



Il mio lavoro ideale sarebbe leggere i manoscritti degli emergenti e decidere se mandarli in stampa o meno - insomma, chi non vorrebbe essere pagato per fare ciò che più gli piace?


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ehm... temo sia proprio quello il punto: tutti vorrebbero essere pagati per fare cio' che si ama fare, purtroppo ho come il sospetto che pagare uno stipendio serva a far fare i lavori ingrati, perche' quelli graditi li si fa gratischi non vorrebbe essere pagato per fare ciò che più gli piace
e mi dichiaro in disaccordo... esistono persone che amano il proprio lavoro (compresi i contro, le giornate nere e gli incidenti di percorso, ovviamente) e che si alzano la mattina pensando "beh, dopotutto non mi è andata tanto male" (il sorriso a trentadue denti davanti allo specchio mi sembra un po' surreale, non arrivo a tanto nemmeno nelle mie più rosee congetturetutti vorrebbero essere pagati per fare cio' che si ama fare, purtroppo ho come il sospetto che pagare uno stipendio serva a far fare i lavori ingrati, perche' quelli graditi li si fa gratis
Ehm... come funziona l'"inserimento"? Devo mandare un curriculum (anche se non ho esperienze lavorative alle spalle)? Oppure si può trovare qualcosa anche tramite università, che tu sappia?zazie ha scritto:Consiglio personale: oggi ci sono dei buoni master post laurea tipo quello di Kiarina) che danno una preparazione a 360° gradi e attraverso lo stage permettono un accesso al mondo del lavoro. Nel frattempo però ti consiglio CALDAMENTE di iniziare a muovere i primi passi. Magari in uno studio redazionale, cioè uno di quei posti a cui le case editrici affidano il lavoro esterno. Sono spesso strutture molto piccole, puoi provare a proporti come stagista a costo zero e fare un po' di pratica. Molto dipende anche dalla città in cui ti muovi. Milano è la città giusta perché qui si concentra ormai un due terzi dell'editoria italiana. Altrove può essere molto difficile inserirsi.
Lieta di sentirtelo dire (beh... che tu l'abbia scritto, più che altrojohnnyfichte ha scritto:Che bello! Qualcuno che pensa al proprio futuro, e cerca di immaginare come sarà tra dieci anni! Editoria o non editoria, è una cosa splendida a cui assistere: grazie per avere condiviso i tuoi pensieri.
Ehm... non sono certa di avere ben capito... il libro/blog lo dovrei scrivere io? Tipo "diario di viaggio"? Beh, se la cosa evolvesse sul serio sarebbe carino, ma al momento caschi male, sono in profonda crisi "letteraria", non riesco a sfondare il limite di miseri incipit quando compongo qualcosa di mio... me artisticamente sterilejohnnyfichte ha scritto:E se scrivessi un libro/blog (gratis, ovviamente) che racconta come si evolve la tua ricerca ? Io ti metterei subito nei preferiti, per seguire una avventura del genere...
guarda, ti assicuro che non è vero. Io ho trent'anni e ho iniziato una nuova 'vita professionale' un anno e mezzo fa, ripartendo proprio da zero. E adesso ho appena iniziato un nuovo progetto entusiasmante in cui mi pagano pochissimo anzi meno ma che ne vale proprio la pena - non dico da sorriso a 32 denti ma poco ci mancajoglar ha scritto:io mi sento piuttosto in ritardo, invece
Ci mancherebbe che tutti i lavori siano spiacevoli
Semplicemente, trasformare una propria passione in un lavoro ben remunerato e' qualcosa di estremamente difficile; nel fatto di ricevere uno stipendio io ci vedo anche la ricompensa per un certo numero di sacrifici che si e' costretti a compiere.
Capisco cosa intendi... compromessi, in sostanza, giusto? In effetti, una cosa che ho sempre temuto del fare di una passione il proprio lavoro è la possibilità di perdere per sempre la matrice originaria del piacere... io ad esempio adoro leggere, e scrivo (beh, scrivevo, diciamo che al momento sono in involontario standbyMarcello Basie ha scritto:nel fatto di ricevere uno stipendio io ci vedo anche la ricompensa per un certo numero di sacrifici che si e' costretti a compiere.
Forza di volontà. Una passione è una passione. Si trova sempre il tempo, se è una passione vera. Io, per ora, ci sto riuscendo. Non vedo perchè non potresti farcela anche tuJoglar ha scritto: come far permanere la passione entro le rigide mura della quotidianità o dei termini di tempo?
Credo sia il sogno di tanti ma la realtà di pochissimi. Spesso si dimentica che l'editoria non è data solo dalla varia (che è la più divertente, appassionante e tante belle cose), ma soprattutto da altri settori, che guarda caso fanno molti più soldi, vedi la scolastica, la professionale, l'universitaria. Manco a dirlo, in questi ultimi tre casi occorre essere parecchio qualificati. La verità è che nelle redazioni delle case editrici il personale è ridotto all'osso, in alcune si parla di sole due o tre persone, che si avvalgono di qualche collaboratore esterno. Un esempio carino: Adelphi. Bei libri, molto chic, abbordabili nel prezzo, pubblicano un'ottantina di libri l'anno. Bè, la redazione è composta da meno di trenta persone.Il mio lavoro ideale sarebbe leggere i manoscritti degli emergenti e decidere se mandarli in stampa o meno