David Golder romanzo di Irène Némirovsky, dato alle stampe per la prima volta nel 1929 e appena ripubblicato adesso da Adelphi. Un neo-ricco, un uomo che si è fatto da sé. E dietro di lui una famiglia vampiresca, assetata di soldi, smaniosa di vivere in un mondo luccicante, in mezzo a gente che spesso ha uno splendido nome ma è senza soldi e vive alle spalle degli allocchi che si beano nella loro luce riflessa.
In “David Golder” l’attenzione è focalizzata sul protagonista stesso, piuttosto che sulla moglie o sulla figlia. La trama è lineare, la storia è quella di una morte annunciata, perché David Golder ha un primo infarto all’inizio del libro. Resta a vedere chi la spunterà nella duplice lotta dell’anziano leone, contro il mondo degli affari dove la sua fortuna è altalenante e molto spesso vicina all’abisso, e contro la sua famiglia. David Golder (un nome che tintinna di denaro) ha una moglie, Gloria (ma quando era una povera ragazza ebrea si chiamava Havké), e una figlia diciottenne, Joyce, che lui chiama “Joy”, la gioia della sua vita. Finché la moglie gli dice- e Golder va indietro al passato e le crede immediatamente- che la sua Joy è figlia di un altro.
Sono gli splendidi anni ‘20, in America c’è il proibizionismo ma in Francia l’alcol scorre, la villa a Biarritz dei Golder è piena di gente, Gloria e Joy sfoggiano abiti di seta, gioielli, Joy vuole una Bugatti, vuole sposare un nipote dello zar: lei ci metterà i soldi, lui il suo titolo oltre alla sua scostumatezza, ma è giovane e bello. E il medico non può dire che David Golder deve smettere di lavorare se ci tiene alla sua vita, i soldi comprano anche un verdetto diverso dal dottore.
Il quadro che Irène Némirovsky ci dipinge è accurato, con i riflettori sulle donne false e vacue, l’una maturamente cattiva, l’altra giovanilmente egoista e civetta, mentre David Golder è un personaggio tanto più affascinante nella sua cupezza, che la scrittrice scandaglia in ogni sua piega. E’ la parabola dell’ebreo errante che è circondato da amici finché ha qualcosa da dare e poi si ritrova solo, dell’uomo di cui la moglie spietatamente osserva- accentuandola come in una caricatura grottesca- la fisionomia da usuraio ebreo e che però è capace di ultimi grandi attimi di generosità con quel viaggio che si carica di simboli, riportandolo nei luoghi dove è iniziata la sua vita. E dove terminerà, su un mare che è come i flutti dell’Acheronte, accanto ad un giovane che sta per iniziare una ripetizione della sua avventura e che sogna la ricchezza e l’America. “Alla fine si crepa,” lo avverte Golder, “soli come cani, così come si è vissuti…”
Cupo, duro, spietato, aggressivo, cinico.
Un libro da leggere.
David Golder - Irène Némirovsky
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David Golder - Irène Némirovsky
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Re: David Golder - Irène Némirovsky
Un romanzo che gronda odio da ogni pagina: l’umanità rappresentata è marcia e l’unica cosa che conta sono i soldi. Nella famiglia di Golder, tutto si basa sul denaro e ogni scambio di frase tra marito – moglie – figlia è un pugno nello stomaco per la violenza che esprime.
La Nemirovsky è spietata nelle sue descrizioni e i suoi personaggi sono indimenticabili.
La Nemirovsky è spietata nelle sue descrizioni e i suoi personaggi sono indimenticabili.