Un ragazzo cresce respirando basket e fa del basket la sua vita. Sembra che nulla ci sia, o possa esserci, al di fuori della riga che delimita un campo di pallacanestro. Solo che la vita, a volte, ti delinea davanti binari che t'assomigliano proprio tanto, tu ci salti sopra e stai bene, perchè vai avanti sulla strada che senti essere proprio la tua. Finchè sempre la vita, bastarda, con un guizzo dei suoi ti scaraventa su altri binari, lontani, sconosciuti. Basta un niente. E la promessa del basket si trova pellegrino tra ospedali e squadrette.
E' la storia di tutti quei campioni accennati che un attimo di distrazione trasforma in numeri sempre più bassi, ed infine in virgole.
Poddi è riuscito a trascinare nella sua storia anche me, che con lo sport non ci ho mai avuto molto a che fare. Immagino che a chi lo vive come passione, questo libro possa piacere anche di più.
Si parla di basket, di lavoro di squadra, di genitori e figli, di fatica, di gioco, di rimpianti. Si parla di "diventare", alla fine non importa poi neanche tanto cosa...
Lo stile è fresco ed avvincente. Ho particolarmente apprezzato i brani che intrecciano, alternandoli in poche righe, racconti che riguardano momenti o prospettive diverse. Ad esempio la telecronaca di una partita sulla spiaggia alternata con le parole delle canzoni passate al juke box.
La storia sembra proprio autobiografica. Ma spero che Poddi trovi ancora qualcosa da raccontare, perchè io lo ascolterei volentieri.
Emiliano Poddi - Tre volte invano
Moderatori: aly24j, Therese, Marcello Basie
- liberliber
- amministratrice ziaRottenmeier
- Messaggi: 20395
- Iscritto il: mar ott 22, 2002 11:02 am
- Località: Milano
- Contatta:
con questo libro o un altro? 

Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a)
VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a)
VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
- ciucchino
- Olandese Volante
- Messaggi: 3660
- Iscritto il: ven mar 14, 2003 9:00 pm
- Località: Torino
- Contatta:
Non avrei mai pensato di appassionarmi a un libro sul basket: invece questo romanzo dell’esordiente Emiliano Poddi mi ha conquistata soprattutto grazie a uno stile di scrittura ipnotico e coinvolgente. Sembra di stare guardando e non leggendo una partita di basket!
Non è solo una storia sportiva, ma anche il racconto autobiografico di una promessa del basket la cui carriera viene stroncata da un grave infortunio e per il quale il basket è tutto, al punto da inquietare la madre con il suo “dover” fare almeno un canestro al giorno (ed è molto tenera la madre quando vuole fargli capire che nella vita esistono altre cose importanti oltre il pallone da basket).
Sembrava che tutto fosse possibile: finalmente il salto dall’interzona alle finali e poi addirittura il passaggio a una squadra importante, ma l’infortunio interrompe tutto quanto aveva sognato.
L’io narrante descrive le partite, le sue emozioni, le sue ansie, il suo modo di entrare in partita (quel “diventare” è un verbo veramente molto efficace per farci capire che cosa scocca improvvisamente durante una partita e lo trasforma in un vero campione), il rapporto con i suoi genitori separati (la madre da un lato timorosa di veder andare via il figlio per una carriera a Roma e dall’altra l’orgoglio per il suo successo, un padre superato in bravura come giocatore), i tanti allenatori tutti confusi in un’unica immagine con il nome di Rino, l’autista del pulman etc.
L’unica parte che non mi ha convinto è il penultimo capitolo: quel lungo monologo dedicato alla madre mi è sembrato come quando nel titoli di coda scrivono che cosa è successo ai protagonisti del film dopo i fatti raccontati. Secondo me, si poteva evitare o al meno ridurre il tutto alle poche righe di riflessione senza gli accenni biografici.
Poddi poi è molto bravo a mescolare più cose durante il racconto, come la descrizione di una partita sulla spiaggia con le canzoni del juke-box o il bellissimo pezzo in cui mescola la terribile diagnosi dell’ortopedico con il ricordo della mandorla schiacciata da bambino.
Un gran bel esordio!
Non è solo una storia sportiva, ma anche il racconto autobiografico di una promessa del basket la cui carriera viene stroncata da un grave infortunio e per il quale il basket è tutto, al punto da inquietare la madre con il suo “dover” fare almeno un canestro al giorno (ed è molto tenera la madre quando vuole fargli capire che nella vita esistono altre cose importanti oltre il pallone da basket).
Sembrava che tutto fosse possibile: finalmente il salto dall’interzona alle finali e poi addirittura il passaggio a una squadra importante, ma l’infortunio interrompe tutto quanto aveva sognato.
L’io narrante descrive le partite, le sue emozioni, le sue ansie, il suo modo di entrare in partita (quel “diventare” è un verbo veramente molto efficace per farci capire che cosa scocca improvvisamente durante una partita e lo trasforma in un vero campione), il rapporto con i suoi genitori separati (la madre da un lato timorosa di veder andare via il figlio per una carriera a Roma e dall’altra l’orgoglio per il suo successo, un padre superato in bravura come giocatore), i tanti allenatori tutti confusi in un’unica immagine con il nome di Rino, l’autista del pulman etc.
L’unica parte che non mi ha convinto è il penultimo capitolo: quel lungo monologo dedicato alla madre mi è sembrato come quando nel titoli di coda scrivono che cosa è successo ai protagonisti del film dopo i fatti raccontati. Secondo me, si poteva evitare o al meno ridurre il tutto alle poche righe di riflessione senza gli accenni biografici.
Poddi poi è molto bravo a mescolare più cose durante il racconto, come la descrizione di una partita sulla spiaggia con le canzoni del juke-box o il bellissimo pezzo in cui mescola la terribile diagnosi dell’ortopedico con il ricordo della mandorla schiacciata da bambino.
Un gran bel esordio!