Philip Roth - Il complotto contro l'America

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parolina
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Philip Roth - Il complotto contro l'America

Messaggio da parolina »

Roth-amanti di tutto il mondo, unitevi! Che vi è parso di questo libro che si inserisce nel già vasto repertorio dei libri su "e se il nazismo avesse vinto" e dintorni, con la maestria di un grande scrittore?

Mi ha fatto compagnia nella sua dispendiosissima edizione in cartonato Einaudi in una tre giorni di spiaggia e ozio.

Personalmente, incantata dal fatto che la storia è raccontata tutto dal punto di vista di un ragazzino (dagli 8 ai 10 anni), a volte però un po' troppo maturo per la sua età. Questo sguardo stranito amplifica il contenuto drammatico della storia ma anche la alleggerisce, rendendola a volte buffa, a volte tenera, a volte triste...
Le ultime trenta pagine sono di apparato storico e critico, raccontano un po' come andò davvero, i personaggi coinvolti nella storia (che sono tutti veri, tranne la famiglia protagonista - però il bimbo si chiama Philip come l'autore). E ti fa venire un po' i brividi, perchè a leggerla bene, poteva anche capitare davvero.

Copio giù questa scheda libro che è molto ben riassuntiva.

America, 1940. Charles A. Lindbergh, eroe della trasvolata sull'Atlantico, fervido antisemita e filonazista, diventa presidente sconfiggendo Franklin D. Roosevelt. Da quel momento gli Stati Uniti smettono di appoggiare gli inglesi e i francesi contro le potenze dell'Asse, e dietro un'apparente neutralità stringono patti con la Germania di Hitler. Una famiglia ebraica di Newark, la famiglia Roth, scopre di non essere abbastanza americana per i gusti del nuovo presidente e inizia a temere che anche il proprio paese possa trasformarsi in un regno del terrore. Tra controstoria e autobiografia, il ritratto dell'America in forma di incubo.
"Eravamo una famiglia felice nel 1940". I Roth vivono a Newark, New Jersey. Sono ebrei, in un quartiere abitato quasi soltanto da ebrei. Il padre Herman fa l'assicuratore, la madre Bess la casalinga e i due figli maschi, Sandy e Philip, dodici e sette anni, sono ragazzi educati e affettuosi. Come tutti i vicini, anche la famiglia Roth ha vissuto con angoscia le notizie che negli ultimi anni sono arrivate dall'Europa: l'ascesa di Hitler, la persecuzione sempre più feroce contro gli ebrei. Ma in America, hanno sempre pensato, tutto questo non potrà mai succedere.
Invece nel 1940, in questo romanzo, un candidato repubblicano notoriamente antisemita e simpatizzante della Germania nazista vince le primarie del partito, e batte nelle successive elezioni il presidente in carica, Franklin D. Roosevelt. Il nuovo presidente ha un nome famoso: Charles A. Lindbergh. È l'eroe dell'aviazione che nel 1927 ha compiuto la prima trasvolata dell'Atlantico in solitario, ma è anche un fervente isolazionista che scrive: "In posti come New York ci sono troppi ebrei" e che accusa gli ebrei di essere uno dei gruppi di potere che stanno cospirando per spingere l'America in una guerra che non la riguarda. Da quel momento per i Roth, per le altre famiglie ebraiche di Newark, per gli ebrei d'America e per tutti i cittadini che credono negli ideali della Costituzione, le cose non possono che peggiorare.
Attraverso una svolta possibile della storia, "Il complotto contro l'America" racconta i pericoli terribili della deriva autoritaria e razzista di una società. Mettendo una famiglia comune, con sogni e aspirazioni comuni, di fronte al rischio di una grande catastrofe, ci fa sentire "il terrore dell'imprevisto: quello che la scienza della storia nasconde, trasformando un disastro in un'epopea".
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viagna
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Re: Philip Roth - Il complotto contro l'America

Messaggio da viagna »

Un altro grande Roth :yes!: che se anche scrivesse a test in giù e bendato ci leccheremmo comunque i baffi.
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vaniglia
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Messaggio da vaniglia »

esperimento interessante questo romanzo sulla scia del "come sarebbe stato se...?", interessante e coraggioso interrogativo politico in un mondo dove la politica ha ormai invaso il mondo intimo e personale dell'individuo.
Visto dagli occhi di un bambino, a volte innocenti altre volte maturi che guarda il mondo e sente la disperazione intorno a lui. La sente, e la fa vedere al lettore che rimane incantato (e spiazzato) davanti a quel mondo che si autodistrugge.
Un difetto forse, la scrittura fredda e poco emozionale con cui questa storia viene narrata.
Comunque consigliato :yes!:

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Comandante Lupo
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Messaggio da Comandante Lupo »

non ho mai letto niente di roth ma questo non me lo perdo!

aspetto un po' per vedere se salta fuori qualche ring poi al limite compro!!
:P
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Meletta
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Messaggio da Meletta »

Io lo sto proprio leggendo in questo periodo..anch'io nella dispendiosissima edizione cartonata..è un lusso che mi concedo solo quando esce qualcosa di Roth! :P

Per ora mi prende molto, ma i commenti definitivi a fine lettura! :yes!:
E la strada magari sarà sempre la stessa. Ma sarà tutto un altro viaggio.


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piccola ribelle
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Messaggio da piccola ribelle »

Ben riuscito il racconto tra realtà e fantasia.
Un classico romanzo famigliare: con le fantasie di un bambino e le sue solitudini.
Concordo con quanto scritto da parolina sul fatto che la storia sia raccontata in modo troppo maturo, dato che è narrata dal punto di vista di un ragazzino.
Molto bello il capitolo riguardante la vacanza a Washington dell’intera famiglia. :D
E' piacevole incontrare gli occhi di una persona a cui si è appena fatto un dono.
Jean de la Bruyere

Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere.
Gustave Flaubert
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ciucchino
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Messaggio da ciucchino »

Un libro che ti coinvolge perché non puoi fare a meno di riflettere di come la storia avrebbe potuto prendere un corso completamente diverso. Anch’io all’inizio ho trovato stridente il racconto così asettico da parte di un io narratore bambino, ma poi ci si lascia coinvolgere da questo ragazzino, che la stessa madre definisce “il più strano del mondo”, apparentemente così inquadrato ma che in realtà reagisce in maniera “strana” al crollo del suo mondo. Le sue certezze vengono meno perché il paese dove vive, simbolo di libertà e democrazia, rivela il suo antisemitismo prima in maniera strisciante poi sempre più incisiva.
Anche la sua famiglia va a pezzi e non c’è nulla di peggio per un bambino che realizzare che la propria madre piange perché non è solo un esempio di efficienza di organizzazione domestica, ma è una donna fragile che rischia di controllare. Suo padre rivela un lato aggressivo del suo carattere, nascosto dietro un’apparente felice vita borghese, e poi lui stesso che reagisce alla realtà con la sua fuga da casa finita ingloriosamente, con il suo assurdo ostracismo verso il giovane Seldon, con la mitizzazione prima del fratello e poi di Alvin, con i suoi sensi di colpa.
Un libro inquietante ma molto bello.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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