IL Vangelo secondo Gesù Cristo - José Saramago
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IL Vangelo secondo Gesù Cristo - José Saramago
“… Essendo ancora all’inizio della vita, ha solo tredici anni, c’è da supporre che il futuro gli abbia riservato ore più allegre o più tristi di questa, più felici o più sventurate, più amene o più tragiche, ma noi sceglieremmo questo istante, la città addormentata, il sole immobile, la luce intangibile, un ragazzino che guarda le case avvolto in una coperta e con una bisaccia ai piedi, e tutto il mondo, vicino e lontano, sospeso, in attesa”.
In questa immagine, poetica e in qualche modo già intrisa di profezia, è racchiusa l’essenza del Gesù di Saramago. Uomo tra gli uomini e dunque, anch’egli a suo tempo, bambino innocente e pieno di aspettative, ma al tempo stesso gravato dal peso di un futuro in agguato, di un destino ineluttabile al quale non possono sottrarsi né la sua identità divina, né, tantomeno, quella umana.
E’ deprimente pensare che quest’opera abbia destato tanto scalpore, scandalo addirittura, negli ambienti religiosi, dal momento che proprio la sua intensa e dolente umanità, causa della contestazione, è il canale che consente alla spiritualità di manifestarsi e fiorire. Ed essa si manifesta infatti, in modo prepotente e vitale: utilizza la carne, il sangue, le ossa, le emozioni, la concretezza della terra, usandoli come strumenti attraverso i quali fluire e realizzarsi.
Come potrebbe il divino esprimersi nell’immanente se non attraverso questa povera, combattuta e travagliata umanità? Cosa significherebbe, altrimenti, “ad immagine e somiglianza” se si esclude la vera essenza umana, nella sua realtà, dal contesto?
Mi ha sempre stupito come una moltitudine di persone, in ogni tempo, anche colte e intelligenti, possa aver deliberatamente scelto di basare un intero sistema di pensiero sull’interpretazione letterale di immagini chiaramente simboliche. Ma forse è più semplice, e rassicurante anche, affidarsi al dogma perché in caso contrario, nel mantenere la mente aperta e non smettere di cercare risposte in sé stessi, sarebbe la propria identità culturale, e personale anche, che andrebbe messa in gioco.
Gesù uomo del suo tempo, con tutti i limiti e le contraddizioni che da questo gli derivano è lontano dal ruolo tradizionale che offre facili risposte e rassicurazioni. Come tutti vive di contrasti, incerto tra accettazione e rifiuto e si trova dinnanzi lo scoglio del proprio dualismo. Questo è ben rappresentato dal dialogo sulla barca tra le tre figure ora elevate a simbolo, i cui contorni si fanno sempre più sfumati (Dio/icona non poi così buono, il Diavolo/pastore non in fondo tanto cattivo e Gesù/uomo, ora anche figlio divino, incerto e lacerato di fronte al suo ruolo)
Da questo confronto la sua immagine non esce sminuita, tutt’altro: egli si fa simbolo del percorso che ogni essere umano dovrà compiere, ossia comprendere e superare il proprio dualismo al fine di arrivare alla propria vera essenza, dove risiede il significato vero della spiritualità. In questo contesto il prendere atto del proprio destino non è a questo punto passiva accettazione ma diviene vero strumento di salvezza universale.
Un grande pensatore indiano, Sri Aurobindo, affermava che per ogni passo fatto vero l’alto (la propria realizzazione spirituale) sia necessario farne uno verso il basso (il male inteso come parte oscura dell’inconscio, ciò che è stato rielaborato come inferno dalle iconografie) al fine di comprendere il proprio lato oscuro, attraversarlo e infine superarlo, solo così l’elevazione spirituale acquisterà un senso condivisibile con tutta l’umanità.
Certamente lui e Saramago sarebbero andati d’accordo…
In questa immagine, poetica e in qualche modo già intrisa di profezia, è racchiusa l’essenza del Gesù di Saramago. Uomo tra gli uomini e dunque, anch’egli a suo tempo, bambino innocente e pieno di aspettative, ma al tempo stesso gravato dal peso di un futuro in agguato, di un destino ineluttabile al quale non possono sottrarsi né la sua identità divina, né, tantomeno, quella umana.
E’ deprimente pensare che quest’opera abbia destato tanto scalpore, scandalo addirittura, negli ambienti religiosi, dal momento che proprio la sua intensa e dolente umanità, causa della contestazione, è il canale che consente alla spiritualità di manifestarsi e fiorire. Ed essa si manifesta infatti, in modo prepotente e vitale: utilizza la carne, il sangue, le ossa, le emozioni, la concretezza della terra, usandoli come strumenti attraverso i quali fluire e realizzarsi.
Come potrebbe il divino esprimersi nell’immanente se non attraverso questa povera, combattuta e travagliata umanità? Cosa significherebbe, altrimenti, “ad immagine e somiglianza” se si esclude la vera essenza umana, nella sua realtà, dal contesto?
Mi ha sempre stupito come una moltitudine di persone, in ogni tempo, anche colte e intelligenti, possa aver deliberatamente scelto di basare un intero sistema di pensiero sull’interpretazione letterale di immagini chiaramente simboliche. Ma forse è più semplice, e rassicurante anche, affidarsi al dogma perché in caso contrario, nel mantenere la mente aperta e non smettere di cercare risposte in sé stessi, sarebbe la propria identità culturale, e personale anche, che andrebbe messa in gioco.
Gesù uomo del suo tempo, con tutti i limiti e le contraddizioni che da questo gli derivano è lontano dal ruolo tradizionale che offre facili risposte e rassicurazioni. Come tutti vive di contrasti, incerto tra accettazione e rifiuto e si trova dinnanzi lo scoglio del proprio dualismo. Questo è ben rappresentato dal dialogo sulla barca tra le tre figure ora elevate a simbolo, i cui contorni si fanno sempre più sfumati (Dio/icona non poi così buono, il Diavolo/pastore non in fondo tanto cattivo e Gesù/uomo, ora anche figlio divino, incerto e lacerato di fronte al suo ruolo)
Da questo confronto la sua immagine non esce sminuita, tutt’altro: egli si fa simbolo del percorso che ogni essere umano dovrà compiere, ossia comprendere e superare il proprio dualismo al fine di arrivare alla propria vera essenza, dove risiede il significato vero della spiritualità. In questo contesto il prendere atto del proprio destino non è a questo punto passiva accettazione ma diviene vero strumento di salvezza universale.
Un grande pensatore indiano, Sri Aurobindo, affermava che per ogni passo fatto vero l’alto (la propria realizzazione spirituale) sia necessario farne uno verso il basso (il male inteso come parte oscura dell’inconscio, ciò che è stato rielaborato come inferno dalle iconografie) al fine di comprendere il proprio lato oscuro, attraversarlo e infine superarlo, solo così l’elevazione spirituale acquisterà un senso condivisibile con tutta l’umanità.
Certamente lui e Saramago sarebbero andati d’accordo…
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"L'essenziale é invisibile agli occhi" (A. De Saint-Exupéry)
"Per arrivare all'alba non c'é altra via che la notte" (K. Gibran)
"Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre" (Gandhi)

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E' stato il primo Saramago che ho letto, tutto d'un fiato.
Quando mi ripromettevo di smettere di leggere perchè dovevo uscire o mangiare, semplicemente non riuscivo a staccarmi dalle pagine, letteralmente avvinta dal flusso delle parole di Saramago...
Personalmente, è il libro di Saramago che ho amato di più, e uno dei migliori libri che abbia mai letto.
Quando mi ripromettevo di smettere di leggere perchè dovevo uscire o mangiare, semplicemente non riuscivo a staccarmi dalle pagine, letteralmente avvinta dal flusso delle parole di Saramago...
Personalmente, è il libro di Saramago che ho amato di più, e uno dei migliori libri che abbia mai letto.






E' stato il primo libro di Saramago che ho letto, un po' tra gli sghignazzi generali di chi ne leggeva il titolo, ed è in assoluto uno dei libri che più adoro e che consiglio...ho amato molto i dialoghi fitti e intensi di questo libro, quello sulla barca soprattutto con la aghiacciante lista dei martiri morti per il cristianesimo.
Attenzione in quello che segue vengono dette alcune cose che chi non ha letto il libro e avesse intenzione di farlo, sarebbe meglio non sapesse!!
Però scusa Fatamorgana ma non sono completamente d'accordo con te.
Il perchè la chiesa abbia fortemente criticato questo libro fino a definirlo blasfemo, mi sembra abbastanza chiaro, nè mi sento di dire che la posizione ufficiale avrebbe potuto essere diversa....
Attenzione in quello che segue vengono dette alcune cose che chi non ha letto il libro e avesse intenzione di farlo, sarebbe meglio non sapesse!!
Però scusa Fatamorgana ma non sono completamente d'accordo con te.
Il perchè la chiesa abbia fortemente criticato questo libro fino a definirlo blasfemo, mi sembra abbastanza chiaro, nè mi sento di dire che la posizione ufficiale avrebbe potuto essere diversa....
Insomma il Dio descritto da Saramago è molto egoista, ed usa Gesù come mezzo per ottenere il suo scopo, passando senza problemi su tutte quelle che saranno le vittime degli scontri di religione. Sembra un esaltato che mira solo ad ottenere il suo scopo, e Pastore, che fin quasi alla fine potrebbe essere anche un angelo, non solo non è il diavolo cattivo che ci aspetteremmo, ma è anche la voce "saggia", che agisce pensando a quello che sta facendo e a quanto quell'azione abbia o no senso!
E soprattutto Gesù non accetta il suo ruolo, se ne sente schiacciato all'inizio (la sua predestinazione è macchiata del sangue degli innocenti giustiziati da Erode, strage evitabile e non evitata, la cui colpa è ricaduta prima su Giuseppe e poi su Gesù stesso) pur vivendolo come ineluttabile, ma alla fine decide di sfuggire a questo, di far fallire il progetto di Dio, di farsi crocefiggere non perchè figlio di Dio, ma perchè Uomo, e in questo Giuda lo aiuta, unico tra i discepoli disposto a farlo, e non lo tradisce...ma questo suo proposito viene reso vano, proprio all'ultimo, da Dio che interviene e che palesa al mondo che quell'uomo sulla croce altri non è che suo figlio.
Insomma il Gesù di Saramago non mi sembra strumento di salvezza, mi sembra solo un uomo, che decide di provare a scegliere lui cosa essere e non di accettare ciò che per lui è stato scelto.
Ultima modifica di Virgilio il sab set 09, 2006 2:32 pm, modificato 1 volta in totale.
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- fatamorgana67
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Come Virgilio specificava prima, se avete intenzione di leggere il libro non leggete quanto segue:
E' vero Virgilio, il modo in cui Saramago caratterizza le figure di Gesù, di Dio e del Diavolo (e anche quelle di altri personaggi, quali appunto Giuda) é assolutamente non convenzionale, a volte provocatorio.
Io credo però che questo atteggiamento sia intenzionale ma non come protesta nei confronti della Chiesa Cattolica: piuttosto Saramago mette appositamente accenti esasperati sui suoi personaggi per evidenziare da una parte il dualismo di fondo a cui é soggetto l'universo, dall'altra la necessità del suo superamento. E' fin troppo evidente infatti l'atteggiamento negativo della divinità contrapposto al "buonismo" diabolico, é come se la prospettiva normalmente accettata venisse capovolta: forse per far meglio intendere che, come Giano Bifronte, ogni aspetto contiene anche il suo contrario. Questa é un'antica questione teologica: se tutto deriva dal divino allora anche il male deriverà da esso, in quanto solo tramite l'antagonismo dinamico dei due opposti si manifestarà ogni divenire: ma sarà necessario superare questo dualismo per far si che umano e divino si ricongiungano. Da questo stato primigenio deriverebbero ogni contrasto e contraddizione umana ed anche il mito simbolico della "caduta". Gesù, nato umano ma con connotazione divina, si ritroverà dunque, più di qualunque altro uomo, schiacciato da tale conflitto e prevalendo in lui la componente umana egli naturalmente rifiuterà un ruolo imposto, per di più negativo, provando ad esercitare il libero arbitrio. D'altronde nel libro questa ambivalente divinità é consapevole di aver dato origine ad un Gesù più umano che divino, soggetto quindi ad umane leggi e modi di pensiero. E nel momento che la sua umanità si eleva, rifiutandolo, al di sopra di un progetto macchiato dal sangue e dalla colpa (anche se poi concretamente questo viene realizzato) egli si fa simbolo di salvezza, perché é nella consapevolezza e nella libertà di scelta (anche solo interiore) che questa viene realizzata da ogni uomo. Attraverso il suo ingiusto (perché di ingiustizia e sangue é intriso il dualismo umano) sacrificio gli ambivalenti opposti si incontrano, nell'ultima scena sono infatti presenti sia il riso sardonico del Dio/padre/patrigno che la scodella nera del Diavolo/pastore/compagno, perché essi, in apparenza opposti, costituiscono un'unica Entità.
Ultima modifica di fatamorgana67 il mar set 12, 2006 8:35 am, modificato 1 volta in totale.
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- last-unicorn
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Per queste cose esiste il tag spoiler (che non è un vero tag ma fa nienteAttenzione in quello che segue vengono dette alcune cose che chi non ha letto il libro e avesse intenzione di farlo, sarebbe meglio non sapesse!!


Codice: Seleziona tutto
[quote][color=white]testo[/color][/quote]
testo

Mi spiego.
A me Saramago è sempre sembrato molto diretto, non gira intorno ai problemi ci va diretto, con precisione chirurgica e spesso con un cinismo allucinante (come appunto l'elenco di martiri con tanto di martirio specificato ma una prova di questo la puoi trovare anche qui) , se c'è da criticare critica e lo fa aspramente, e ha una visione della religione che secondo me pare vicina a quella che lui descrive. Cioè non ha scritto questo romanzo per puntare l'accento sul dualismo che è possibile riscontrare in taluni argomenti, ma quanto piuttosto per fare un discorso del tipo:
Analizziamo la cosa: il Dio di cui parlate ha voluto edificare una Chiesa. Bene, su quali basi lo ha fatto? sangue, morti e sacrifici. Allora scusate ma il volstro Dio è un egoista!!!
E allora questo è secondo me il senso del suo vangelo, una rilettura dei fatti in chiave umana, perchè non è possibile che l'uomo Giuseppe non abbia mai sentito il peso di quei bambini che poteva salvare e non ha salvato, o che l'uomo Gesù, sapendo ciò che sarebbe stato, abbia potuto accettare di dar vita a una chiesa come questa. Allora ha deciso di raccontare lui come la sua vita è andata, e come tutti quelli che in realtà hanno cercato di spingerlo a ragionare con la sua testa o aiutarlo nel suo tentativo di boicottare il piano divino, siano poi stati bollati come principi del male o come il prototipo del traditore (insomma una forma di damnatio memoriae).
E alla fine poi questo tentativo di boicottamento fallisce. E perchè? Perchè la chiesa cristiana esiste, questo è una dato di fatto, e quindi la chiusura non poteva essere diversa.
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Non si può negare che Saramago sia lapidario nei suoi giudizi né che attraverso questo libro esprima la stessa vena polemica che traspare anche nell'articolo linkato da Virgilio. Però tale polemica in questo caso é rivolta si verso la religione ma solo verso i suoi aspetti temporali.
Quando dicevo che la religiosità non veniva offesa dal libro, intendevo il puro principio spirituale, che nulla ha secondo me a che fare con il modo in cui le varie religioni sono state poi socialmente espresse:
Quando dicevo che la religiosità non veniva offesa dal libro, intendevo il puro principio spirituale, che nulla ha secondo me a che fare con il modo in cui le varie religioni sono state poi socialmente espresse:
Il tema comunque é interessante e andrebbe senza'altro approfondito. A questo proposito mi piacerebbe leggere "L'uomo duplicato", dove Saramago si confronta con i temi del doppio e dell'identità umana e "Il racconto dell'isola sconosciuta", dove, con toni surreali, affronterebbe in modo più esplicito il tema dell'anima.Effettivamente la Chiesa può essersi sentita attaccata ma a causa di eventi terreni che con la spiritualità non hanno molto a che fare (gli eventi citati nel discorso sulla barca sono dati di fatto, assolutamente inconfutabili, ma dipendono solo ed esclusivamente dal comportamento degli uomini).
D'altra parte una simile immagine di Dio, rigida icona egoista e totalmente priva di compassione ricorda più la parte peggiore del carattere umano che il principio divino, e tale visione é talmente esasperata da assomigliare più ad una provocazione che ad una visione teologica.
Un atto di protesta si, ma non fine a se stesso: il mostrare il modo (negativo) in cui il principio divino é stato espresso nel mondo non nega che l'umanità possegga il potenziale per superare questo stato. L'uomo dovrà però rielaborare in sé stesso le proprie componenti (positiva e negativa, umana e spirituale), venire a patti con esse, con sacrificio, anche se esternamente sembra non cambi nulla. Questo é il ruolo di Gesù che simboleggia perfettamente il tentativo di elevazione dell'uomo ed in questo si fa simbolo di salvezza. Non concretamente, certo, in quanto si trova sopraffatto e fallisce, ma in potenza. E la potenzialità non é certo meno importante della realizzazione effettiva in quanto l'uomo é tuttora soggetto ad un cammino evolutivo, che é lungi dall'essere concluso. E' proprio la spinta verso la realizzazione, non importa se incompiuta, che rivela la sua parte divina.
La visione spirituale di Saramago é sottile ed indiretta, certamente più difficile da individuare rispetto alla descrizione e alla denuncia dei fatti. Eppure pervade gesti, emozioni e situazioni, a partire dalla descrizione del risveglio di Giuseppe nella sua capanna.
Ultima modifica di fatamorgana67 il mar set 12, 2006 8:37 am, modificato 1 volta in totale.
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fatamorgana, modificheresti anche tu i tuoi post 'nascondendo' le parti che svelano cose fondamentali del libro? Basta seguire le istruzioni di last-unicorn più sopra; non lo faccio io perché non ho ancora letto il libro e vorrei evitare di scoprire troppo 
Grazie.

Grazie.
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
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