Nonostante le sue centottantasette pagine scritte abbastanza fitte , si ricorre spesso ad un sistematico copia incolla di quanto scritto da altri e addirittura determinati concetti vengono ripetuti con un automatismo che mi ricorda tanto quei scolari che scrivono solo per riempire la pagina vuota . Di certo assai poco di nuovo si viene a sapere delle gesta dei pirati e sul loro tempo ; l'autore , lo storico americano Rediker si diletta solo a descrivere una sua personale e , abbastanza improbabile , etica piratesca .
Tutto quanto poi ci riporta ai temi sociali dei nostri tempi : Terrorismo , Femminismo , Globalizzazione etc , traslandoli e riportandoli alle condizioni sociali di trecento anni fa . La Pirateria degli anni intorno al 1720 come critica alternativa a tutto quanto avviene ora .
Perlomeno bizzarro .
Ora mi chiedo se , per formulare una alternativa al sistema capitalistico attuale , ci si possa permettere di esorcizzare e santificare un manipolo di quattromila disperati , che , secondo l'autore , hanno tenuto in scacco per anni il sistema su cui poggiava il commercio mondiale del tempo . E la cosa più assurda è che si afferma che costoro lo facevano consciamente : "Il marinaio sapeva che ..." e via con ogni possibile trama geopolitica del tempo !!
E' fare Storia questa ? oppure si tratta di una ennesima interpretazione personale a uso e consumo del solito intellettuale con idee ambiziose quanto fantasiose ?
In pratica si vuol far credere che lo stile di vita dei pirati fosse "alternativo" al sistema , ma non solo come riscatto all'estrema indigenza in cui vivevano i marinai dell'epoca , ma addirittura l'autore ci descrive i pirati come autori di una rivoluzionaria teoria politica della solidarietà , redattori di trattati socioeconomici elaborati o sulla stiva delle navi ubriachi fradici di punch , o mentre il cappio sta per sventolare sulla loro testa ... Perlomeno bizzarro .
Nonostante non s'incorra in alcun errore storiografico - o almeno lo spero - l'analisi che il Rediker fa di di questi poveracci - marinai malnutriti , abbruttiti dall'alcool , malati , sfruttati fino all'osso dai loro capitani , e in preda alla disperazione più assoluta - quando poi decidono di ammutinarsi è veramente esilerante : non lo fanno solo per fame o malvagità , o desiderio di denaro e vita facile , no ! Quando si è dei disperati allora si filosofeggia sul riscatto sociale , ci si atteggia a Gentiluomini , si redigono gli Articoli , che gli aspiranti pirati dovevano firmare (sic) prima di unirsi alla Lista e imbarcarsi come pirati ( una specie di Ordine dei giornalisti , per come la descrive il nostro autore ), e magari si mandano pure ambascie a Re Giorgio D'Inghilterra !
Ma si , può darsi che sia stato proprio così : un bel tentativo di workshop politico itinerante per mare ! di qualche migliaio di eroici pirati che non lo facevano solo per i loro interessi ma che desideravano liberare il Proletariato dalle grinfie del Capitale ... Mah ! , anche il finale mi sembra di averlo già sentito : sono finiti tutti impiccati . Tutti.
Tremenda Repressione !
