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La taverna del Doge Loredan Piemme 16,90€ A Venezia, in un'antica palazzina sul rio di San Felice, Schultz, editore e tipografo di discreta fama locale, è intento alla ricerca di un manoscritto scomparso, finito chissà come in cima a un armadio. Ma tra polvere, vecchie lettere mai spedite e altre cartacce, ecco emergere un libro misterioso, privo di titolo e nome dell'autore. Gli basta dare un'occhiata alle pagine scure e ammuffite per essere trascinato come magicamente in un mondo antico, fatto di intrighi, duelli, amori e tradimenti. La storia che si snoda davanti ai suoi occhi è ambientata a Londra quasi due secoli addietro e ha per protagonista Jacob Flint, un giovane gentiluomo inglese con la passione per le mogli altrui. Tuttavia Schultz, ex capitano della marina mercantile, vi avverte inquietanti analogie con la propria vita, come se il testo scritto tanto tempo prima parlasse di lui. Da lettore del libro, ne diventa anche personaggio assieme a Flint, alla bellissima e sfrenata Nina, proprietaria della Taverna del Doge Loredan, e al di lei amante Terry Fielding, capo della malavita inglese. È l'inizio di un'affascinante avventura picaresca e libertina che, tra fughe, perdite e ritrovamenti, ci porterà in un viaggio stregato attraverso l'Europa, fino allo sconcertante epilogo finale.
Libro godibilissimo dal quale scaturisce il piacere del narrare. Una storia in una storia, un libro nel libro.
da pag 298...ah , pensa Schulz, sicuro ormai di avere definitivamente messo a fuoco il tema, non la storia di un uomo che legge un libro nel corso di una notte, ma un libro che contenga il suo lettore, il suo destinatario, lo renda a poco a poco consapevole del suo ruolo lo motivi e lo seduca, lo induca a circolare nei suoi spazi, lì dentro, dove non valgono le stesse leggi che regolano il mondo fuori, lì doveè possibile che un armadio sopra il quale viene trovato un libro si trovi in realtà dentro le pagine del libro, lì dove una donna vissuta in un altro secolo può essere la stessa donna che ti siede accanto nello stesso scompartimento di un treno di un treno espresso e un tipografo-editore ´..può vivere assieme a un doppio fastidioso e ballerino...(il suo IO inconscio)
A me capita spesso di soffermarmi su una frase di un libro e rivedermici in parte, in toto, rivedereci amici, conoscenti o situazioni vissute...capita anche al protagonista di questo libro e i suoi pensieri diventano parte integrante del libro.
Io l'ho letto, ma sono rimasta perplessa... qualcosa funziona e qualcosa no.
Sicuramente l'architettura del libro è affascinante e coinvolgente (metaletteratura, credo), sicuramente Ongaro sa scrivere, sicuramente ama il gioco delle analogie vitavissuta-vitascritta (che credo appassioni tutti noi).
Però... però alla fine la costruzione si rivela troppo intellettuale, meccanica, fredda.
Ma confesso che forse non sono pienamente obiettiva, temo che questa distanza che si è creata fra me e il libro, in realtà sia causata dalla repulsione che ho provato per il personaggio femminile (Nina, se ben ricordo). E questa repulsione nasce proprio dal fatto che lei sia in tutto e per tutto l'incarnazione di fantasie maschili... non è una donna, è quello che un uomo crede che sia una donna. Purtroppo non ho qui il testo, stasera lo recupero a casa e posso essere più circostanziata.
Je t’inventerai des mots insensés que tu comprendras (Jaques Brel)
Oh! Pensavo di essere sola ad aver letto questo libro... invece no!
Me l'ha passato il papino, che è appassionato di libri che parlano di libri, editoria, narrativa, lettori...
Personalmente: mi ha travolto per le prime cento pagine, poi l'ho trovato un po' ripetitivo e il finale è troppo tirato via, costruisce costruisce e poi lascia un po' insoddisfatti.
Però, fossero tutti così i libri che capita di trovarsi in mano...
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
(Giorgio Gaber)
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La speranza ha due splendidi figli: sdegno e coraggio. Sdegno per le cose come sono e coraggio per cambiarle.
Effettivamente il personaggio femminile di Nina è il prototipo dei sogni "erotici"(?) maschili, una figura femminile che cozza con l'essere donna di molte di noi...ma esistono anche tipe del genere ..e tutto sommato c'è spazio per tutte .
È davvero un libro mentale, mi è piaciuta l'idea del dialogo tra Schultz e il suo incoscio, scritto senza punteggiatura proprio a sottolineare la continuità e il dualismo del personaggio.
Finale affrettato?La penso come te ,viagna ...ma resta un libro godile
Allora, visto che parliamo tra noi, diciamola fino in fondo: una donna che manifesta inequivocabilmente* quanto l'ometto l'ha fatta godere, è davvero troppo scopertamente la proiezione di una paura maschile.
*Per chi non ha letto il libro: a Nina scatta il turpiloquio e conclude con un urlo primordiale.
Ma Ongaro avrà visto Harry ti presento Sally?
Je t’inventerai des mots insensés que tu comprendras (Jaques Brel)
L'ho appena finito anch'io e devo dire che mi trovo perfettamente d'accordo con chi ha scritto:
mi ha travolto per le prime cento pagine, poi l'ho trovato un po' ripetitivo e il finale è troppo tirato via, costruisce costruisce e poi lascia un po' insoddisfatti.
E' molto bello l'intreccio delle vicende dei protagonisti del libro e dei protagonisti del libro nel libro (detto così immagino non sia chiarissimo... ), però questo gioco di piani di lettura funziona fino ad un certo punto, poi tende a perdere efficacia e ad annoiare un po'... le ultime 100 pagine mi sono sembrate davvero interminabili, peccato per un libro partito così bene...