Almudena Grandes - Atlante di Geografia Umana

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Still
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Almudena Grandes - Atlante di Geografia Umana

Messaggio da Still »

Almudena Grandes
Atlante di Geografia Umana
Ed. TEA
8,00 Euro

Un libro è una compagnia, una storia, una città, il mondo è emozione e bellezza, è profumo... chissà quant'altro...
Questo libro per me è stato molte cose insieme e non è poco.
la storia mi ha entusiasmato le protagoniste mi hanno coinvolta.
La vita raccontata è vera, le quattro donne non sono nè smielate nè eccessive, ma donne senza remore e falsi pudori,
sono amiche perchè lavorano insieme in una casa editrice madrilena e si occupano della realizzazione di un'atralte geografico,
Tra le frasi ricorrenti "a volte le cose cambiano"
l'età di queste donne è più vicino ai 40 che ai 30 e le "cose" cambiano inevitabilmente magari ingiustamente o favorevolmente, ma cambiano!
non per tutti naturalmente, ma i sogni della gioventù svaniscono e bisogna inventarsi nuovi giorni.

E' il secondo libro della Grandes che leggo e questo mi è sembrato un ottimo lavoro, "Troppo amore" mi ha lasciato indifferente.

c'è il ring che gira... se c'è già una recenzione, scusate
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delfino05
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Messaggio da delfino05 »

Punto di vista maschile :oops:
L'ho preso per caso e devo dire che mi è piaciuto. 4 storie di vita contemporanea e femminile, tra 4 amiche spagnole.
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MartinaViola
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Re: Almudena Grandes - Atlante di Geografia Umana

Messaggio da MartinaViola »

Recensione controcorrente, ovvero negativa...

Ma mi faccia il piacere, mi faccia...

Gli anni difficili mi era piaciuto, forse perché c'era anche un personaggio maschile. Questo "atlante", invece, è un romanzo in cui si alternano le voci di quattro donne ormai prossime ai quaranta: c'è quella bella ma ingenua, quella brutta e antipatica che idealizza il suo uomo, quella carina che tradisce il marito perché cerca l'avventura e quella talmente brutta e insignificante che è destinata a rimanere zitella per sempre.
Mi davano tutte sui nervi, tranne la "brutta anatroccola" che ogni tanto mi faceva simpatia, con quel suo nascondersi dietro a un computer.
Insomma la "trama" (se così la vogliamo chiamare) è quella classica del romanzo al femminile, in cui le protagoniste si raccontano in incessanti sproloqui.

Dopo qualche pagina, si comincia già a sentire la mancanza dei punti e delle virgole e si prova il desiderio irrefrenabile di leggere frasi meno agghindate, temendo di finire risucchiati nella spirale di tutte quelle inutili metafore con cui vengono descritti anche i bicchieri di vino e i riflessi del sole sui vetri.
Per farla breve, ci si trova davanti ad una scrittura nauseante che gira su se stessa senza fermarsi mai e ci propina fianchi che si uniscono nell'estasi amorosa e orgasmi come apparizioni religiose...cose che, a definirle patetiche, ci si sente troppo generosi! Pagine e pagine di carni che si compenetrano e occhi così e mani colà...

Direi che ci troviamo sulla stessa lunghezza d'onda della Serrano - Noi che ci vogliamo così bene - che riusciva ad essere irritante allo stesso modo, ma, per sua fortuna, meno prolissa.
La Grandes, invece, sembra vomitare incessantemente pippe mentali da guinness dei primati e annoia dalla prima alla centoquarantottesima pagina (dove sono arrivata io, prima di averne abbastanza) e non oso pensare cosa si annidi in quelle trecento e passa pagine che restano...
Disgustorama!

Non li sopporto questi libri (sto diventando ripetitiva, me ne rendo conto).
Mostrano un tipo di donna a cui spero di non assomigliare mai: il genere di persona che scrive frasi sdolcinate (tratte magari da libri come questo) su facebook o su msn, fate voi, e poi va a letto col primo buzzurro palestrato che incontra sulla sua strada, dopo di che ha anche la faccia tosta di raccontarsi (e magari ci crede davvero, che è peggio...) che lei pensava fosse un principe innamorato e non un qualsiasi tizio arrapato!

Questa non è la donna di cui voglio leggere. Proprio no. Nè a venti, nè a quarant'anni. Ne sono certa.
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