Caetano Veloso

Qui si favella di teatro d'ogni genere, opera, operetta e musical, concerti classici e rock, qualche balletto e pure qualche mostra - grazie a Keoma per il nome e la descrizione di quest'area.

Moderatore: Marcello Basie

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zazie
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Messaggio da zazie »

Si però vedi di non starle troppo vicino, manda certi acuti che ti perforano il timpano (brava è brava, ma un po' di virtuosismo in meno non guasterebbe).

Per Jarrett: porello, ha la sindrome da affaticamento cronico che è una brutta malattia (specie perché presa poco seriamente). Però stella, non è che sia una buona scusa per spillarci 100 euri ogni volta che gemi!

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girosauro
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Messaggio da girosauro »

dai possibile che non troverò nessuno di voi alle sei sulle bianche spiaggie di Senigallia?
non dico per Petra (l'ho sentita con Bollani...da paura...tra l'altro se non sbaglio per la modica cifra di 15 euro) ma per la festa ye-ye io, pierugo e un tot di altri pazzi ci saremo rigorosamente vestiti anni 60!!
Sai che le persone non possono vivere senza amore? Beh, l'ossigeno è ancora più importante
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shandy
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Messaggio da shandy »

Pare che la discussione sui prezzi dei concerti sia all'ordine del giorno anche su Repubblica.it :lol:

Roberto De Luca, organizzatore di eventi musicali live per la multinazionale Live Nation, risponde ai suoi colleghi "Concerti troppo cari? Da noi biglietti al prezzo più basso d'Europa"
di CARLO MORETTI

Il prezzo dei concerti è sempre più alto, la musica dal vivo non è più un'esperienza alla portata di tutti. I promoter nazionali italiani ancora indipendenti dicono in sostanza: da quando sei anni fa in Italia sul mercato è arrivata la multinazionale americana Clear Channel, che oggi si chiama Live Nation, tutto è peggiorato: cachet degli artisti alle stelle, risorse del mercato drenate con rischi minimi da parte dei promoter italiani passati alle dipendenze Usa, e di conseguenza prezzi dei biglietti più alti. Abbiamo cercato di verificare se le cose stanno davvero così parlandone con Roberto De Luca, presidente e amministratore delegato di Milano Concerti, il braccio italiano della multinazionale americana Live Nation, ex Clear Channel.

A 54 anni, De Luca è insomma alla guida del colosso dei concerti che opera nel nostro paese: tra i suoi artisti ci sono i Rolling Stones, Santana, i Pearl Jam, Dylan, gli Oasis, Madonna, Vasco Rossi. Sua è anche l'organizzazione dell'Heineken Jammin Festival di Imola. I critici, e ce ne sono molti tra i suoi colleghi, sostengono che De Luca è un dipendente di lusso ostaggio degli americani. Dipendente di lusso certamente De Luca lo è ma, sull'essere un ostaggio, il diretto interessato non è affatto d'accordo: "Lo dimostra il fatto che Live Nation Usa sta ora orientando la propria strategia sul nostro modo di operare in Europa. In America, dove accade che chi organizza sia spesso proprietario di stadi e palasport, fino a un anno fa si cedeva l'intero incasso all'artista, ora invece si prevede una parte per l'artista e una parte per l'organizzatore, come facciamo noi e com'è giusto che sia".

De Luca, vogliamo cominciare con un po' di biografia?
"Ho cominciato nel 1979-80 quando lavoravo per un promoter che si chiamava Franco Mamone, che ora non c'è più. Ho creato "Milano Concerti" nel '94 e nel 2000 l'ho ceduta a Clear Channel. A fine dicembre scadrà il mio contratto con Live Nation e potrò decidere se continuare con loro o se tornare a fare l'imprenditore privato in "Milano Concerti"".

Soddisfatto di questo passaggio e dell'esperienza vissuta fin qui?
"Soddisfatto al cento per cento. Intanto dà la possibilità di avere realmente contatti con il resto del mondo e anche di poter aiutare gli artisti locali che hanno difficoltà ad operare in Europa e in America, vedi l'esempio dei tour mondiali di Laura Pausini. Una sinergia di questo tipo rende tutto più facile, anche se non risolve tutti i problemi. D'altronde nel mondo globalizzato rinchiudersi in una nicchia è sbagliato".

Ha avuto più soddisfazione a organizzare concerti da indipendente o come dipendente della Live Nation?
"Le due esperienze sono differenti: da indipendente ognuno fa i conti propri, non è abituato a crescere dal punto di vista della pianificazione annuale o biennale; l'esperienza con Live Nation è importante perché formativa e al tempo stesso creativa: mi ha insegnato a uscire dal mondo artigianale per entrare in un mondo assolutamente più professionale".

Secondo la sua esperienza, il mercato attuale dei concerti in Italia va bene o ha difficoltà a crescere?
"Negli ultimi sei anni ho verificato un incremento degli spettatori e degli incassi, ma soprattutto un incremento del numero delle tournée: oggi gli artisti stranieri vengono per la professionalità degli organizzatori, un tempo venivano a malincuore e solo perché l'Italia è bella e si mangia bene. Tutto questo ha fatto crescere molte aziende in Italia, compresa questa struttura che vanta ormai 46 dipendenti".

I concerti vanno bene sia per gli artisti di grande nome sia per quelli, definiamoli così, di media importanza?
"Non si può pensare che tutti i concerti vadano bene. Anche perché non necessariamente tutti gli artisti meritano che il loro concerto vada bene: per molti di loro il live rappresenta solo un momento di promozione e una fonte di possibile guadagno. Poi va detto che, tendenzialmente, il rock e il pop rock hanno il favore del pubblico dei concerti, molto meno accade al pop".

I biglietti dei concerti in Italia costano troppo oppure no?
"Ho letto su Repubblica che il prezzo dei concerti si sarebbe triplicato in dieci anni. Ho fatto una piccola ricerca su cinque artisti o gruppi che ho portato io in Italia: i Foo Fighters nel '97 costavano 32 mila lire, 25 euro nel 2006; Bob Dylan 36 mila lire nel '98, 40 euro nel 2005; Jamiroquai 32 mila lire nel '95, 27 euro nel 2005; Depeche Mode 42 mila lire nel '98, 40 euro nel 2006; Oasis 40 mila lire nel '97, 30 euro nel 2006. Solo in un caso il prezzo è raddoppiato, più spesso siamo sotto il raddoppio, in nessun caso i biglietti si sono triplicati. Meno che raddoppiati in dieci anni: dov'è lo scandalo?".

I Rolling Stones che per luglio si vendono tra i 47 e i 129 euro non li ha confrontati?
"No, perché li ho prodotti per la prima volta solo nel 2003 e c'era già l'euro".

Per seguire il concerto dei Rolling Stones dal prato di S. Siro si pagano 72 oppure 80 euro: non le sembra troppo, ad esempio, per un ragazzo di vent'anni?
"Non so se per un ragazzo di vent'anni sia troppo o no. Credo onestamente che dovendo spendere 80 euro dovrà rinunciare a qualcos'altro, come gli accadrebbe se andasse in vacanza o se comprasse una moto. E poi siamo sicuri che risparmiando dieci o quindici euro li spenderebbe per un altro concerto? In ogni caso non si può stabilire se un prezzo sia alto o basso: in un mondo utopistico forse sì, ma non in questo mondo dove regna la commercializzazione delle cose e dove senza quel costo quel concerto non esisterebbe. Del resto, anche un giornale insieme alle notizie mi vende la pubblicità che non ho chiesto. Cosa che peraltro, in una logica commerciale, trovo giusta".

Detto tutto questo, e per inciso che anche in molti concerti passa la pubblicità, i biglietti costano troppo o no?
"Detto tutto questo aggiungo che se anche fosse vero che i biglietti si sono triplicati, e come abbiamo visto non è vero, è un fatto che la gente continua a spendere per andare ai concerti. E il discorso non cambia che si tratti dei Rolling Stones o di un artista a 20 euro in un piccolo club".

Si dice anche che i prezzi da noi siano in linea o inferiori ai prezzi all'estero: non andrebbero però rapportati agli stipendi italiani?
"Infatti in Italia il costo dei biglietti è il più basso d'Europa. Li ho confrontati, al netto delle prevendite. Ho preso, ad esempio, Robbie Williams: Milano, da 38 a 80 euro; Parigi, da 42 a 100; Dublino, da 60 a 80; Vienna, da 60 a 155; Londra, da 65 a 80; Berlino, da 65 a 75. Siamo sempre sotto. Come per Madonna: Roma, da 47 a 117; Londra, da 117 a 235; Hannover, da 140 a 190. Sempre più bassi che altrove. Ma poiché sono stato accusato dai miei colleghi di D'Alessandro & Galli di essere "il cancro della musica in Italia" ho voluto controllare i prezzi di Roger Waters e di George Michael, che organizzano proprio quei colleghi, e ho notato che sono i più alti d'Europa. Ad esempio Michael a Milano si esibirà tra i 50 e i 100 euro. Eppure a Parigi costa tra i 52 e gli 80 euro, in Germania tra i 50 e gli 80. Allora c'è qualcosa che non torna su chi è veramente il cancro della musica. Tra l'altro io avevo proposto a George Michael dei biglietti più bassi di quelli europei, tra 50 e 70 euro. Il suo management non ha accettato e così io ho rinunciato".

È il contrario di quanto sostengono i produttori indipendenti italiani, che accusano Live Nation di drogare il mercato offrendo agli artisti cachet sempre più alti.
"Proprio così: Live Nation arriva alla definizione del prezzo del biglietto considerando la capienza del concerto. Non c'è alcun garantito: si contrattano le percentuali una volta stabilito quale sarà l'incasso. La percentuale, al netto delle spese, sarà molto più alta per l'artista, com'è giusto e ovvio che sia, e più bassa per l'organizzatore".

Milano Concerti è anche agenzia di vendita di concerti ai promoter locali, i quali sostengono che i prezzi a cui cedete gli show sono troppo alti, e che non cambiano a seconda delle città o della effettiva capienza di stadi e palasport. È vero?
"Non è così. Per altri forse sì, ma non nel mio caso. Nel mio caso l'artista a Milano costa un tot, a Brescia un altro tot. Ma soprattutto tra gli organizzatori locali che lavorano con Live Nation, più o meno uno per Regione, non ce n'è nessuno che al termine di un anno di lavoro possa dire di aver perso denari. Detto questo non si può pensare che a Petralia Sottana o a Catanzaro si possa avere un'attività che si basi solo sui concerti di Live Nation. Non potranno esistere 100 o 1000 promoter locali perché non c'è il mercato per questo. Potranno esistere solo quegli organizzatori che inventano qualcosa, si riciclano, che so, un festival, una fiera del libro, la gestione di un palasport. Il problema dell'organizzatore locale è che non può aspettare la telefonata che gli annuncia il concerto, perché se la telefonata poi non arriva, lui che fa?".

(13 giugno 2006)
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zazie
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Messaggio da zazie »

è un fatto che la gente continua a spendere per andare ai concerti
ah beh questo spiega tutto. Siccome la gente (ma quale gente) ci va anche se sono cari, allora non è un problema. Come abbiamo fatto a non pensarci?

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girosauro
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Messaggio da girosauro »

certo siccome la gente comprerebbe comunque il pane facciamolo pagare 2000 euro al kilo...che odio e poi si lamentano di e-mule!!
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