
...la Sicilia però, in parte per la sua tradizionale impermeabilità al nuovo, in parte per la diffuisa misconoscenza di qualisasi lingua, in parte anche, occorre dirlo, per la vessatoria censura borbonica che agiva per mezzo delle dogane, ignorava l'esistenza di Dickens, di Eliot, della Sand e di Flaubert, financo quella di Dumas. Un paio di volumi di Balzac, è vero, era giunto attraverso sotterfugi fino alle mani di Don Fabrizio che si era attribuito la carica di censore familiare; li aveva letti e prestati via, disgustato, ad un amico cui voleva del male, dicendo che essi erano il frutto di un ingegno senza dubbio vigoroso ma stravagante e "fissato" (oggi avrebbe detto monomaniaco); giudizio frettoloso, come si vede, non privo per altro di una certa acutezza. Il livello delle letture era piuttosto basso, condizionato com'era dal rispetto per il pudore verginale delle ragazze, da quello per gli scrupoli religiosi della Principessa e dallo stesso senso di dignità del Principe che si sarebbe rifiutato a far udire delle "porcherie" ai suoi familiari riuniti.
Tomasi di Lampedusa, "Il Gattopardo"


