
Credo sia difficile accusare il Gaiman scrittore di quello che pare essere il suo difetto più grande, perché fondamentalmente è semplicemente il frutto di una scelta stilistica ben precisa, e al contempo pure la sua dote migliore. Parlo della mancanza di originalità, quel suo essere sempre più uguale a sé stesso, alle tematiche sviluppate in "the Sandman" o in chissà quanti altri libri. Intendiamoci: non è che Neil Gaiman si copi o si autociti tantissimo, semplicemente il referente cardine a cui si aggrappa è il mondo, quello dei sogni e degli incubi, dell'irrealtà come dell'affabulazione, sempre uguale in ogni sua opera. Il denominatore comune dei suoi libri e dei suoi fumetti.
Gaiman, come il suo personaggio più famoso, Sogno degli Eterni, è il signore delle storie. Il suo talento è, oltre che in una classe cristallina e uno stile perfetto, soprattutto nel saper prendere storie, personaggi, luoghi fantastici, e saperli unire senza che ci sia rigetto tra ambiti talmente differenti. Questo accade in ogni sua opera, ma potrebbe tranquillamente essere fatto tra i suoi stessi libri e fumetti. Il mondo fatato di "stardust" potrebbe essere tranquillamente la magica terra di Faerie vista in "the Sandman", dove vivono gli stessi pantheon dimenticati di "american gods". E allo stesso modo il concetto di due mondi che c'è in questo "nessun dove", uno normale e uno magico, e ogni persona che deve in qualche modo scegliere in quale dei due vivere, è ancora mutuato da quel gioellino che era "the books of magic".
Comunque, come dicevo, questo persistente effetto deja-vù che si ha leggendo le varie opere gaimaniane, è a tratti fastidioso, però difficilmente è possibile bollarlo come difetto. Forse è solo un limite. Neil Gaiman infatti, per indole e capacità si avvicina molto ai vecchi bardi, cantastorie. Non è l'originalità (pur riuscendo, specie agli inizi, a sorprendere parecchio) che cerca nelle sue affabulazioni eleganti, quanto piuttosto la riproposizione di vecchi temi, di storie che parlano di tradizioni, radicate in un passato remoto, le favole popolari. Insomma, tacciarlo di essere eccessivamente autoreferenziale sarebbe come trovarsi tra le mani un vero menestrello del passato e chiedergli di cantare una canzone di adesso...
Perché fondamentalmente Gaiman non è che questo: un cantastorie vecchia maniera, tradizionale che più non si può. Come dicevo non un difetto, specie quando si ha la classe e le risorse letterarie di Gaiman (che ha una accuratezza nel pescare nella tradizione da filologo), però sovente rimane un limite.
Come in questo "nessun dove": il lettore un pelo più smaliziato, con un minimo di cultura letteraria, riesce a vedere perfettamente le indicazioni che "la tradizione" lascia alla storia. Non ci sono colpi di scena, e se ci sono sono tutti prevedibilissimi, perché assolutamente in linea con tante altre storie già viste. Come quando si rileggono i grandi vecchi classici, il piacere non sta nella storia, nella curiosità, ma nella lettura. Non cosa c'è scritto, ma come è scritto. E in tal senso, considerata la capacità innata di Neil Gaiman, questo non è un libro che delude. Però in ogni caso rimane "incompiuto", un libro da leggere con piacere, specie se si apprezzano certe sottili finezze letterarie, ma che non appassiona, non tiene incollato alla pagina, non è un capolavoro.
NeverwhereQuesta storia era stata inizialmente scritta come sceneggiatura per la BBC, per un serial di sei puntate che non ho ancora visto ma a cui porrò risoluzione. La vicenda narra di Richard Mayhew, noioso colletto bianco con una vita grigia e monotona, che in seguito ad una buona azione, il soccorso di una ragazzina di nome Porta, si trova catapultato in una Londra che non aveva mai visto, una Londra magica. Ma si può vivere in un solo mondo, e così si trova, suo malgrado, a dover vivere nella "Londra sotto", per aiutare nella più classica delle quest fantasy lady Porta e il marchese de Carabas.
Trama come si vede assai semplice, e vista nei suoi stilemi già in molti altri libri. Ma vi assicuro elaborata con il solito grande stile.
Insomma, un libro forse che potrebbe essere apprezzato di più da chi Gaiman già non lo conosce (ma in tal caso il consiglio è piuttosto di correre subito a prendersi "the Sandman") che non da un appassionato del geniale scrittore-sceneggiatore. Ma che rimane comunque una lettura, seppur senza picchi, estremamente piacevole e divertente.
