Considerazioni corsare

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The Bookaneer
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Considerazioni corsare

Messaggio da The Bookaneer »

Non è una recensione, ma alcune considerazioni su "Scritti corsari" di Pasolini, che ho consigliato in chat un po' di tempo fa.

Scritti corsari / Pier Paolo Pasolini ; Milano : Garzanti, 1995 ISBN - 88-116-6773-9

E' una raccolta di articoli comparsi sul Corriere. Possono apparire datati per i riferimenti alla cronaca dei primi anni '70 (il referendum sul divorzio) e obsoleti nel linguaggio ("il fascista"). E' evidente subito, però, che non si tratta di giornalismo, sembrano più dei saggi minimi di antropologia (che Pasolini conosce, riferimenti a Levy Strauss e De Martino), semiologia (le analisi del linguaggio, dei gesti, dell'abbigliamento), sociologia. Lo strumento che Pasolini usa è la sincerità ("io vivo nelle cose"), contrapposta alla sociologia scientifica, che gli permette analisi - e forse le permette a ciascuno di noi - su cui si può dissentire, ma comunque interessanti. A "Scritti corsari" mi viene da associare due raccolte di saggi: Barthes, "Miti d'oggi" e Sontag "Sotto il segno di Saturno". (Altri titoli analoghi ?)
Tra i segni, la massima attenzione di Pasolini va al linguaggio: quello di Andreotti che ha la forma dell'omelia, quello dei giovani del '68 che è di matrice piccolo borghese, quello della Sacra Rota, quello di una ricerca di Cancrini sulla droga. Tra i segni c'è un curioso, frequente, riferimento al corpo (oggi "il fascista non lo riconosci più" e non per l'abbigliamento, ma "fisicamente").
Il potere (capitalistico) introduce nella società valori adatti al consumo, anche valori progressisti di cui si appropria rapidamente, ad esempio le mode alternative (i capelli lunghi che da protesta sono divenuti indispensabili nella pubblicità degli anni '70). Il potere indirizza così gli individui verso l'omologazione: non si scorgono più differenze (tra destra e sinistra, nord e sud, Occidente e Terzo mondo). La Chiesa alleandosi con il potere capitalistico viene logorata dai valori introdotti da questo: (edonismo, pragmaticità, modernismo). Il termine di paragone - strumento, sembrerebbe, di ogni analisi critica - è per Pasolini "il mondo contadino preindustriale". A me piacciono molto i romanzi ed i film di Pasolini, ma usare il passato per delle analisi critiche della società italiana è una scelta che non condivido.

Ciao :wink:
B.
johnnyfichte
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Messaggio da johnnyfichte »

Interessante.

Quanto all'uso del passato, temo che Pasolini vi ricorresse non tanto per nostalgia ma perché più del 90% della popolazione della terra è più vicina a quel passato, e quindi di fatto esso è il vero presente in un certo senso.

Per non annoiare tutti, il resto è sul blog.
Il maldicente non duri sulla terra,
il male spinga il violento alla rovina.
Sal 140,12
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