"Questo non è il racconto dell'onda furiosa della Grande Storia sul destino di un popolo. Non solo questo. E' una storia piccola, che ha il nome e il volto di una bambina. Zubaida vive nel deserto dell'Afghanistan, in un villaggio che la "guerra al terrore" non ha ancora travolto. Ha nove anni. Non sa niente del mondo oltre il suo villaggio, poco della travagliata storia del suo paese, dei cingolati dell'Armata Rossa, della lotta dei mujaheddin, del regime dei talebani che ha proibito anche gli aquiloni, degli elicotteri con la bandiera a stelle e strisce. Cammina danzando, a piedi nudi, al ritmo di una musica che le suona dentro. Ma non dopo quel giorno. Non da quando un terribile incidente le ha ustionato le mani, il viso, il corpo. Da allora, la musica si è spenta. In un paese privo della più elementare assistenza medica, e in cui la vita di una figlia femmina vale ben poco, non sembra una fortuna che Zubaida sia sopravvissuta. Ma non per suo padre, non per l'ostinata determinazione di un uomo disposto a tutto pur di non arrendersi. Dovesse camminare fino all'inferno per salvare quella bambina ferita, piagata, fasciata in mille bende, che ora urla per affermare la propria esistenza. Fino ai campi militari degli americani, con le loro regole incomprensibili. Fino a oltrepassare la linea di demarcazione tra due culture, tra "loro" e "gli altri". Perché Zubaida possa tornare a danzare al ritmo della sua musica"

Ho provato, per quasi tutto il libro, un forte senso di attesa per quello che avrei voluto leggere e che poi mai è arrivato.
Ho ammirato la piccola Zubaida per la scelta coraggiosa di tornare nel suo paese, ma l'ho anche odiata per la sua ostinazione ed il suo caratteraccio; ho ammirato anche il padre di Zubaida per il suo coraggio e la dignità. E' stato interessante leggere dei meccanismi mentali della famiglia e dei vicini di casa di Zubaida, delle loro usanze.... conoscere quello che era possibile fare prima e quello che poi è stato vietato...
Commovente anche il coinvolgimento dei soldati e di tutti gli americani che si prendono a cuore questa piccola sfortunata! (anche se poi a volte mi sono domandata "Ma perchè lei sì? per la tenacia del padre? per gli occhioni fermi di Zubaida? e tutti gli altri bimbi sfortunati? sarà mica solo stato il padre di Zubaida così testardo! gli occhi di un bambino fiero e sofferente toccano sempre il cuore....vabbeh.....)
dunque, scorrevole, ma mi aspettavo, o comunque avrei preferito di più la storia di Zubaida una volta rientrata nel suo paese dopo essere stata pienamente guarita...
