La caverna - Josè Saramago

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ciucchino
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La caverna - Josè Saramago

Messaggio da ciucchino »

La famiglia Algor vive in funzione del Centro commerciale: Cipriano e la figlia producono vasi per il centro mentre il genero vi lavora come guardiano. Man mano che si procede nella lettura, il Centro sembra quasi una cosa viva capace di assorbire tutto e tutti e gli slogan pubblicitari rivelano chiaramente come il centro voglia appropriarsi della vita di tutti garantendo ogni certezza e sicurezza: “Ti venderemo tutto quello di cui tu hai bisogno, se non preferissimo che tu abbia bisogno di ciò che vendiamo”. Il centro è una struttura immensa: una sorta di città nella città.
Qualcosa però si inceppa: il centro non compra più i prodotti della fornace e anche il genero, che ha come massima aspirazione diventare un guardiano residente per poter vivere nel centro, sembra entrare in crisi.
Come simbolo di quella libertà assoluta che i meccanismi burocratici e economici del centro vorrebbero cancellare c’è il cane Trovato: è stato appunto “trovato” dalla famiglia Algor ma non può entrare nel centro e, in vista dell’ingresso della famiglia di vasai in quel mondo dove tutto è garantito è assicurato, deve essere sistemato diversamente.
La fornace fallisce e il genero diventa guardiano residente e si trasferisce con la moglie e il suocero all’interno del centro. La routine così asettica e programmata viene scompaginata da una scoperta fatta durante i lavori di scavo nei sotterranei del Centro che sconvolgerà definitivamente tutte le certezze dei protagonisti e li spingerà in fuga verso un mondo insicuro (di cosa vivranno?) ma libero.
Un romanzo sicuramente non facile da leggere (alcune pagine sulla descrizione del lavoro dei vasai sono pesanti), lunghissimi periodi a volte non facili da seguire, ma pur sempre un libro molto bello con un finale molto particolare che esplicita chiaramente il mito della caverna di Platone e l’idea di una umanità ridotta in schiavitù dalla logica del potere e del profitto.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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