Frasi che riguardano libri

Se volete parlare seriamente di qualcosa che non è presente in nessuna delle altre aree e/o volete dare un annuncio generale a tutti per una cosa importante, questa è l'area appropriata.

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johnnyfichte
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Messaggio da johnnyfichte »

Gattopardo Bookcorsaro :lol:

...la Sicilia però, in parte per la sua tradizionale impermeabilità al nuovo, in parte per la diffuisa misconoscenza di qualisasi lingua, in parte anche, occorre dirlo, per la vessatoria censura borbonica che agiva per mezzo delle dogane, ignorava l'esistenza di Dickens, di Eliot, della Sand e di Flaubert, financo quella di Dumas. Un paio di volumi di Balzac, è vero, era giunto attraverso sotterfugi fino alle mani di Don Fabrizio che si era attribuito la carica di censore familiare; li aveva letti e prestati via, disgustato, ad un amico cui voleva del male, dicendo che essi erano il frutto di un ingegno senza dubbio vigoroso ma stravagante e "fissato" (oggi avrebbe detto monomaniaco); giudizio frettoloso, come si vede, non privo per altro di una certa acutezza. Il livello delle letture era piuttosto basso, condizionato com'era dal rispetto per il pudore verginale delle ragazze, da quello per gli scrupoli religiosi della Principessa e dallo stesso senso di dignità del Principe che si sarebbe rifiutato a far udire delle "porcherie" ai suoi familiari riuniti.

Tomasi di Lampedusa, "Il Gattopardo"

:lol: :lol: :lol:
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2teepot
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Messaggio da 2teepot »

"Mi ci son voluti, come a tanti, vent'anni per imparare a starmene
nella mia categoria, a chiedere il prezzo delle cose e degli esseri
prima di prenderli e soprattutto prima di attaccarmici."



L.F. Céline, "Viaggio al termine della notte"
Si abbraccia un'ombra e si ama un sogno. (Soderberg)
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johnnyfichte
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Messaggio da johnnyfichte »

Teiera, non ho capito che c'entrava coi libri. :think:

Oh abbondante grazia ond'io presunsi
ficcar lo viso per la luce etterna,
tanto che la veduta vi consunsi!

Nel suo profondo vidi che s'interna
legato con amore in un volume,
cio` che per l'universo si squaderna


Dante, Paradiso, XXXIII

"Il Libro è Dio", ti ricordi Principessa Xenia?
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Messaggio da 2teepot »

Johnny ha scritto:Teiera, non ho capito che c'entrava coi libri.
Sono andato a letto presto ultimamente ...

8)
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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

All’altra estremità della stanza, una scrivania a ribaltina è nascosta da una fila di scaffali pieni di libri. L’ordine dell’arredamento è ingentilito da scoppi di vita vegetale.
I gatti si strusciano contro le caviglie di Megan che appende lo scialle in un armadio vicino alla porta. “Che ne dici di un bicchiere di vino?” fa.
“Certo. Grazie.”
I gatti la seguono in cucina. Ti metti a leggere i titoli dei libri negli scaffali. Nell’esame delle biblioteche personali c’è un’intera ermeneutica di analisi del carattere. Gli scaffali di Megan, funzionali, di acero chiaro, contengono un po’ di tutto. Sono anche abbastanza disordinati da indicare un effettivo uso del loro contenuto, e abbastanza ordinati da suggerire rispetto per il contenuto medesimo. I libri sono disposti per ampie categorie: uno scaffale di poesia, una serie di grossi libri d’arte, una lunga fila di romanzi francesi, livre de poche, testi di musica e opera, una quantità dei sottili testi teatrali di Samuel French, e un mezzo scaffale di ricordi di vita al giornale. Quest’ultimo è un genere a sé.

Le mille luci di New York Jay McInerney

E' piacevole incontrare gli occhi di una persona a cui si è appena fatto un dono.
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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

Da quanto non avevo più comprato un libro? Più precisamente, quanti libri avevo comprato in vita mia? Ne avevo comprato almeno uno? Uno solo, piccolino? Un tascabile? Un mini-pocket? Un micro-pocket? Un libro piuma? Un’ombra? Avevo almeno cercato di acquistarne uno? Mi ero chinato qualche secondo su un titolo? Su una copertina nuova e brillante? Avevo mai posato con naturalezza lo sguardo su un libro in vetrina? Avevo mai sentito quel vento leggero che fanno le pagine quando le si sfoglia per farsi un’idea e farsi venire voglia? Ero entrato almeno una volta in una libreria? Diciamola tutta! Avevo memoria di essere passato davanti a una libreria? Quando? Dove? Si vede solo ciò che si ama! Potevo recitare a memoria la lista dei bistrò, ma delle librerie? Vedevo benissimo le tabaccherie, le edicole, i giornalai, le macellerie, le panetterie, le salumerie, i concessionari d’auto, i ristoranti, le sale da tè, i negozi di scarpe, i negozi di vestiti e le lavanderie, sì, a palate, ma di librerie, neanche una! Non mi veniva in mente neanche uno straccio di vetrina. Neanche uno straccio di negozio o di strada in cui avrei potuto dire che si trovassero dei libri.

Silenzio Jean-Marie Gourio

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Marcello Basie
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Messaggio da Marcello Basie »

- Stai leggendo un libro, vedo. E' un romanzo?
- Non e' un romanzo. E' un libro serio.
- Ah!

Jorge Amado, Sudore
Stai sveglio, non abbandonarti ai sogni. Quando scegli non devi sognare, sei tu il responsabile. (Vittorio Foa)

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Messaggio da piccola ribelle »

« Perché ne prendi così tanti ?” chiedeva Mathilde.
“Se leggo questo qui – e indicavo il libro infilato nella mia cintura – e non mi piace più, posso prendere quest’altro – indicavo il libro della tasca destra – e se per caso ho voglia di cambiar genere posso leggere quest’altro – e tiravo fuori il libro dalla tasca sinistra – in questo modo, “ aggiunsi, “in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento sono sicuro di avere un libro che mi piace, ecco non c’è niente da capire, è una tecnica che ho inventato, è una specie di lungimiranza, in pratica, sì, lungimiranza nella lettura.”

Silenzio Jean-Marie Gourio

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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

Philip andò nel suo studio per preparare i libri e le carte che gli servivano. Come sempre, sprecò un sacco di tempo per decidere quali libri portarsi in viaggio. La sua nevrosi gli faceva temere di poter restare bloccato in un albergo straniero o in una stazione ferroviaria senza niente da leggere e di conseguenza viaggiava sempre con troppi libri, la maggior parte dei quali riportava a casa senza averli nemmeno guardati. Quella sera, non riuscendo a decidersi fra due degli ultimi romanzi di Trollope, li prese entrambi, insieme a delle poesie di Seamus Heaney, a una nuova biografia di Keats e a una traduzione della Divina Commedia, che si era portato in giro per il mondo quasi in ogni viaggio negli ultimi trent’anni, senza essere andato molto avanti nella lettura.


Il professore va al congresso David Lodge
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Messaggio da johnnyfichte »

Marcantonio comprese che la via per il cuore di un'intellettuale era attraverso la di lei libreria, e così marciò sulla città di Pergamo. Questa città aveva già avviato una biblioteca con la speranza di rifornirla della migliore collezione del mondo, ma invece Marcantonio trasferì l'intero stock in Egitto, ripristinando la supremazia di Alessandria.

Per i successivi quattro secoli la Biblioteca continuò ad accumulare libri finchè nell'Anno Domini 389 ricevette il primo di due colpi fatali, entrambe risultato di bigottismo religioso. L'Imperatore Cristiano Teodosio ordinò a Teofilo, Vescovo di Alessandria, di distruggere tutti i monumenti pagani. Sfortunatamente quando Cleopatra ricostruì e rifornì la Biblioteca, decise di alloggiarla nel Tempio di Serapide, e così la Biblioteca venne coinvolta nella distruzione di icone ed altari. Gli studiosi "pagani" tentarono di salvare sei secoli di sapere, ma prima che loro potessero fare qualsiasi cosa furono massacrati dalla turba Cristiana. La discesa nel Età Buia era cominciata.

Alcune preziose copie dei libri più vitali sopravvissero all'assalto Cristiano e gli studiosi continuarono a visitare Alessandria in cerca di conoscenza. Poi nel 642 un attacco Musulmano riuscì dove i Cristiani avevano fallito. Secondo alcuni storici, quando gli fu chiesto cosa fare con la Biblioteca, il generale vittorioso, Omar, comandò che i libri contrari al Corano fossero distrutti, e che inoltre quelli che si conformavano al Corano erano superflui e anch'essi dovevano essere distrutti. I manoscritti furono utilizzati per alimentare le fornaci che scaldavano i bagni pubblici, e la matematica Greca andò in fumo. Non è sorprendente che il grosso del lavoro di Diofanto fu distrutto; in effetti è un miracolo che sei volumi dell'Arithmetica se la cavassero a sopravvivere la tragedia di Alessandria.


Simon Singh "Fermat's Enigma", traduzione dall'originale johnnyfichte
Ultima modifica di johnnyfichte il lun apr 25, 2005 4:11 am, modificato 1 volta in totale.
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Lei ha notato che leggevo sotto il banco un romanzetto rosa e mi ha chiesto perché leggevo quelle scemenze, be’… non ha detto proprio così, non è stata scortese, ma ha cominciato a parlarmi dei romanzi dei tempi antichi, spiegandomi che erano molto più emozionanti e interessanti. Allora le ho chiesto di scrivermi i titoli di questi libri, che li avrei presi in biblioteca. Uno di questi era The Fairie Queene. Ad essere sincera non lo leggo con facilità. Mi piaceva di più l’Orlando Furioso. È più divertente. Lei sapeva un sacco di cose sui libri. Credo che faccia il tuo stesso mestiere.

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Messaggio da johnnyfichte »

In verità, il poeta, il vero poeta, possiede l'arte del funambolo. Scrivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un'opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere é avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non é elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilancere della penna. Non è neppure andar dritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l'ostacolo di un punto. No, il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel fillo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all'altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell'immaginazione. In verità, il difficile é diventare funambolo della parola.
Maxence Fermine "Neve" p. 89
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La prima cosa che uno nota dell’appartamento sono i libri. Sembra più il deposito di una libreria o di un museo antiquario che un posto dove di possa vivere.
“Non fare caso al disordine. La cameriera è morta nel novantasette”.
“Il novantasette di che secolo?”
Rabo ridacchia.
Mi chiedo se sia questo il legame fra lui e Neil. Voglio dire, i libri.

Lo stato dell’unione Tullio Avoledo

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Vennero le vacanze estive, immobili e cariche di polvere come i platani della provinciale sotto il cielo d’agosto. Un mare di tempo, straripato da chissà dove, veniva a lambirmi i piedi fin sulla porta di casa.
Ogni mattina si ritraeva un poco, ma ce n’era sempre tanto. Era un lusso annoiarsi, e non lo sapevamo. Allora avevamo la rara abilità, ora andata perduta, di stremare nell’ozio ogni giornata.
……Ispezionavo la libreria alla ricerca di un buon libro da leggere, uno di quelli grossi, con cui passarci l’estate. Ma non concedevo facilmente la mia attenzione e il mio tempo. Non mi bastava certo il primo che capitava. E così leggevo e rileggevo il risvolto di copertina di ogni libro, per essere sicuro che valesse la pena avventurarvisi dentro, che la trama fosse avvincente, la pagina leggera, la scrittura vibrante. Sistematicamente setacciavo fino all’ultimo scaffale, poi passavo alla biblioteca di mio padre e anche a quella della soffitta, senza mai decidermi a sfilare un volume. In tutta quell’estate lessi soltanto A un Dio sconosciuto di Steinbeck, ma in compenso sapevo a memoria la posizione di ogni libro che stava in casa. Bastava dirmi un titolo e io lo avrei trovato. L’arpa d’erba, Le nevi del Kilimanjaro, Avventure di mare e di terra, Ti Coyo e il suo pescecane, La luna e i falò, Buio a mezzogiorno, Un amore, Il voltagabbana, I fiumi scendevano a Oriente, La casa di campagna, La nonna, Berecche è stanco di guerra, avevo ogni copertina stampata nella mente. Entrando nella mia stanza, con un solo colpo d’occhio mi sarei accorto se la donna di servizio facendo le pulizie avesse cambiato di posto a qualche volume o se ne mancasse anche uno solo dal più alto scaffale.


Il compagno di scuola Diego Marani
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E, con sua sorpresa e profonda soddisfazione, lui e Sugar dopotutto conversano proprio di libri, esattamente come le prostitute, maligne, avevano pronosticato. Be’, questa ragazza è un prodigio! Ha una conoscenza strabiliante delle letteratura, le difettano solo il latino, il greco e quel fiuto istintivo del maschio per le cose di vera qualità. In termini di numero totale di pagine sembra aver letto quasi quanto lui (anche se in parte, è inevitabile, si tratta di quegli sciocchi libercoli scritti per e da esponenti del suo sesso, romanzi su timide governanti e via dicendo). E tuttavia si mostra assai ferrata su molti degli autori che lui tiene in gran pregio, e poi adora Swift! Swift, il suo preferito! Per la maggior parte delle donne – e Agnes tra queste, duole dirlo – Swift è il nome di una pastiglia per la tosse, o di un volatile da portare impagliato sul cappellino. Ma Sugar… Sugar riesce perfino a pronunciare “Houyhnhnm” e Dio sa quant’è deliziosa la forma della sua bocca, quando lo fa! E Smollett! Non solo ha letto Peregrine Pickle, è anche in grado di discuterne con intelligenza.



Il petalo cremisi e il bianco Michel Faber

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“La vostra biblioteca, che disastro! Non ha che libri scompagnati in scaffalature pressoché vuote.”
“Come!” replicò stupito Fridriksson. “Lo sa che noi possediamo ben ottomila volumi, molti dei quali preziosi e rari? Oltre alla opere in antica lingua scandinava, abbiamo anche tutte le novità che Copenaghen ci fornisce ogni anno.”
“E dove sono questi ottomila volumi? Io…”
“Oh, caro professore, corrono per il paese. Vede, in questa nostra isola di ghiaccio abbiamo il culto dello studio. Non vi è contadino o pescatore che non sappia leggere e tutti amano la lettura. Noi riteniamo che i libri, anziché restare ad ammuffire dietro una grata di ferro, lontani da sguardi curiosi, siano destinati a essere usati dagli occhi dei lettori. Per questo dunque i volumi ai quali ho accennato passano di mano in mano, sono sfogliati, letti e riletti, e spesso ritornano ai rispettivi scaffali magari dopo un anno o due di assenza.”

Viaggio al centro della Terra Jules Verne

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Ma la vera passione dell’Arabo – nel cui gorgo infinito sembravamo essere confluite tutte le altre – era un libro. Per essere più precisi, “il libro più bello che fosse mai stato scritto” (anche l’Arabo, come i ragazzi che accudiva , era servo del superlativo): Guerra e pace, di Lev Tolstoj , la cui effigie profeticamente barbuta l’Arabo custodiva, in una copia in miniatura, nel portafoglio, come un santino. Avevo saputo da mio padre (che si vantava d’aver conosciuto l’Arabo molti secoli prima della mia nascita) che la passione per quel libro risaliva alla sua gioventù. Sì, erano più di trent’anni che l’Arabo leggeva Guerra e pace. Era arrivato a studiare il francese da autodidatta la notte per poterlo “apprezzare fino in fondo” (della qual cosa andava orgoglioso: tanto che le poche volte in cui capitava al Parnaso un “ospite d’oltralpe”, era un vero spasso per l’Arabo esibire a voce alta il proprio francese ridicolmente ottocentesco). Alcuni episodi di Guerra e pace li aveva riletti cinquanta, cento volte, più di quanto avrebbe fatto il più scrupoloso specialista…….


Con le peggiori intenzioni Alessandro Piperno
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“Questa è una fotografia di Baruch davanti alla vecchia biblioteca. Lui si metteva a sedere lì tutto il giorno e sapete che non era nemmeno capace di leggere! Diceva che gli piaceva pensare ai libri, pensare ai libri senza nemmeno leggerli. Andava sempre in giro con un libro sotto il braccio e prendeva più libri dalla biblioteca che tutti gli altri dello shtetl.”

Ogni cosa è illuminata Jonathan Safran Foer
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Quando eravamo insieme io e John parlavamo raramente di libri, ma quel giorno mi aveva detto che stava rileggendo alcuni narratori amati da ragazzo – per la curiosità di verificare se le loro opere restavano ancora valide, se i giudizi espressi da ventenne erano uguali a quelli che avrebbe espresso ora, dopo trent’anni e più. Passò in rassegna dieci romanzieri, poi venti, non trascurando nessuno, da Faulkner a Fitzgerald a Dostoevskij a Flaubert…..

La notte dell’oracolo Paul Auster

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In tasca trovo una vecchia mentina, gratto via la lanugine e la sabbia, e la succhio lentamente per pranzo.
Fortunatamente, con gli anni ho imparato a non andare mai da nessuna parte senza avere con me qualcosa da leggere, metti un ritardo o una riunione finita in anticipo, o la possibilità di venire erroneamente condannati a trentacinque anni in cella d’isolamento. In effetti, mi allarmano quei tipi che si incontrano in treno, nei percorsi a lunga tratta, che senza nulla da leggere si limitano a fissare lo sguardo nel vuoto. Cosa diavolo andranno rimuginando? Forse hanno una memoria di ferro, che consente loro di ricordare un libro particolarmente piacevole letto in passato, risparmiandosi così la fatica di doversene portare uno appresso. Perché a portarsi dietro un libro si può incappare nel rischio di dimenticarlo da qualche parte prima di averlo finito. Una volta lasciai la mia copia della Scorciatoia sul sedile posteriore della Jeep di un contadino ubriaco in Costa Rica. Ero solo a un terzo dalla fine e quell’inconveniente mi rovinò completamente il viaggio. La foresta pluviale è un luogo molto più scialbo senza Elmore Leonard. Le ceneri di Angela l’ho perso due volte. Quel povero ragazzo riesce finalmente a crescere? Ce la fanno a convincere il suo babbo a disintossicarsi dall’alcool?
Nella tasca interna del mio cappotto ho un volume sulla storia dell’isola, che ho recuperato in città. Non c’è momento migliore per leggere un libro su un determinato luogo di quando ci si ritrova abbandonati lì, in balia di un monsone. Aspetto di aver finito la mia mentina, evitando così di consumare due piaceri in una volta sola, e mi immergo nel libro.

La scoperta dell’Irlanda di bar in bar Pete McCarthy
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