Giornale di guerra - Cronaca di Sarajevo assediata

Area dedicata alle recensioni (e conseguenti commenti) nonche' alle richieste di pareri sui libri.
ATTENZIONE: Specificate titolo e autore nell'oggetto, grazie!

Moderatori: aly24j, Therese, Marcello Basie

Rispondi
Avatar utente
ciucchino
Olandese Volante
Messaggi: 3660
Iscritto il: ven mar 14, 2003 9:00 pm
Località: Torino
Contatta:

Giornale di guerra - Cronaca di Sarajevo assediata

Messaggio da ciucchino »

Giornale di Guerra - Cronaca di Sarajevo assediata
Zlatko Dizdarevich
Sellerio Editore Palermo.
Pag. 169


Una cronaca sull’assedio di Sarajevo scritta da un famoso giornalista che è un pugno nello stomaco e che ci fa riflettere non solo sulla drammaticità della guerra, ma anche sull’informazione che ci arriva così storpiata e sempre di parte.
Dizdarevich racconta della sua città multietnica e ricca di fermenti culturali sconvolta dalla follia e si chiede perché il mondo (l’America e l’Europa in particolare) non intervengano a fermare il massacro di una popolazione rinchiusa in quel lager che è diventata Sarajevo.
Molte sono le riflessioni e le frasi che mi hanno colpito:
- l’orgoglio e la rabbia di chi non vuole cedere e non vuole abbandonare la sua città
- la disperazione verso chi viene colpito perché in coda per cercare da mangiare
- la determinazione a far uscire il giornale “Oslobodenje” a tutti i costi e la voglia dei cittadini di essere informati
- lo stupore verso nuovi scorci della città provocati dalle bombe che abbattono palazzi e alberi
- la grande disillusione verso i caschi blu e i loro comandanti che si ostinano a parlare di parti belligeranti riferendosi a una città assediata che sta morendo di fame e freddo
- gli aiuti umanitari che non arrivano se non a singhiozzo e a volte con la minaccia di interromperli se le parti in conflitto continuano a colpirsi
- l’ipocrisia dei caschi blu che non possono intervenire perché violerebbero il loro mandato ma permettono che dall’aeroporto i cetnici continuino indisturbati a muoversi e a colpire la città
- l’ipocrisia dei mediatori internazionali che quasi non si soffermano nella città martoriata ma pretendono di avere capito tutto e di sapere come risolvere il conflitto
- il rendersi conto che la vita umana non vale niente e i nostri amici o conoscenti potrebbero non esserci più
- il non sentirsi di condannare chi vuole scappare fingendosi ebreo o croato
- la differenza tra un bosniaco intelligente e uno no con relativo macabro umorismo
- e, soprattutto, il senso di odio profondo per chi ha portato a questa devastazione e ha stravolto una comunità dove si conviveva con reciproca tolleranza.
Un libro che fa riflettere e che sottolinea come le vittime della guerra sono i civili non solo massacrati da chi li attacca selvaggiamente, ma anche in balia dei giochi di potere internazionale.
Molto interessante e il capitolo di Adriano Sofri “Il secolo di Sarajevo” che racconta in particolare dell’attentato del 1914.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

Immagine Immagine
Rispondi