Bellezza e Tristezza - Kawabata

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ciucchino
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Bellezza e Tristezza - Kawabata

Messaggio da ciucchino »

Un bellissimo libro che inizia pacatamente e sembra preludere a un romanzo di introspezione e contemplazione: lo scrittore Toshio Oki decide di passare il capodanno a Kyoto per ascoltare il suono delle campane che tradizionalmente ogni fine anno ascoltava alla radio. Contatta Otoko, una donna con cui aveva avuto una relazione vent’anni prima e che è ormai una affermata pittrice.
Man mano che procede il racconto, si scopre che la storia tra i due è stata una tragedia per tutte le persone che l’hanno vissuta: in primis per la pittrice allora sedicenne che è addirittura finita in una clinica psichiatrica, per la madre della giovane e anche per la legittima moglie devastata dai rancori e dalla gelosia. Assume pian piano un diverso ruolo anche la giovane allieva della pittrice, Keiko, che si rileva assurdamente vendicativa fino ad arrivare alla tragedia finale.
Un romanzo molto bello dove Kawabata lentamente svela i veri retroscena di una storia d’amore caratterizzata dalla vigliaccheria e dalla meschinità di un uomo che da una tragedia ha tratto il suo romanzo di maggior successo. Interessante è anche come Kawabata tratta il tema della bellezza: come rappresentarla e come sia breve e effimera di fronte all’incalzare del tempo.
Un particolare mi ha colpito: lo scrittore racconta di come un romanzo appaia profondamente diverso una volta stampato. Siccome non conosco assolutamente la scrittura giapponese, immagino che ci sia una profonda differenza tra la scrittura a mano e quella stampata a causa della complessità nello scrivere bene i caratteri.
Qualcuno però può spiegarmi esattamente il motivo?
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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Therese
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Messaggio da Therese »

Non ho letto il libro, ma so che la scrittura ha un valore particolare in Giappone ed in Cina, se hai visto il film "Hero" ti sarai accorta che i più bravi spadaccini erano nascosti in una scuola di scrittura, questo perchè per scrivere bene, così come per maneggiare bene la spada, ci si deve immedesimare profondamente nel gesto che si compie, vivendo in quel gesto senza pensare ad altro. Infatti anche nel libro che parla di Miyamoto Musashi, uno dei più grandi samurai, si racconta come lui comprenda profondamente l'arte della spada studiando la calligrafia, in entrambi i casi il gesto è unico ed irripetibile e la perfezione si raggiunge solo con l'esercizio ed il vuoto mentale, annullare il pensiero per essere ciò che si sta facendo. Cosa possa entrarci questo con la frase di Kawabata non lo so, ma so che la scrittura è un atto molto significativo nella sua cultura. Insomma, ho scritto un sacco e non ho risposto alla tua domanda :P
-...è solo che non ho tempo per leggere.
- Mi dispiace per te.
- Oh, non direi.Ci sono tanti altri modi per passare il tempo.
Giulio vorrebbe replicare che leggere non è "passare il tempo"...
(T. Avoledo)

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sole_80
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Messaggio da sole_80 »

Bellissimo. Mi ha ipnotizzata il titolo per poi farmi perdere in questa selva di emozioni. Mi ha rasserenata sul fatto che la ricerca della felicità è comune ad ogni uomo ( e donna!) e questa difficoltà solida che si incontra nei rapporti interpersonali ultimamente fa crescere.
"Una pagina bianca è una poesia nascosta" - Grafito anonimo a Porta Ticinese,Mi
"I vampiri sono fortunati a nutrirsi degli altri. Noi invece siamo costretti a divorarci da soli." Abel Ferrara
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