Giovanni Lindo Ferretti, Reduce

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zazie
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Giovanni Lindo Ferretti, Reduce

Messaggio da zazie »

Il titolo del libro di Ferretti riflette e sintetizza alla perfezione il suo contenuto: non una semplice autobiografia ma il racconto per parole e immagini del viaggio di ritorno verso le proprie radici. Chi si aspetta un’analisi degli anni che hanno visto l’autore protagonista della scena musicale indipendente rimarrà deluso. Qui non è il racconto della “guerra”, intravista appena attraverso lampi istantanei, ma del lento ritorno a casa.

Sconfitto o vittorioso? Nessuno dei due, probabilmente, ma di certo più consapevole. Pure troppo viene da dire in qualche capitolo, dove il linguaggio cede alla tentazione del vaticinio (i pericoli legati all’uso e abuso della scienza) e il richiamo alla fede ostentato. Non mi viene parola migliore, è quasi come se Ferretti sapesse di suscitare perplessità per certe affermazioni e calcasse volontariamente la mano. Come dire: questa è la mia strada, non mi interessa essere seguito ma non chiedetemi di essere diverso.

Bellissime le parti dedicate ai viaggi, dove bastano poche essenziali parole per disegnare mondi e scenari. Preciso e poetico, nel senso di fondante, il linguaggio sostenuto da un ritmo incredibile (e non è un caso).

Chiudo la riflessione con una citazione dal libro:
Dato il luogo e il tempo sono stato un giovane estremista sciocco stupido e di buon cuore. Non mi rinnego nè mi consolo, per quello che oggi sono non posso che accettare quello che sono stato
Giovanni Lindo Ferretti, Reduce, Mondadori, 13 euro
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liberliber
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Messaggio da liberliber »

Ho letto questo libro perché mi incuriosiva la conversione adulta, caso più unico che raro, ancora di più visto il passato dell'autore.
Colpa mia, dato che nel libro questo aspetto è dato per assodato e non se ne parla se non come dato di fatto pregresso.
Il mio parere finale non è lineare.
Alcune parti sono davvero affascinanti (soprattutto quelle sui viaggi, Jugoslavia, Algeria e Israele), ma il resto è parecchio confuso e ostico (soprattutto l'inizio, davvero arduo).
Non aiuta la scrittura: non basta togliere la punteggiatura e aggettivare in maniera inusuale per raggiungere l'asciuttezza e contemporaneamente l'evocatività di Erri de Luca (che questo libro mi ha molto ricordato). Da questo punto di vista si riscatta in quanto nasce come autore di canzoni, e in questo senso lo stile è perfetto, ma perde notevolmente in uno scritto di ben più ampio respiro.
L'intento di scioccare a volte è troppo palese, immagino sia rivolto soprattutto ai fan più accaniti forse per ribadire loro che non si può vivere la propria vita in base alle aspettative dei fans e alle loro pretese di prevedibilità, ma un poco più di umiltà non avrebbe guastato.

In definitiva, direi un'occasione mancata.

[anche per me la citazione migliore è quella riportata da zazie]
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
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