David Lodge - Il professore va al congresso
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David Lodge - Il professore va al congresso
David Lodge - Il professore va al congresso
(tit. orig. Small World)
ed. Bompiani, 2002 (tascabile)
412 pp, 9 euro
Persse McGarrigle è un giovane, religioso e pudico professore irlandese che si diletta di poesia: per farsi le ossa nell'ambiente accademico comincia a frequentare i convegni universitari a tema letterario. In uno di questi incontra la bella Angelica Pabst e se ne innamora perdutamente senza sapere nulla di lei: ma la giovane si rivela molto sfuggente e così per Persse comincia un infinito tour de force mondiale, di congresso in congresso, di università in università, sulle orme della misteriosa ragazza. Possibile che siano solo i suoi segreti a renderla così desiderabile?
Il romanzo di David Lodge -si, lo so, è la metafora più abusata in assoluto- è un perfetto meccanismo ad orologeria, in cui le storie dei mille personaggi che incrociano la strada dei protagonisti (spesso diventando protagonisti essi stessi) si intrecciano a formare un affresco deliziosamente degno del miglior feuilleton.
"Il professore va al congresso" è si una irresistibile e a tratti esilarante satira sul mondo accademico, popolato da intellettuali o sedicenti tali che si preoccupano solo di passare da un simposio all'altro fingendo interesse scientifico per le materie trattate ma in realtà gozzovigliando e fornicando a spese delle università che li pagano; ma è anche un delizioso gioco intellettuale, una rivisitazione delle principali saghe cavalleresche ed epiche, con i personaggi che reincarnano figure provenienti tanto dall'Orlando Furioso quanto dalla saga Arturiana, e da mille altre storie, rivivendone le peripezie, le ricerche, gli scontri, gli amori.
A volte, visti i loro interessi, pare lo facciano coscientemente.
Il puro Persse, la bella Angelica, il triste e stanco Martin Kingfisher, la fatale Morgana e la saggia Sybil insieme a tanti altri, ci trascinano in uno scatenato girotondo intorno al mondo, in quattrocento pagine scritte con uno stile asciutto, efficacissimo, essenziale e al tempo stesso ricchissimo.
Quando d'ora in poi qualcuno mi chiederà una lettura che lo scuota dall'apatia, questo libro sarà il mio consiglio.
(tit. orig. Small World)
ed. Bompiani, 2002 (tascabile)
412 pp, 9 euro
Persse McGarrigle è un giovane, religioso e pudico professore irlandese che si diletta di poesia: per farsi le ossa nell'ambiente accademico comincia a frequentare i convegni universitari a tema letterario. In uno di questi incontra la bella Angelica Pabst e se ne innamora perdutamente senza sapere nulla di lei: ma la giovane si rivela molto sfuggente e così per Persse comincia un infinito tour de force mondiale, di congresso in congresso, di università in università, sulle orme della misteriosa ragazza. Possibile che siano solo i suoi segreti a renderla così desiderabile?
Il romanzo di David Lodge -si, lo so, è la metafora più abusata in assoluto- è un perfetto meccanismo ad orologeria, in cui le storie dei mille personaggi che incrociano la strada dei protagonisti (spesso diventando protagonisti essi stessi) si intrecciano a formare un affresco deliziosamente degno del miglior feuilleton.
"Il professore va al congresso" è si una irresistibile e a tratti esilarante satira sul mondo accademico, popolato da intellettuali o sedicenti tali che si preoccupano solo di passare da un simposio all'altro fingendo interesse scientifico per le materie trattate ma in realtà gozzovigliando e fornicando a spese delle università che li pagano; ma è anche un delizioso gioco intellettuale, una rivisitazione delle principali saghe cavalleresche ed epiche, con i personaggi che reincarnano figure provenienti tanto dall'Orlando Furioso quanto dalla saga Arturiana, e da mille altre storie, rivivendone le peripezie, le ricerche, gli scontri, gli amori.
A volte, visti i loro interessi, pare lo facciano coscientemente.
Il puro Persse, la bella Angelica, il triste e stanco Martin Kingfisher, la fatale Morgana e la saggia Sybil insieme a tanti altri, ci trascinano in uno scatenato girotondo intorno al mondo, in quattrocento pagine scritte con uno stile asciutto, efficacissimo, essenziale e al tempo stesso ricchissimo.
Quando d'ora in poi qualcuno mi chiederà una lettura che lo scuota dall'apatia, questo libro sarà il mio consiglio.
E tu vuoi viaggiarle insieme, vuoi viaggiarle insieme ciecamente perché sai che le hai toccato il corpo, il suo corpo perfetto con la mente. (FdA)) - La cosa che più mi piace fare è niente. (WtP) - Ma conosco le coincidenze del 60 notturno, lo prendo sempre per venire da te (RG)
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"Non sarebbe stato tanto un romanzo accademico, quanto un romance accademico" (ipse dixit)
David Lodge è un mostro, dopo aver fatto l'accademico per anni, ha usato le armi della critica che negli anni ha affinato per mettere alla berlina la sua stirpe!
Molto molto godibile, non solo per chi abbia avuto a che fare con i docenti delle facoltà umanistiche
Il professore va al congresso ha tanti livelli di lettura, è completamente irreale nei suoi colpi di scena e collegamenti come nel migliore dei romanzi cavallereschi, e allo stesso tempo assolutamente realistico; infarcisce il libro di citazioni letterarie e nomi parlanti e allo stesso tempo riesce a scrivere una storia del tutto godibile anche a chi sino a quel momento sia sempre stato del tutto estraneo all'ambito della critica letteraria. (ma come giustamete dice Eco nell'introduzione, forse qualcuno di noi aveva una minima idea di come funzionasse la gestione di una nave per la caccia alle balene nell'800 prima di aver letto moby dick?)
Insomma, mi sono divertita.
(..e poi penso che qualunque lettore con una qualche familiarità col piccolo mondo della blogosfera si accorgerà facilmente che fatte le debite proporzioni, basta sostituire barcamp a congresso e il discorso sulla piccola comunità dalle improbabili connessioni, piccole ripicche, presenze delle stesse 100 persone ovunque si svolgano gli eventi, conferenze disertate e aperitivi affollati fila che è una meraviglia...)
David Lodge è un mostro, dopo aver fatto l'accademico per anni, ha usato le armi della critica che negli anni ha affinato per mettere alla berlina la sua stirpe!
Molto molto godibile, non solo per chi abbia avuto a che fare con i docenti delle facoltà umanistiche

Il professore va al congresso ha tanti livelli di lettura, è completamente irreale nei suoi colpi di scena e collegamenti come nel migliore dei romanzi cavallereschi, e allo stesso tempo assolutamente realistico; infarcisce il libro di citazioni letterarie e nomi parlanti e allo stesso tempo riesce a scrivere una storia del tutto godibile anche a chi sino a quel momento sia sempre stato del tutto estraneo all'ambito della critica letteraria. (ma come giustamete dice Eco nell'introduzione, forse qualcuno di noi aveva una minima idea di come funzionasse la gestione di una nave per la caccia alle balene nell'800 prima di aver letto moby dick?)
Insomma, mi sono divertita.
(..e poi penso che qualunque lettore con una qualche familiarità col piccolo mondo della blogosfera si accorgerà facilmente che fatte le debite proporzioni, basta sostituire barcamp a congresso e il discorso sulla piccola comunità dalle improbabili connessioni, piccole ripicche, presenze delle stesse 100 persone ovunque si svolgano gli eventi, conferenze disertate e aperitivi affollati fila che è una meraviglia...)
°se cerchi TESTUGGINE sono io,era il mio vecchio nick° °b-shelf°°blog°°la chat di bc-italy°°ml bookcrossing_sardegna°
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Re: David Lodge - Il professore va al congresso
Forse la mia scarsa dimestichezza con gli ambienti accademici irrisi da questo romanzo ha inficiato la possibilità di intuire i confini tra il vero, il verisimile e l’inverosimile. E quando manca quella giusta dose di consapevolezza il riso, il sorriso o i moti di stizza non possono che scaturire dall’istinto. E quando rido, sorrido o mi stizzisco non a ragion veduta ma così, in modo estemporaneo, finisco per concludere la lettura con l’impressione di non essermela goduta molto. Così è stato anche in questo caso. Ma le ragioni sono anche altre. La discontinuità del ritmo (brioso nella prima parte, sonnacchioso, per non dire proprio tedioso nella seconda, artificiosamente rocambolesco nel finale) la molteplicità dei personaggi (o forse meglio: delle comparse, dato che anche le figure più ricorrenti mi sono sembrate così poco definite da non assurgere al ruolo di veri e propri personaggi) e delle dimensioni geografiche: tutti elementi che se non trovano una struttura ben consistente capace di incanalarli e finalizzarli, rendono a mio parere la lettura poco piacevole. Così mi sono sentita relegata nella posizione di mera spettatrice di queste gesta (ed uso questo termine in senso ironico, dato che i richiami ai poemi cavallereschi sono molti, ma il substrato su cui sono inseriti non è niente altro che una commedia degli equivoci, e nemmeno ben riuscita, ma piuttosto grossolana, secondo me).
E con buona pace di Umberto Eco e della sua prefazione (“libro di una comicità travolgente…..uno dei libri più divertenti, più veri, più dannatamente ilari che siano usciti negli ultimi cento anni” ipse dixit !) congedo questa lettura con una opinione decisamente tiepida.
E con buona pace di Umberto Eco e della sua prefazione (“libro di una comicità travolgente…..uno dei libri più divertenti, più veri, più dannatamente ilari che siano usciti negli ultimi cento anni” ipse dixit !) congedo questa lettura con una opinione decisamente tiepida.
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