Palomar - Italo Calvino

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Towandaaa
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Palomar - Italo Calvino

Messaggio da Towandaaa »

Un romanzo descrittivo e contemplativo. Ma questo "taglio" narrativo non è fine a se stesso. E' come se Calvino volesse offrirci il resoconto del cammino da lui compiuto come spunto di riflessione per ripercorrerlo, cambiandone anche il percorso o prolungandolo oltre il punto in cui lui si è fermato.
Sicuramente, anche se crediamo di sapere da dove inizia questo cammino, nessuno può sapere dove andrà a finire. Ma forse l'importante non è arrivare alla fine (sempre che sia possibile e ne dubito fortemente); già il fatto di volersi porre su questo cammino ha un valore intrinseco, perchè ci consente di acquisire una maggiore consapevolezza di noi stessi, sia in senso assoluto sia in relazione a ciò che ci circonda nello spazio o ci ha preceduto e ci seguirà nel tempo.
Senza regole fisse: Calvino stesso tenta l'approccio sia con il metodo deduttivo sia con quello induttivo.
Senza tappe prestabilite: non ci sono livelli intermedi il cui mancato raggiungimento preclude il passaggio a quelli successivi.
Senza riconoscimenti finali: sia perchè, come ho già detto, non credo all'esistenza di un punto di arrivo nella ricerca di una comprensione cosmica e sia perchè nessuno potrebbe giudicare la maggiore o minore meritevolezza dei risultati eventualmente raggiunti.
Senza pregiudiziali: dal momento che si può condurre questa ricerca sia ammantandola di profonde valenze religiose sia decidendo di attenersi a uno stretto piano di laicità.
E si tratta comunque di un cammino che consapevolmente o no tutti noi percorriamo, anche se distratti dalle mille occupazioni in cui siamo coinvolti, perchè è proprio dell'essere umano porsi delle domande, andare alla ricerca delle risposte e poi da lì ripartire ("Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre" - Jostein Gaarder "C'è nessuno ?").
Il pregio di questo romanzo è di averlo esplicitato, e senza alcuna ambizione esaustiva.
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francesina
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Messaggio da francesina »

Mi fa davvero molto piacere leggere la recensione di uno dei libri che più amo e che più mi ha segnata, ma che, purtroppo, non è poi così noto rispetto agli altri scritti di Calvino.
Il grande pregio del libro, come giustamente hai detto tu Towandaaa, risiede secondo me proprio nella sua riflessione sul cammino verso la risposta e non sulla risposta stessa.
Non è un libro di risposte, nessuna rivelazione viene fornita al lettore: è un libro di ricerca, di osservazione. Del resto il protagonista, Palomar appunto, deve il suo nome ad un osservatorio scientifico del Centro America e Calvino tiene a sottolineare la sua assenza di valore come individuo o personaggio, "relegandolo" alla sola funzione di occhio che vede ed elabora.
Non è semplice parlare di questo libro in poche righe, e anzi, data la sua originalità, andrebbe forse letto per poter capire ogni eventuale commento in proposito.
Una pagina su tutte mi è rimasta nel cuore: quella in cui Palomar, in spiaggia in una sera d'estate, vede nell'acqua il riflesso infuocato del sole al tramonto e nuota nel cono di luce, cercando di raggiungerlo. Bellissimo.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii
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