La cosa che mi ha più colpito di questo romanzo è il senso di protezione che spinge un figlio verso il padre: quest’ultimo non è più l’uomo forte e l’eroe della propria infanzia, ma un essere debole che non vuole morire o dipendere in tutto per tutto dagli altri. E per un figlio è spontaneo proteggere e tutelare proprio quella persona che da piccolo era un eroe, da adolescente un uomo da contestare e da adulto un uomo da proteggere dalle malattie e da se stesso.
Un romanzo molto bello, assolutamente non retorico in cui chi, come me, ha dei genitori anziani si rispecchia. Ho sempre pensato che fosse un po’ esagerato il senso di protezione che a volte ho nei confronti dei miei genitori quando raccontano gli acciacchi della loro età o le ingiustizie piccole e grandi che a volte capitano, ma leggendo il romanzo ci si rende conto di come questo sia normale e di come i genitori, invecchiando, richiedano ai figli quella protezione che loro ti avevano reso quando eri tu l’essere debole da accudire e proteggere.
Una cosa in particolare mi ha colpito di Hermann Roth: la sua abitudine di dare via le cose dei figli (ad es. la collezione di francobolli dell’adolescente Philip) o i regali ricevuti senza rendersi conto che questi gesti compiuti con superficialità o noncuranza possono far soffrire gi altri (io ricordo ancora la sofferenza quando mia madre ha regalato il mio peluche preferito a un mio cuginetto: è vero che io ero grande e non ci giocavo più, ma la noncuranza di dare via una mia cosa senza chiedermelo mi aveva molto ferita così come è ferito il Philip adulto quando scopre che suo padre ha regalato la sua collezione di francobolli a un cuginetto).
Ve lo consiglio
