E’ l’ultimo romanzo di J. Fante dove ritroviamo Arturo Bandini che sogna il successo a Los Angeles ma deve arrangiarsi per sopravvivere nella città che è la Mecca del cinema. Prova a scrivere sceneggiature per guadagnare facilmente dei soldi ma nei confronti del cinema ha un atteggiamento snob: non ama il cinema, non ci crede, non ne vuole fare parte se non per vantarsene come nell’episodio grottesco e amaro a Boulder dove viene invitato a una festa da parte di un gruppo di suoi coetanei che lo aveva sempre emarginato.
Bandini vuole scrivere ma non a costo di scrivere orribili sceneggiature e il suo insuccesso come sceneggiatore lo esalta; lo rende felice il non vedere il suo nome tra i titoli dell’orribile film “Sin city” la cui sceneggiatura doveva scrivere in coppia con Velda van der Zee, pittoresco personaggio che millanta conoscenze di star hollywoodiane suscitando il suo ironico disprezzo. Un libro ricco di personaggi strani (su tutti il Duca di Sardegna), ma anche molto umani come la Signora Brownell ed è molto triste la descrizione della serata per festeggiare che si trasforma in un colossale fallimento con la presa di consapevolezza della vecchiaia.
Un bel libro con un Bandini sempre pigro e mammone ma più spavaldo e sfrontato rispetto a “Chiedi alla polvere”.
Sogni di Bunker Hill - John Fante
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