Non so valutare il valore dell’opera all’interno della storia della cinematografia perché non sono un’esperta, ma è stato veramente emozionante vedere un film di 90 anni fa così complesso e ricco di scenografie naturali e ricostruite in un’epoca dove il cinema era ai suoi esordi.
Il film è spesso ironico (anche se secondo me molta ironia è involontaria!) e le didascalie sono incredibili: leggendo la prima mi sono chiesta in che lingua fosse stata scritta!

Superato il primo sgomento, mi sono accorta che in realtà le aspettavo perché ogni didascalia riusciva a sorprendermi. Per non dire l’inquietudine che ha serpeggiato tra la sala quando, con Maciste e Fulvio imprigionati, è apparsi la scritta “Maciste inganna il tempo”: che cosa sarebbe successo? E non siamo stati delusi!

Incredibile la sfortuna che circonda Cabiria (e ho subito pensato a Giobbe Covatta quando scriveva del “prediletto del Signore”) e tutti quelli che la circondano, ma nel finale (e qui abbiamo capito da dove hanno copiato una scena famosissima del Titanic) finalmente sembra ritrovare la felicità (e io malignamente mi sono chiesta se ritroverà i genitori vivi, ma mi è stato detto che devo aspettare “Cabiria 2”!!!).
Bellissima la scena del tempio di Moloch (e anche qui molti autori successivi hanno copiato, Indiana Jones su tutti) e l’attraversata delle Alpi con un grandissimo numero di figuranti. I costumi delle interpreti femminili erano splendidi ma la recitazione è veramente spiazzante: Sofonisba si limita a guardare lo schermo con aria preoccupata e a sollevare in modo melodrammatico un braccio!

Insomma, vale veramente la pena di vederlo (per i torinesi stasera verrà proiettato al Cinema Massimo).