Una delusione .
Se questo commissario-scrittore-consulente voleva far credere che la mobile di Palermo è conciata come trent'anni fa , poteva almeno ambientare la vicenda di cui narra giusto a quei tempi .
La "crime story" poi è di una banalità ridicola ,ve la risparmio perchè l'avrete sentita centinaia di volte ; neppure l'ambiente palermitano viene sceneggiato in maniera consona : è tutta una frase fatta , descrizioni sciapide della quotidianetà, il tutto condito da suoni onomatopeici isolani che stancano veramente nella loro insensata ripetività . Proprio non riescono a creare phatos.
Lo stesso titolo che fa riferimento a Hollywood ,non ha poi ... riferimento alcuno nel libro ; sembra scritto per dare un'immagine all'insieme , per dar tono ad una storiaccia che più provinciale di così non si può . Per non parlare dei continui e malcelati riferimenti alla politica italiana.
Insomma è scritto male : come direbbe il questore :"Haje vogghja'e mittisti u'rrumm',u stronzu 'na diventa babbà ..." E personalmente ,nel contesto , non so nemmeno se sia una valida alternativa alla carta igienica.
HOLLYWOOD, PALERMO di Piergiorgio Di Cara
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