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beh, il libro di pesce non fa mai male, anzi...
buona liberazione!
baci resistenti, Auro
riassumo in me il peggio esistente in questo forum.
"bisogna piangere i sogni per capire che l'unica giustizia borghese si è spenta" (b.b.)
"sono a posto così, grazie" (s.)
"il pompino è un articolo mai in ribasso" (detto da donne serene)
"agevola sto cazzo" (a.) non mandatemi ring senza avvisare, grazie. i miei occhi - del.izio.sAuro
Eccomi
Ho consigliato il libro a molte persone perché riesce a ricostruire un capitolo importantissimo della guerra di liberazione. Pesce, che ha vissuto i fatti di cui racconta, non si limita a dare un quadro storico e logico degli avvenimenti, ma coinvolge emotivamente nelle cose che racconta.
Si parla delle GAP (gruppi d'azione partigiana), gruppi di partigiani coraggiosi che lottavano contro il nemico dentro le città, con azioni di disturbo e sabotaggio.
Il libro di Pesce è speciale perché permette di comprendere come i gappisti fossero uomini assolutamente normali trovatisi dall'oggi al domani a fare scelte difficili.
Beh le azioni dei GAP non erano propriamente solo di "disturbo e sabotaggio" ma anche di terrorismo, un terrorismo necessario (vedi Giorgio Bocca, "Storia dell'Italia partigiana"). Questo per ricordare che in un certo contesto e' difficile scegliere se evitare di "sporcarsi le mani", anche con sangue innocente, oppure andare fino in fondo.
Giorgio Bocca ha scritto:I terroristi sono dei temerari, votati alla morte, uniti nel comune destino di morte. Eppure si riconoscono in loro caratteri e vocazioni diversi. Giovanni Pesce è il prototipo del terrorista scientifico.
Stai sveglio, non abbandonarti ai sogni. Quando scegli non devi sognare, sei tu il responsabile. (Vittorio Foa)
Una delle cose più apprezzabili del libro di Pesce è proprio il modo in cui emerge con chiarezza la distinzione tra le azione partigiane e quelle del terrorismo anni '70. Nella dinamica anche le gap hanno usato tattiche terroristiche, ma il fine e la prassi (avvertire ad esempio i ferrovieri prima di far saltare una cabina) li differenziano in modo chiaro.
In effetti è un punto molto interessante su cui anch'io ho fatto qualche riflessione
io aggiungerei anche che, forse, bisogna un po’ rivedere l’insieme di cose che oggi infiliamo nel termine terrorismo. Mi sembra che ci possa stare quasi tutto (purché attinente alla parte avversa), ma siamo davvero in grado di capire dove ha origine il terrore? Visto che sono domandoni per me troppo difficili, faccio rispondere qualcuno che la sapeva lunga:
[…]Per strada tante facce
non hanno un bel colore,
qui chi non terrorizza
si ammala di terrore, […]
[…]Potere troppe volte
delegato ad altre mani,
sganciato e restituitoci
dai tuoi aeroplani,
io vengo a restituirti
un po' del tuo terrore
del tuo disordine del tuo rumore. […]
Penso che in un contesto resistenziale sia scorretto parlare di terrorismo, questo non toglie che possano esserci azioni sbagliate, infami, tragiche e quant’altro ma il terrore è già li, è tutt’attorno si tratta solo di resistergli.
"Un uomo deve leggere di tutto, un poco o quel che può, da lui non si pretenda più di tanto, vista la brevità delle vite e la prolissità del mondo."
José Saramago - L'anno della morte di Ricardo Reis
Le parole di Giorgio Bocca sono del 1970, credo. La parola "terrorismo" negli ultimi anni ha assunto un'aura di innominabilita' che probabilmente, vista la relativa disinvoltura con cui Bocca la usa, non aveva in quegli anni.
Il termine sta a indicare la diversita' dei GAP rispetto ai partigiani di montagna; tra le azioni di Pesce citate da Bocca ci sono l'uccisione a revolverate di quattro ufficiali tedeschi per le strade di Torino e il lancio di una bomba in un locale pubblico di Milano frequentato da nazisti e fascisti - bomba che colpi' anche civili.
Azioni che non tutti i partigiani se la sentivano di compiere.
Stai sveglio, non abbandonarti ai sogni. Quando scegli non devi sognare, sei tu il responsabile. (Vittorio Foa)
ma il fine e la prassi (avvertire ad esempio i ferrovieri prima di far saltare una cabina) li differenziano in modo chiaro.
Ottimo esempio, direi.
This 3d has been Ioreked. Have a nice day.
Nel forum ci sguazzo come un bisonte insaponato sui binari del metrò. Per un punto Martin perse la cappa. Prima si chiamava Martink (IB) Tom Cruise dice le bugie (DP)
Concordo sul mutamento di significato del termine terrorismo avuto negli anni, non sono sicuro che Bocca non gli attribuisse comunque una valenza negativa (ma Bocca non l'ho letto perciò taccio).
Non credo però che ci fosse una differenza “innata” tra GAP e partigiani di montagna, penso che le differenze siano da attribuire, più che altro, a fattori ambientali, in città non era possibile altro tipo di resistenza che quella dei GAP. Se non ricordo male anche Pesce racconta diversi “trasferimenti” montagna-città e viceversa.
Non vorrei essere frainteso, lungi da me qualsiasi tipo di nesso tra realtà tanto diverse, ma la “strategia dell’avvertimento” è/è stata utilizzata dai gruppi più diversi, tipicamente definiti terroristici: ETA, IRA ecc...
Questo solo per dire che il confine terrorismo–resistenza è molto labile, ma forse non è neanche una questione di confine, sono categorie diverse e può capitare di trovarle una all’interno dell’altra.
"Un uomo deve leggere di tutto, un poco o quel che può, da lui non si pretenda più di tanto, vista la brevità delle vite e la prolissità del mondo."
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Ho letto "Storia dell'Italia partigiana" poco tempo fa e trovai i capitoli sui GAP davvero spiazzanti proprio a causa dell'uso disinvolto del termine "terrorista" senza darne un giudizio negativo. Bocca era un partigiano di montagna ma sosteneva la necessita' di coinvolgere la popolazione civile delle citta' nella guerra contro il nazifascismo anche usando il terrorismo (che d'altra parte era cio' che facevano i bombardamenti a tappeto sulle citta').
Proprio oggi, sfogliando un altro libro di Bocca, la biografia di Palmiro Togliatti, ho letto di un ex combattente nella guerra di Spagna, comunista, di Trieste (ora non ricordo il nome), che si autodefiniva con fierezza "terrorista".
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Ora che ho sottomano il libro di Bocca su Togliatti, posso citare con esattezza:
"Grande simpatico testimone Vittorio Vidali, il Carlos della guerra di Spagna: era pensionato nella sua città, a Trieste, ma aveva ancora il piglio e i gesti del capitano di ventura. [...] era di un verismo impressionista, rievocava la sua vita di "terrorista", come amava autodefinirsi, con una forza stupenda."
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