Carlo Rosselli scrisse questo libro tra il 1928 e il 1929. Non aveva ancora trent'anni, era già stato condannato per attività anti-fasciste e risiedeva al confino sull'isola di Lipari.
Con questo libro Rosselli inizia l'elaborazione di una nuova visione socialista, soprattutto riguardo la situazione italiana. Il PSI, che pure aveva subito la scissione comunista nel '21, rimaneva fermamente marxista, almeno a parole. Questa inviolabilità della dottrina marxista, agli occhi di Rosselli, costituiva ormai un peso ed era una concausa della scarsa capacità di attrazione del partito negli ultimi vent'anni.
La dittatura fascista era difficilmente comprensibile in base a schemi marxisti, poiché la struttura economica dell'Italia fascista era sostanzialmente immutata rispetto a quella dell'Italia liberale; essendo assurdo che la borghesia facesse una rivoluzione contro sé stessa, il marxista ortodosso non avrebbe dovuto considerare l'avvento del fascismo un evento di rottura - e infatti così fecero molti comunisti e socialisti marxisti.
Per questi, una lotta contro la dittatura fascista doveva tradursi nella rivoluzione socialista bolscevica e nell'avvento della dittatura del proletariato.
Al contrario Rosselli, fortemente anti-fascista, riteneva che l'avvento della dittatura e la soppressione delle "libertà borghesi" fossero qualcosa di gravissimo, da combattere senza secondi fini se non quello di ristabilire quelle libertà perse; da qui il tentativo di far conciliare completamente gli ideali socialisti con il metodo liberale.
Rosselli si ispira sia a pensatori cosiddetti revisionisti, tra cui Bernstein, sia al partito laburista inglese, un partito molto poco ideologico fondato principalmente sulla federazione di sindacati e quindi votato all'azione pragmatica.
Il libro, stampato per la prima volta a Parigi in francese, fu accolto molto male, sia da Togliatti che lo bollò, con la finezza sua propria, come "magro libello anti-socialista", (erano ancora i tempi in cui l'URSS sosteneva la dottrina del socialfascismo) sia da personalità del partito socialista, come Treves che accusò Rosselli di non essere né socialista né liberale.
Rosselli fondò in seguito il movimento antifascista "Giustizia e Libertà". Fu assassinato vicino a Parigi, da sicari fascisti, nel 1937, insieme al fratello Nello.
L'edizione Einaudi di "Socialismo liberale" contiene anche tre brevi saggi di Norberto Bobbio, che si potrebbe definire lui stesso liberalsocialista.
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