
È la storia di un bambino ebreo ortodosso che possiede il dono della pittura. Fin da giovanissimo sente il bisogno impellente di esprimersi tramite il linguaggio della rappresentazione: colori, linee e forma. Troverà molte difficoltà nel “suo mondo”. Lotta a lungo tra la forza del suo dono e il dolore che causa alla sua famiglia. Vive in una continua solitudine, ma diventa un grande artista.
Avevo già letto altre suo romanzi, Danny l’eletto e la Scelta di Reunven.
Ma ho trovato questo molto più bello, coinvolgente e appassionante. Ho passato diverse sere a leggerlo fino a tardi, non riuscendo ad andare a dormire.
Mi è piaciuto molto il modo con cui sente il paesaggio, la strada, i volti delle persone. Riporta sentimenti e sensazioni su uno spazio bidimensionale anche con le parole.. Dà consistenza e forma alla paura, al tepore. Comunica a pieno il sentire di un artista, dal parto delle opere, al confronto con gli altri artisti, al senso di abbandono e di vuoto nel momento della separazione dal suo lavoro.
Restituirò il libro a chi me lo ha gentilmente prestato, ma Asher Lev, rimarrà sempre con me.
Leggerei volentieri altro dove ritorno questo sentire e vedere da artista, qualcuno mi può consigliare?
Grazie