Framboise Dartigen ritorna al villaggio dove ha vissuto la sua infanzia. Si nasconde dietro a un falso nome perché non vuole essere riconosciuta: il villaggio durante l’occupazione nazista ha subito una dura rappresaglia nazista di cui la madre era responsabile. Tra il racconto della ricostruzione della sua casa e l’inizio di una attività da ristoratrice con le ricette della madre, Framboise inizia a rivivere la sua terribile infanzia attraverso il diario della madre. Una infanzia devastante vissuta durante la seconda guerra mondiale con un padre morto in guerra e una madre folle. Durante il racconto, ci si rende subito conto che la bambina non è una vittima, ma un’aguzzina: è lei che spinge inesorabilmente la madre che odia verso la follia. La madre è ossessionata dalle arance: la bambina le nasconde in casa e sotto il cuscino spingendo la donna a ritirarsi con le sue emicranie e le sue follie in camera così da poter fare quello che vuole. Pur essendo la più piccola, riesce a dominare il fratello e, soprattutto, la sorella con ricatti e minacce. I suoi fratelli più grandi che vanno a scuola entrano in contatto con i tedeschi: in cambio di giornali, sigarette o altro fanno continue delazioni contro i propri concittadini. La bambina entra anche lei nel gioco e neanche il pensiero del padre ucciso dai tedeschi li frena. Framboise, con la passione e l’incoscienza della sua giovane età, si attacca in maniera morbosa a Tomas, l’affascinante tedesco che utilizza le loro delazioni per arricchirsi. Lentamente si ricostruisce tutta la tragedia di una famiglia e di un paese.
Un libro appassionante che non presenta nessuna figura positiva, tranne forse il padre morto giovane: una madre tormentata dalla follia dura e insensibile con i propri figli che considera alberi da potare, Cassis (il figlio maschio più grande) gradasso e codardo, la bellissima Reinette la cui bellezza è pari alla sua stupidità e la porterà alla rovina, Framboise cattiva e implacabile nel suo assurdo odio contro la madre, a cui assomiglia tantissimo, e che non esita di fronte a nulla pur di ottenere cosa vuole e che da grande farà molti errori educativi anche con le sue figlie, i martiri dei nazisti con i loro difetti e le loro meschinità, il paese che insorge con brutalità e estrema violenza bruciando la casa dei Dartigen.
Un racconto appassionante intervallato dalle ricette di Mirabelle Dartigien che non rompono il ritmo del racconto e fanno venir voglia di assaggiare tutte quelle specialità!
Bellissimo!
Cinque quarti d'arancia - Joanne Harris
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Anche a me è piaciuto tantissimo. Leggere i libri della Harris è come assaggiarli, tutto viene scoperto pian piano, cuoce a fuoco lento. Bellisimi i momenti in cui Framboise cerca di decifrare il diario/ricettario della madre, scritto piccolissimo e in un linguaggio inventato.
"un gatto non offre servigi, un gatto offre solo se stesso" Burroughs William
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Mirabelle Dartigen ha nascosto nel suo diario il racconto dei drammatici avvenimenti di quella estate e di quell'autunno di occupazione nazista, un po' con frasi in codice, un po' alternandolo a ricette e a scritte avulse da tutto il resto, e ha deciso poi di lasciare questo suo tesoro proprio alla figlia con cui ha avuto più contrasti e incomprensioni, forse perchè, tra i tre, quella a lei più somigliante.
Allo stesso modo, Joanne Harris ha scelto di sviluppare questo suo romanzo non in modo lineare ma con il continuo ricorso al flashback, con frequenti cambi di ritmo narrativo e con "tracce" lasciate fin dalle prime pagine ma che appaiono comprensibili solo al termine. Il tutto accompagnato ancora una volta dal profumo che sembra davvero di poter sentire sprigionarsi dalle pietanze citate.
Il risultato è un romanzo veramente coinvolgente e scorrevole, in cui i personaggi non vengono mai sacrificati alla trama ma escono fuori dalle pagine in modo tangibile.
Uno di quei romanzi, a mio giudizio, che chiedono di essere letti almeno due volte: la prima per conoscere la storia, la seconda per comprendere meglio le scelte e i comportamenti dei personaggi alla luce di un concatenarsi di eventi il cui cerchio si chiude solo nelle ultime pagine.
Allo stesso modo, Joanne Harris ha scelto di sviluppare questo suo romanzo non in modo lineare ma con il continuo ricorso al flashback, con frequenti cambi di ritmo narrativo e con "tracce" lasciate fin dalle prime pagine ma che appaiono comprensibili solo al termine. Il tutto accompagnato ancora una volta dal profumo che sembra davvero di poter sentire sprigionarsi dalle pietanze citate.
Il risultato è un romanzo veramente coinvolgente e scorrevole, in cui i personaggi non vengono mai sacrificati alla trama ma escono fuori dalle pagine in modo tangibile.
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