... ha uno stile molto particolare e personale, nonostante si rifaccia abbastanza esplicitamente all'Edgar Allan Poe dei famosissimi racconti... soprattutto nelle ultime pagine, la sua scrittura sembra sciogliersi, lasciarsi andare a metafore e costruzioni sintattiche chiaramente contemporanee, e la narrazione ne esce decisamente arricchita...
La trama, poi, è semplice ma "giocata" bene; un gentiluomo (tale Sir Hugo, che il nome sia un omaggio al francese Victor?), costretto su una sedie a rotelle in una grottesca tetraplegia, è convinto che all'origine di tutti i suoi mali (incidente quasi mortale compreso) vi sia il maggiordomo, Fledge, che gli ha persino sedotto la moglie e si è insinuato sempre più profondamente in casa Coal, fino a prendere praticamente il posto del paralitico. Quest'ultimo racconta tutto (e nel tutto è compreso anche un omicidio, e un innocente che ci va di mezzo) come se lo ricordasse, facendoci partecipi di tanto in tanto anche della sua condizione attuale (tutto si è già svolto, quando lui lo descrive). Per la capacità con cui McGrath si cimenta nei flash back per poi tornare con scioltezza al presente, e per il già citato stile niente male, consiglio questo libro a chiunque non disdegni letture goticheggianti, ma prive di quella "polvere del passato" che generalmente ammanta i racconti post romantici...
Patrick McGrath, "Grottesco"
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