"I guardiani" - Maurizio De Giovanni

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Towandaaa
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"I guardiani" - Maurizio De Giovanni

Messaggio da Towandaaa »

Fare confronti può apparire trito, può risultare fuorviante, ma in questo caso lo trovo rassicurante.
Sento di poter affermare che se questa lettura non mi è piaciuta ciò non è stato determinato né dalle perplessità che avevo iniziato a nutrire fin dal momento in cui ho avuto notizia del genere e della trama, né dalla mia scarsa frequentazione con il genere “fanta-“ (scarsa non a caso ma perché non è certo tra i miei preferiti), né dai pregiudizi che spesso sono alimentati da una forma mentis assimilabile all’inerzia (quando ci troviamo davanti a cambiamenti di cui, magari anche acriticamente, non si sentiva il bisogno, stante l’altissimo gradimento verso ciò che li ha preceduti).
Non è la componente “fanta-“ a determinare la mia opinione negativa su questo primo episodio de “I guardiani”: del resto, c’è un rilevantissimo tocco di paranormale anche nella serie che prediligo, quella dedicata a Ricciardi.
Nemmeno leggere ex ante in una intervista la genesi de “I guardiani” (accennata anche nei ringraziamenti in calce al libro) ha influenzato negativamente il mio giudizio ex post: semmai posso dire di trovare in quella genesi la conferma dell’impressione che mi ha accompagnato per tutto l’arco della lettura, che si tratti cioè di una sceneggiatura già pronta per la serie tv (coincidenze forzate e inani colpi di scena compresi) più che di un romanzo (forse ci sono lettori per i quali questo può apparire un giudizio lusinghiero, ma non è così per me). E aggiungo: per una serie tv che non seguirò, perché temo proprio potrebbe dimostrare il concretizzarsi dell’assunto che si legge nel capitolo LV: “ora invece si sentivano perfino ridicoli, abbigliati come cercatori di tesori in un film di serie B”
Non sono stati i capitoli discontinui che si concentrano alternativamente su sviluppi e/o personaggi diversi a distrarre la mia attenzione e inficiare il piacere della lettura: conoscevo già questo modus operandi dell’autore dagli altri suoi lavori, così come i capitoli stampati in grafia diversa. Negli altri romanzi però a un certo punto tutto si chiariva, e il momento del disvelamento appariva catartico sia nella storia sia per il lettore. Ne “I guardiani”, invece, i capitoli finali mi sono parsi confusi oltre misura, e pur non escludendo a priori che ciò dipenda dalla scarsa attenzione che a quel punto stavo dedicando alla lettura, penso che in primis ciò sia fatto anche ad arte: essendo il primo di una trilogia, l’autore non poteva certo giocarsi in esso tutte le carte.

Ci sono due grandi assenti in questo libro, questo è il vero motivo per cui non mi è piaciuto: mancano la poesia e l’incanto di certe descrizioni, sentimenti e pensieri.
La scrittura rimane sulla superficie di ciò che accade, e sorvola su tutto il resto, ma ciò che finora ho amato nei libri di De Giovanni è, appunto, tutto il resto.
Fosse stato pubblicato sotto pseudonimo non lo avrei certamente riconosciuto come figlio dello stesso padre di Luigi Alfredo.

Per un po’ ho sperato che i due simpaticamente omoacronimi (!) MDG (Marco di Giacomo e Maurizio de Giovanni) sarebbero riusciti nell’intento di farmi apprezzare il “fanta-“, ma mi sono arresa presto.
Un’avventura come tante (e nemmeno troppo originale, secondo me) non è quello che mi aspettavo da De Giovanni, che non è per me uno scrittore come tanti.
Quindi, scevra da ogni condizionamento e da ogni pregiudizio, affermo, con grande delusione, che questa storia non mi è piaciuta affatto.
In fondo, mi si dirà, è solo una storia, come tante altre, e come l’autore stesso ama ripetere, definendosi appunto un raccontatore di storie. Ma senza la poesia e l’incanto che ormai De Giovanni mi aveva abituata a trovare disseminati nelle sue pagine rimane, in una parola, una storia sì, ma senza l’anima.
La mia libreria

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