Body art - Don DeLillo

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ciucchino
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Body art - Don DeLillo

Messaggio da ciucchino »

La body artist Laurene Hartke rimane sola dopo l’inspiegabile suicidio del marito nella casa della prima moglie. Nell’appartamento che avevano preso in affitto, cerca di continuare a vivere e scopre che, nascosto nelle varie stanze, vive uno strano uomo da lei ribattezzato Mr. Tuttle perché gli ricorda un suo vecchio insegnante. E’ uno strano individuo: all’inizio non riesce quasi a parlare, poi inizia a ripetere frasi sconclusionate come cantilene, infine parla con la voce del marito e ripete le conversazioni dei due coniugi. Laurene riceve la visita del proprietario che sta cercando un suo parente minorato che aveva vissuto in quella casa e ora è scappato dalla clinica. Ma forse non è proprio come appare: come è possibile che Mr. Tuttle sia così bravo a imitare le voci e a ricordare le conversazioni altrui? Mr. Tuttle è forse un’allucinazione di Laurene? E’ forse la materializzazione dell’inconscio di Laurene e della sua voglia di poter ancora parlare e dire le cose non dette al marito?
Al lettore sembra che l’equilibrio di Laurene stia crollando alla ricerca di capire il perché del suicidio ed è come se volesse fermare il tempo a quella mattina, a quel ultimo banale dialogo con il marito. E la sua performance artistica riflette le sue ossessioni: con alle spalle il video che guarda tutto il giorno (una telecamera che inquadra una strada in Finlandia), il suo corpo è ormai talmente cambiato, così scarnificato da ogni cosa inutile (dai peli alle cellule morte del proprio corpo, dalla pigmentazione della pelle ai capelli tagliati in maniera quasi rabbiosa). Sembra la personificazione della solitudine.
Un romanzo breve che ho trovato molto angosciante: non si capisce se sia vero il personaggio di Mr Tuttle o se sia una allucinazione di Laurene; la morte provocata dal marito è un macigno che la schiaccia nella sua solitudine e solo la creazione artistica o la follia sembrano un rifugio.
Un bel romanzo se si supera il primo capitolo che racconta quell’ultimo mattino: sembra così assurdo e banale quel dialogo da rasentare la noia. Poi però la storia di Laurene ti coinvolge perché è qualcosa che potrebbe capitare a chiunque: la morte di una persona cara e il tentativo di superare il dolore ripensando al passato e sublimando il dolore in un’altra attività o in un altro interesse. Oppure, come nella performance di Laurene, cercare di fermare, prolungare o spalancare il tempo.

“perché mai la morte di una persona amata non dovrebbe portarti a una oscena rovina? Non sai amare le persone che ami fino a quando non scompaiono all’improvviso. Allora ti rendi conto di esseri tenuta un po’ discosta dalla loro sofferenza, di esserti spesso risparmiata, di avere solo di radio abbassato la guardia del cuore, di aver tessuto le tue trame di dare-e-ricevere.”
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)

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