L'età barbarica

Certe volte, mettere in moto il cervello per immaginarsi luoghi e situazioni descritti nei libri ci sa fatica, e allora ci si butta sui film. Ma quali? "Parliamone, apriamo un dibattito!" (cit.)

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ciucchino
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L'età barbarica

Messaggio da ciucchino »

Jean Marc è un impiegato ministeriale del Quebec profondamente insoddisfatto della sua vita: una moglie completamente impegnata in una carriera folgorante, due figlie che non lo considerano sempre con i loro ipod alle orecchie, un lavoro noioso e una madre che si sta spegnendo in una casa di riposo. Nonostante ciò ha trovato un modo per sopravvivere: si isola da questo mondo caotico, litigioso e insofferente creandosi una vita immaginaria ad occhi aperti (donne bellissimo che cadono ai suoi piedi, carriere folgoranti che si aprono improvvisamente, torture sui superiori etc). Ma questo vacillante equilibrio si rompe quando la moglie lo lascia e incontra una donna che realizza il suo sogno ad occhi aperti vivendo in un mondo medievale che si è costruita. Tutto va a pezzi: la sua famiglia, il suo lavoro e anche i suoi sogni.
E’ un film molto divertente con alcune scene irresistibili (quella del torneo medievale mi ha fatto ricordare un film di Fantozzi) ma che lascia l’amaro in bocca perché tutti noi ci possiamo ritrovare in Jean Marc che aveva tante aspirazioni da ragazzo e ora si ritrova, senza saper come ha fatto ad arrivarci, con una vita inutile e senza prospettive circondato da una profonda solitudine. La società canadese (e occidentale) apparentemente perfetta ne esce a pezzi: il mondo è una giungla, la gente non comunica se non con i telefonini (la scena della signora anziana che racconta delle sue emorroidi sul pulman è esemplare), la solidarietà sociale è solo sulla carta come Jean Marc vede tutti i giorni al lavoro e anche i legami familiari sono caratterizzati da insofferenza e menefreghismo.
Tra le altre scene irresistibili quando viene chiamato a giustificarsi davanti al suo superiore per aver chiamato “negro” il suo collega, nonché amico, dove un’esperta di lingue spiega quali sono le parole abolite dal vocabolario o gli aggiornamenti professionali dove gli impiegati vengono motivati con il metodo della risata.
Bello, ben recitato e questa frase che Jean Marc dice alla moglie è mitica: “Lavorare troppo non è intelligente. Non è una qualità”.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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