Bookring: NON C'E' SULL'ETICHETTA di Felicity Lawrence
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Bookring: NON C'E' SULL'ETICHETTA di Felicity Lawrence
Sottotitolo: Quello che mangiamo senza saperlo.
Come gia' annunciato nel reparto recensioni (vedi qui), ecco qua il libro...e per farvi incuriosire e attirarvi all'iscrizione, vi do' una bellissima recensione che ho trovato su IBS - che a sua volta l'ha presa da L'Indice:
"Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè? Se sulla pastasciutta Felicity Lawrence non si pronuncia (e, tutto sommato, c'è di che essergliene grati), il resto del pranzetto rischia di restare sullo stomaco al lettore. Già, perché la carne del pollo – un disgraziato mutante ignoto a Linneo – può facilmente contenere, oltre a oceani d'acqua, proteine bovine e suine, e magari anche qualche virus, specie se a commercializzarla è un tizio dall'evocativo soprannome di "Pete il Cagnotto". Quanto all'insalata, magari è stata coltivata sotto ettari quadrati di plastica, a suon di pesticidi, anche grazie al sottopagato ausilio di un esercito di sventurati che, letteralmente, abitano nelle avvelenate discariche della nostra opulenta Europa, avvolti nella plastica anche loro, come cavernicoli del ventunesimo secolo. Il prezzo del caffè nella tazzina, dal canto suo, provocherebbe lacrime di costernazione in più di un produttore ugandese.
Cambiare menu può produrre risultati altrettanto inquietanti sulla digestione, se si pensa che i gamberi nel proprio piatto in certi casi hanno assunto più farmaci di un club di ipocondriaci, o che la frutta di una coppa di macedonia forse ha totalizzato più chilometri dell'Apollo 11. Beviamoci sopra. O magari no, sapendo che almeno un'azienda "ha trovato il modo di trattare il fumo di quercia rendendolo liquido per aggiungerlo al vino" e che, a detta degli incaricati, "tutti sono molto entusiasti del sapore". L'unico problema, chissà come mai, è la legge.
E adesso, non facciamo gli italiani. È inutile trincerarsi dietro il fatto che Lawrence è una giornalista inglese e che non sempre le situazioni che descrive ci appartengono del tutto. E altrettanto inutile è innalzare barricate di tortellini, pizza, pesto o tiramisù amorevolmente preparati in casa, a mano, da schiere di nonne, mamme o amici cari. A voler essere onesti, spesso anche da noi cucinare significa in realtà "sbattere" per due minuti della "roba" nel microonde. E chi mai, se non forse un chimico, ha voglia di leggere quelle sfilze fitte fitte di ingredienti, sigle, additivi sul retro delle confezioni? Si corre a far la spesa, mica in biblioteca. Anche da noi impera la comodità globalizzante del supermercato, perché ci si trova sempre tutto e perché si riesce magari a risparmiare qualcosa (sapere dell'esistenza del lardo di Colonnata o di altre consimili squisitezze non significa potersele permettere). Anche da noi, infine, le accidiose abitudini al precotto, pretagliato, prelavato stanno dilagando. Quelle al gassato, fritto e salato sono già da tempo un dato acquisito specie, ed è allarmante, fra bambini e ragazzi.
Il libro di Lawrence si occupa per l'appunto di illustrare che non sono affatto buone abitudini: hanno corollari gravi e gravissimi sulla salute nostra e del pianeta, portano inquinamento, povertà, criminalità. Portano malattie, anche, da quelle più scontate, come il diabete, l'obesità o l'infarto, a quelle in forte espansione, come la celiachia, a quelle meno facilmente riconducibili all'alimentazione, come certi disturbi della personalità. Questo il messaggio di fondo di un volume che, in sei capitoli dedicati ciascuno a un tipo di cibo fra i più comuni (pollo; insalata; fagiolini; pane; mele e banane; caffè e gamberi; piatti pronti), spiega con pacatezza, ma anche con dovizia di particolari, che forse sarebbe il caso di fare un po' più di attenzione a quello che comperiamo e mastichiamo. C'è però un ingrediente in più, che trasforma imprevedibilmente l'ennesima inchiesta per aspiranti dispeptici in un libro di gradevolissima lettura, magari anche scolastica. Si tratta dell'autrice. Felicity Lawrence ha uno stile delizioso, catturato fra l'altro da una buona traduzione italiana, e molta misura nel trattare argomenti e persone. Quando racconta di miserie umane ai limiti del concepibile, lo fa con simpatia, ma senza buonismo né ombra di retorica. Quando denuncia carenze legislative e prassi assurde, lo fa senza strillare e senza pontificare. Quando indica un pericolo, non intona il dies irae. Quando spiega che, lei in prima persona – lavoratrice, moglie e madre di tre figli – ha imparato un po' alla volta a fare la spesa in modo diverso, non pretende con ciò di salvare il mondo, e nemmeno le mangrovie.
Inoltre, Lawrence è una giornalista come la può sognare un bambino: se indaga sulla carne, ecco che va a lavorare in incognito in un grande stabilimento avicolo dove, mimetizzata fra certe indimenticabili donne del Devon, confeziona (malissimo) qualche pollo e tiene occhi e orecchie bene aperti. Se vuol sapere degli ortaggi di serra, la ritroviamo in Spagna, mentre va in Africa a prendere il caffè e a Parigi a documentarsi su pietanze futuribili e additivi impensabili, come l'aroma di funghi spray, da spruzzare sul risotto. Con una naturalezza disarmante, che si tratti di ministri e industriali o di vecchiette pensionate ed extracomunitari sfruttati, riesce a parlare davvero con tutti. Quasi tutti, per inciso, finiscono con l'offrirle almeno uno spuntino.
E poi, sarà che si chiama Felicity, ma non perde proprio mai il suo humour britannico. Per esempio, durante la visita a uno stabilimento di panificazione, le propongono dei tramezzini di pane bianco e prosciutto: "– È il vostro pane? – domandai mentre davo il primo morso. – Certamente. – Il pane fece quella curiosa operazione che fanno tutti i tipi di pane industriale: si spalmò sui denti e sul palato e si fissò in quella posizione come la pasta del dentista. Decisi di non domandare nulla sul prosciutto e cominciai furtivamente a lavorare di lingua sperando di rimuoverlo senza sembrare troppo scortese". Sembra Wodehouse, e fa sì che il lettore non scordi più che cos'è un procedimento Cbp. O un Map, o un omega-3. Sono informazioni che possono rivelarsi davvero utili, la prossima volta che ci si ritrova a spingere freneticamente un carrello."
Le iscrizioni sono aperte!
Come gia' annunciato nel reparto recensioni (vedi qui), ecco qua il libro...e per farvi incuriosire e attirarvi all'iscrizione, vi do' una bellissima recensione che ho trovato su IBS - che a sua volta l'ha presa da L'Indice:
"Spaghetti, pollo, insalatina e una tazzina di caffè? Se sulla pastasciutta Felicity Lawrence non si pronuncia (e, tutto sommato, c'è di che essergliene grati), il resto del pranzetto rischia di restare sullo stomaco al lettore. Già, perché la carne del pollo – un disgraziato mutante ignoto a Linneo – può facilmente contenere, oltre a oceani d'acqua, proteine bovine e suine, e magari anche qualche virus, specie se a commercializzarla è un tizio dall'evocativo soprannome di "Pete il Cagnotto". Quanto all'insalata, magari è stata coltivata sotto ettari quadrati di plastica, a suon di pesticidi, anche grazie al sottopagato ausilio di un esercito di sventurati che, letteralmente, abitano nelle avvelenate discariche della nostra opulenta Europa, avvolti nella plastica anche loro, come cavernicoli del ventunesimo secolo. Il prezzo del caffè nella tazzina, dal canto suo, provocherebbe lacrime di costernazione in più di un produttore ugandese.
Cambiare menu può produrre risultati altrettanto inquietanti sulla digestione, se si pensa che i gamberi nel proprio piatto in certi casi hanno assunto più farmaci di un club di ipocondriaci, o che la frutta di una coppa di macedonia forse ha totalizzato più chilometri dell'Apollo 11. Beviamoci sopra. O magari no, sapendo che almeno un'azienda "ha trovato il modo di trattare il fumo di quercia rendendolo liquido per aggiungerlo al vino" e che, a detta degli incaricati, "tutti sono molto entusiasti del sapore". L'unico problema, chissà come mai, è la legge.
E adesso, non facciamo gli italiani. È inutile trincerarsi dietro il fatto che Lawrence è una giornalista inglese e che non sempre le situazioni che descrive ci appartengono del tutto. E altrettanto inutile è innalzare barricate di tortellini, pizza, pesto o tiramisù amorevolmente preparati in casa, a mano, da schiere di nonne, mamme o amici cari. A voler essere onesti, spesso anche da noi cucinare significa in realtà "sbattere" per due minuti della "roba" nel microonde. E chi mai, se non forse un chimico, ha voglia di leggere quelle sfilze fitte fitte di ingredienti, sigle, additivi sul retro delle confezioni? Si corre a far la spesa, mica in biblioteca. Anche da noi impera la comodità globalizzante del supermercato, perché ci si trova sempre tutto e perché si riesce magari a risparmiare qualcosa (sapere dell'esistenza del lardo di Colonnata o di altre consimili squisitezze non significa potersele permettere). Anche da noi, infine, le accidiose abitudini al precotto, pretagliato, prelavato stanno dilagando. Quelle al gassato, fritto e salato sono già da tempo un dato acquisito specie, ed è allarmante, fra bambini e ragazzi.
Il libro di Lawrence si occupa per l'appunto di illustrare che non sono affatto buone abitudini: hanno corollari gravi e gravissimi sulla salute nostra e del pianeta, portano inquinamento, povertà, criminalità. Portano malattie, anche, da quelle più scontate, come il diabete, l'obesità o l'infarto, a quelle in forte espansione, come la celiachia, a quelle meno facilmente riconducibili all'alimentazione, come certi disturbi della personalità. Questo il messaggio di fondo di un volume che, in sei capitoli dedicati ciascuno a un tipo di cibo fra i più comuni (pollo; insalata; fagiolini; pane; mele e banane; caffè e gamberi; piatti pronti), spiega con pacatezza, ma anche con dovizia di particolari, che forse sarebbe il caso di fare un po' più di attenzione a quello che comperiamo e mastichiamo. C'è però un ingrediente in più, che trasforma imprevedibilmente l'ennesima inchiesta per aspiranti dispeptici in un libro di gradevolissima lettura, magari anche scolastica. Si tratta dell'autrice. Felicity Lawrence ha uno stile delizioso, catturato fra l'altro da una buona traduzione italiana, e molta misura nel trattare argomenti e persone. Quando racconta di miserie umane ai limiti del concepibile, lo fa con simpatia, ma senza buonismo né ombra di retorica. Quando denuncia carenze legislative e prassi assurde, lo fa senza strillare e senza pontificare. Quando indica un pericolo, non intona il dies irae. Quando spiega che, lei in prima persona – lavoratrice, moglie e madre di tre figli – ha imparato un po' alla volta a fare la spesa in modo diverso, non pretende con ciò di salvare il mondo, e nemmeno le mangrovie.
Inoltre, Lawrence è una giornalista come la può sognare un bambino: se indaga sulla carne, ecco che va a lavorare in incognito in un grande stabilimento avicolo dove, mimetizzata fra certe indimenticabili donne del Devon, confeziona (malissimo) qualche pollo e tiene occhi e orecchie bene aperti. Se vuol sapere degli ortaggi di serra, la ritroviamo in Spagna, mentre va in Africa a prendere il caffè e a Parigi a documentarsi su pietanze futuribili e additivi impensabili, come l'aroma di funghi spray, da spruzzare sul risotto. Con una naturalezza disarmante, che si tratti di ministri e industriali o di vecchiette pensionate ed extracomunitari sfruttati, riesce a parlare davvero con tutti. Quasi tutti, per inciso, finiscono con l'offrirle almeno uno spuntino.
E poi, sarà che si chiama Felicity, ma non perde proprio mai il suo humour britannico. Per esempio, durante la visita a uno stabilimento di panificazione, le propongono dei tramezzini di pane bianco e prosciutto: "– È il vostro pane? – domandai mentre davo il primo morso. – Certamente. – Il pane fece quella curiosa operazione che fanno tutti i tipi di pane industriale: si spalmò sui denti e sul palato e si fissò in quella posizione come la pasta del dentista. Decisi di non domandare nulla sul prosciutto e cominciai furtivamente a lavorare di lingua sperando di rimuoverlo senza sembrare troppo scortese". Sembra Wodehouse, e fa sì che il lettore non scordi più che cos'è un procedimento Cbp. O un Map, o un omega-3. Sono informazioni che possono rivelarsi davvero utili, la prossima volta che ci si ritrova a spingere freneticamente un carrello."
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"I once had a rose named after me and I was very flattered. But I was not pleased to read the description in the catalogue . . . "No good in a bed, but fine against a wall." - Eleanor Roosevelt
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Anch'io mi iscriverei se è in italiano.
Si può?
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"Quando eravamo qui ho passato tutto il mio tempo a sistemare le cose, ma hai mai pensato che forse l'isola voglia sistemare le cose a modo suo e che magari io sia solo d'intralcio?" Jack Shephard
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Dunque...il libro e' in italiano Ragazzi, l'ho ordinato proprio per voi!
Se poi qualcuno insiste nella versione originale in inglese...allora vado a vedere che posso fare
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"I once had a rose named after me and I was very flattered. But I was not pleased to read the description in the catalogue . . . "No good in a bed, but fine against a wall." - Eleanor Roosevelt
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- campalla
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E c'è da dirlo? Mi iscrivo anch'io, magari proprio appena prima di Frine...
"La mia fede è qualsiasi cosa mi faccia sentire bene riguardo all'essere vivo" (Tom Robbins, Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi)
"Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà"
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Di libri non ce n'è mai abbastanza
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Beh io ovviamente Dove vuoi, tanto ormai mi arrivano ring sempre.. anche su ultimamente sono stata davvero molto brava
Liz
"If a cat could talk, he wouldn't..."
"Sono posseduto da una passione inesauribile che finora non ho potuto né voluto frenare. Non riesco a saziarmi di libri."
"Wit beyond measure is man's greatest treasure."
Le mie letture
Vero Acquario
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Grazie a tutti!
La lista provvisoria (spostero' per favorire i passaggi a mano e regionali, se me li indicate) e' cosi:
Potbook
Introoder (Roma)
Magenta82 (Roma)
Trudilablonde (Milano)
lizzyblack (Pontelambro, Lombardia)
GaliAnna (Milano/Pavia)
vanigliacocco (Brescia)
Ranocchietta75 (Ascoli Piceno)
serenac11 (Svizzera)
-Lara- (Liguria o Sicilia?)
dadaista
Campalla (Genova)
Frine (Piacenza)
liberliber
YowlYY
Dai, ci sono ancora molti posti liberi
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Ultima modifica di YowlYY il mar feb 14, 2006 1:25 pm, modificato 7 volte in totale.
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Aggiunta anche GaliAnna...e grazie
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...allora te lo mando subito!la steghina ha scritto:se riesco lo scambio a mano inizio marzo
Vedrai, e' cosi interessante e il testo e' davvero scorrevole (ottimo lavoro di Cinzia di Barbara!) che lo leggerai in un paio di giorni!
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Posso anch'io? Dato il tempo e le pare mentali che mi faccio ogni volta che faccio la spesa, mi sembra adatto ...
"Sorrido. Non esiste un piano che possa prevedere tutto. Altri solleveranno il capo, altri diserteranno. Il tempo non cesserà di elargire sconfitte e vittorie a chi proseguirà la lotta."
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Modificata la lista - serenac11, dove ti piazzo, visto che anche tu sei extraterrestre? - e grazie per la partecipazione
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Mah, direi dove vuoi, tanto ora con questa storia dei balzelli doganali cerco di spedire tutti i libri quando sono in Italia (è ridicolissimo, parto ogni volta con la valigia piena di libri da spedire. Per la serie, PosteItaliane, non avrai i soldi dei corsari!)
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