Il fratello perduto – Hans-Ulrich Treichel

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ciucchino
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Il fratello perduto – Hans-Ulrich Treichel

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Il fratello perduto – Hans-Ulrich Treichel
Einaudi, € 9,30

Il protagonista vive da sempre all’ombra del fratello maggiore Arnold: da piccolo i genitori gli raccontano che Arnold è morto quando sono scappati alla fine dalla guerra dai russi. Ma Arnold non è morto: durata la concitata fuga la madre lo ha lasciato a una donna sconosciuta perché temeva di essere uccisa insieme al marito. Arnold quindi è andato perduto e di lui è rimasta solo una fotografia da lattante. Questo fratello “perduto” è una presenza tremendamente ingombrante: i genitori non si rassegnano e continuano disperatamente a cercarlo. Il dolore della madre è devastante e niente, né il figlio minore o la ricchezza che la famiglia raggiunge, sembra placare la sua terribile ansia e il suo senso di colpa per aver così frettolosamente lasciato il figlio tra le mani di una sconosciuta senza possibilità di rintracciarlo.
Il protagonista si sente quasi un estraneo nella famiglia: goffo e insicuro deve affrontare perizie genetico-antrapologiche di filiazione quando un trovatello sembra poter essere il fratello scomparso. Ma lui non vuole ritrovarlo, non vuole dividere la sua stanza e i suoi privilegi con un fratello sconosciuto e per di più maggiore di lui.
Alla fine del romanzo, madre e figlio si troveranno di fronte al trovatello che geneticamente non sembra compatibile dopo estenuanti perizie che non danno nessuna certezza e che il protagonista descrive con ironico distacco.
Un libro molto triste dove l’autore rende benissimo l’ansia e l’angoscia di chi deve vivere nell’ombra di un fratello perduto diventato un mito, con alcuni momenti di feroce ironia quando descrive i paradossi delle indagini antropometriche che non dicono nulla se non disquisizioni sulla probabilità a livello statistico di una filiazione.
Tutto è letto attraverso gli occhi depressi un adolescente: anche un negozio di generi alimentari evoca tristezza al pensiero delle merci deperibili e della difficoltà dei commercianti costretti a lottare tra la deperibilità delle merci e il rischio di non poter accontentare le richieste dei clienti.
Nonostante la tristezza che emerge da ogni pagina, è un bel libro soprattutto le pagine più ironiche e paradossali.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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