Il titolo originale è "La graine et le mulet", già criptico per i francesi quindi è stato giustamente tradotto con "Couscous".
2 ore e mezza di narrazione a volte melanconica a volte grottesca di una famiglia di immigrati magrebini in un porto del sud della Francia. Il protagonista, sessantenne divorziato che perde il lavoro di carpentiere al porto che aveva da trentacinque anni, si sente sempre più inutile mentre i figli iniziano a suggerirgli di tornarsene al "paesello"... e invece si rimbocca le maniche e comincia a lavorare per aprire un ristorante su una barca ormeggiata nel porto. Trovando aiuto bene o male tra i suoi familiari, scontrandosi contro la diffidenza della burocrazia, alla fine...
A parte due cose che ormai non mi piacciono più, lo stile di ripresa "telecamera in mano" tipo filmino delle vacanze e un finale aperto a diverse interpretazioni, l'ho trovato molto istruttivo e molto divertente; ultima nota: nessun personaggio è totalmente "buono", come succede nella realtà e questo provoca riflessioni...
Couscous
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Couscous
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L'ho visto ieri sera e mi è piaciuto, anche se credo che sia un film che ha bisogno di "sedimentare" per essere apprezzato in pieno. La vicenda del ristorante e di coloro che gli ruotano attorno è un modo come un altro per rappresentare la vita, alcune scene a volte mi sono sembrate troppo lunghe, mi sono trovata a chiedermi:"ma perchè questa strilla così?", abituata a scene solitamente funzionali che durano quel tanto che basta a darti un imput di trama, è spiazzante trovarsi a guardare un film "verista" che cerca di catapultarci nella realtà complicata di una famiglia allargata e, secondo me, ci riesce. Perchè nella vita se una donna piange, ci mette quanto ci mette, e ti logora i nervi, anche.
Molto interessante anche il modo in cui sono rappresentati alcuni personaggi: la prima moglie del protagonista è descritta dalla figlia della nuova compagna come una donna pettegola e sciatta, anche la nuora fa riferimento alla sua bocca larga, al fatto che sta sempre a parlare con le vicine, ma in tutto il film la vediamo fare due cose: cucinare con amore il couscous e portare un piatto del couscous di pesce ad un povero, come vuole la tradizione. Come a dire: una cosa è l'immagine che ti fai di una persona e un'altra è ciò che questa persona è, o, più semplicemente, siamo complicati e complessi, un insieme di bene e male.
Un bel film, con tanti spunti interessanti, mascherati da un realismo molto forte ed interessante come scelta di regia.
Molto interessante anche il modo in cui sono rappresentati alcuni personaggi: la prima moglie del protagonista è descritta dalla figlia della nuova compagna come una donna pettegola e sciatta, anche la nuora fa riferimento alla sua bocca larga, al fatto che sta sempre a parlare con le vicine, ma in tutto il film la vediamo fare due cose: cucinare con amore il couscous e portare un piatto del couscous di pesce ad un povero, come vuole la tradizione. Come a dire: una cosa è l'immagine che ti fai di una persona e un'altra è ciò che questa persona è, o, più semplicemente, siamo complicati e complessi, un insieme di bene e male.
Un bel film, con tanti spunti interessanti, mascherati da un realismo molto forte ed interessante come scelta di regia.
-...è solo che non ho tempo per leggere.
- Mi dispiace per te.
- Oh, non direi.Ci sono tanti altri modi per passare il tempo.
Giulio vorrebbe replicare che leggere non è "passare il tempo"...
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un bel film, mi ha fatto venire una voglia incredibile di cous cous, ma sinceramente ho trovato un po' troppo tragico il finale. il racconto verista a un certo punto si trasforma, cedendo il passo alla descrizione di una vera e propria sfiga!
"...in esso vivevano uomini aridi e oscuri al pari di corde di violino, esseri dai quali si potevano però trarre tutti i valzer, tutte le lacrime, tutti i suoni del mondo." Ilja Ehrenburg
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Da Verga in poi, verismo e sfiga sono un binomio inscindibile
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