Un breve libricino che attraverso il resoconto del progressivo disfacimento di un armadio per libri che si chiama Egor Il’Ic si vuole descrivere lo le prime avvisaglie dello scricchiolio dell’impero sovietico con la perestroijka fino al suo totale disfacimento.
In modo ironico, grottesco e, soprattutto, assurdo il protagonista racconta la progressiva decadenza del suo armadio: i primi rumori lo allarmano e cerca disperatamente di curarlo chiamando medici, fino alla inevitabile morte con tutto il “dramma” del suo funerale. La sua follia non viene compresa dalla moglie che decide di andarsene perché non sopporta più un marito che ha preso aspettativa non retribuita per assistere alla lenta agonia di un armadio.
Un racconto molto bello con continui riferimenti alla realtà sovietica e al progressivo disfacimento dell’impero che mette a dura prova le certezze dell’homus sovieticus. Sicuramente molti riferimenti mi sono sfuggiti nonostante le note del redattore.
Il protagonista è un armadio con un nome e, secondo l’io narrante, ammicca, piange e ha addirittura salvato una vita. E’ un intellettuale e all’interno contiene tutte le opere di Lenin e Stalin che vengono progressivamente eliminate per cercare di evitare il crollo. E’ l’homo sovieticus che impreca contro il potere ma ha al tempo stesso ha riverenza e quasi complicità con i suoi rappresentanti. Il futuro dopo la perestroika è nebuloso e insicuro per cui diventa spontaneo rivolgersi al passato, simboleggiato dal legno di cui è costituito l’armadio.
Un bellissimo racconto!
La morte di Egor Il'Ic - Aleksandr Lavrin
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