da due episodi che s’intrecciano: da una parte io e Fabio e dall’altra De Sica, Ghini e Ferilli. Il loro mondo e la commedia degli equivoci ci sono. Noi facciamo una comicitá slapstick, da cinema muto. Rivedendomi sono un po’ il Gianni Agus di Fracchia, Fabio il Vessato, io il Vessatore.
Sul suo sito lei è intervenuto per spiegare al suo pubblico la scelta. Scuse preventive? Paura di perdere la faccia?
Sono arrivate lettere anche quando presentavo il concerto del Primo Maggio e poi facevo Zelig. Mi dicevano: «stai con i comunisti e prendi i soldi da Berlusconi.» Qualcuno mi ha pure insultato. Io rispondo: andate o non andate a vederlo, ma sappiate che fa parte del mio lavoro di attore. Perché se è vero che faccio cose impegnate io mi ritengo pop. Sicuramente Zelig è pop, parte off ma poi arriva a on. Anche lí, mi ricordo, si aprí il dibattito: abbiamo rinnegato qualcosa o no? Io penso di no.
Qualcuno dei suoi amici, i Gino e Michele, i Rocco Tanica, i Serra le hanno tolto il saluto?
Rocco ha collaborato alla sceneggiatura. Il figlio di Gino si va a vedere tutti i Natale a..., e non è un mostro. Gigio Alberti invece mi diceva: «chi te lo fa fare?»
È entrato nella squadra di De Laurentiis anche per smarcarsi dalla tv? Meglio il film di Natale che Sanremo e i pacchi, cose che le vennero proposte due anni fa e lei rifiutò?
La tv mi va stretta e, ritornando a due anni fa, ai tempi in cui la Rai mi offrí Sanremo e Affari tuoi nessuno mi disse: ma che ci azzecchi tu con i pacchi? Qui sto nel mio, faccio l’attore. Capisco che con Zelig sono al limite del lavoro di conduttore, ma se avessi accettato i pacchi avrei scavallato.
Volgarità o non volgarità, perché i film di Natale piacciono tanto?
Dovrebbe chiederlo ad un sociologo, ma le cose scatologiche da sempre fanno ridere... Anche lí: se succedono in Tutti pazzi per Mary nessuno s’offende. A me fa piú ridere Woody Allen, al massimo il demenziale di Una pallottola spuntata, ma ai ragazzini piace American Pie.
Qualcuno obietta: un tempo il cinema sapeva far ridere ma anche far riflettere.
Il cinema dei Monicelli e degli altri. Pensi che De Laurentiis mi ha parlato di altri progetti, di un Amici miei 4... ma, comunque: non si possono fare paragoni con quel cinema. Lo stesso Totò ha dovuto fare Uccellacci e Uccellini per essere riabilitato dalla critica. L’unica cose che posso dire è che oggi non si punta più al comico secco, tutti voglionofare di piú. Guardi i Gialappi. Anche loro non hanno sfondato.
È vero che la comicitá oggi è in crisi?
Ogni due anni mi fanno questa domanda. Non voglio offendere nessuno, ma mi sembra piú un tormentone giornalistico. Non è che ogni anno ci sono nuovi comici da sfornare. Anche con Zelig ci siamo presi un anno sabbatico proprio per non rischiare la bulimia. Dice Fo che dal teatro lo spettatore si deve alzare con l’appetito.
A molti sembra di essere a dieta.
Che tempo che fa è un programma comico, come Mai dire goal, Le Iene. I comici scrivono libri, riempiono i teatri, la crisi non la vedo. Aldo Giovanni e Giacomo hanno fatto un film che fará il botto e se è cosí per noi comici cambia tutto, perché loro hanno fatto teatro filmato. Sa quanti di noi hanno spettacoli pronti? Prima di loro l’unico esperimento di teatro filmato fu quello di Benigni.
È vero che è stato contattato da Pippo Baudo per Sanremo?
Mi ha appena chiamato. Non so, vediamo.
Cosa guarda in tv?
I tg: partendo dal Tre, poi il Cinque, poi l’Uno. Report, Che tempo che fa.
Cosa non le piace?
I reality, i quiz, però basta non vederli. Io, per esempio, non guardo molto la tv.
Educazione steineriana?
Uhm, no. Senza khomeinismi, in casa ho un bellissimo televisore enorme. Ma rimane molto spento.