L'astuzia delle emozioni

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velabianca
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L'astuzia delle emozioni

Messaggio da velabianca »

E’ sera di pioggia, una di quelle in cui nulla ti porterebbe ad abbandonare casa…ma non posso perdermi l’occasione di un incontro con Alda Merini.

Un incontro con la poetessa per discorrere intorno a “ L’astuzia delle emozioni ( Come la finzione artistica svela ciò che siamo ), e chi meglio di lei?

La sala, gremita all’inverosimile, ( ma la poesia non è morta ? ), attende il suo arrivo: è stanco, il suo corpo, cammina appoggiata alla sua stampella; ma aggressiva e ironica già alla prima battuta…la sua anima!
E’ donna, mentre con la mano ingioiellata si sistema capelli senza piega, un vezzo, come la sciarpa di seta che mal si accompagna alla fantasia del vestito … ma Alda Merini è tutto ciò.
Come la sua continua trasgressione ai vistosi cartelli di Divieto di fumo!

"La casa della poesia non avrà mai porte"


Prende la parola.
Sembrerebbe in difficoltà alle prime battute: quel titolo così ricercato per la serata la imbarazza, poi la sua voce calda, colma di pause bellissime e grasse risate, cattura piano piano gli astanti.
Scrivere è un dono, qualcosa che lei paragona al dono che ha il grillo che canta nella sua tana.

Nel vero poeta non c’è alcuna Astuzia, chi la utilizza bara, la Libertà dello scrivere, fa parte di una impostazione etica in un vero poeta, alla quale si aggiunge la Morale e la Povertà.
La serata avanza, Alda Merini abbandona la strada nella quale volevano imprigionarla: lascia aria ai suoi pensieri, nel silenzio assoluto di un centinaio di persone.
Sono brividi quelli che si levano quando dichiara di essere “ Pazzamente demente “ con gli occhi più sereni di questa terra, consapevole di aver mantenuto la speranza alla vita , negli trascorsi nel manicomio. Anni che hanno tolto alla sua voce poetica la capacità di emozionare, ma che le hanno poi concesso tempo dopo la possibilità di incantarci con i versi de “ La Terra Santa “ .

Si ferma nel parlare, la poetessa, si allontana da noi con il suo pensiero, lenta accende una sigaretta e … lenta la sua voce calda recita per noi , con le pause della sua sofferenza …
Terra Santa
Ho conosciuto Gerico,
ho avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.
Noi tutti, branco di asceti
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso la messe,
la messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.
Fummo lavati e sepolti,
odoravamo di incenso.
E dopo, quando amavamo
ci facevano gli elettrochoc
perché, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
Ma un giorno da dentro l'avello
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.
Le dune del canto si sono chiuse,
o dannata magia dell'universo,
che tutto può sopra una molle sfera.
Non venire tu quindi al mio passato,
non aprirai dei delta vorticosi,
delle piaghe latenti, degli accessi
alle scale che mobili si dànno
sopra la balaustra del declino;
resta, potresti anche essere Orfeo
che mi viene a ritogliere dal nulla,
resta o mio ardito e sommo cavaliere,
io patisco la luce, nelle ombre
sono regina ma fuori nel mondo
potrei essere morta e tu lo sai
lo smarrimento che mi prende pieno
quando io vedo un albero sicuro.

Non si riesce a trattenere l’emozione, neanche il pianista che avrebbe dovuto accompagnarla. Ha smesso di suonare: i suoi versi sono musica, triste e sofferta, ma musica di un cuore che ha amato, perdonato, sperato, creduto…

Ride ora, Alda Merini… sa che se non ci portasse via lei dal suo dolore, non sapremmo come uscirne, perché noi non possediamo la sua forza…
E’ felice, lo si sente: il suo pubblico, i suoi ammiratori ed è donna!
E lo confessa, candidamente, di aver molto amato e poi ci riporta a ripensare all’amore coniugale: la follia di un grande amore, forse espresso male .
Così definisce la causa della sua pazzia: follia di un grande amore, sorridendone e ricordandoci dell’importanza dell’ obbedienza maritale anche verso colui che la fece rinchiudere e poi la riportò a casa. Parla con dolcezza di quell’uomo tanto amato… e ci legge una poesia d’amore dei suoi trenta anni lamentandosi di sentirsi ancora giovane.

Occorre un amore grande
per viverti accanto, amor mio,
e calvalcare un destino
che e' come un puledro avverso,
come una macchina astrusa.
E tu vorresti scendere,
guardare pascoli azzurri
e invece il destino bizzarro
sbatacchia le povere ali
e immiserisce l'amore.
Cosi', quando e' sera,
io mi adagio al tuo fianco
come vergine stanca,
ne' so cosa tu mi puoi dare,
ne' sai cos'io voglia dire.



L’Astuzia del Poeta?

C’è… ci ha incantati.
Siamo qui come bambini, in silenzio ad ascoltare versi, che arrivano feroci al cuore.
Versi che portano con sé tutta una vita, di cui lei, ora, ride: povertà, fame, dolore, sacrifici, lacrime.
Ride, raccontandoci della felicità per quell’Ambrogino d’oro: ride non tanto per il Premio, quando per poter accedere alla sua morte al Famedio e per i funerali gratis che le spetteranno.
Che donna, che ironia per una vita !

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