L'uomo che credeva di essere se stesso - D.Ambrose

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Towandaaa
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L'uomo che credeva di essere se stesso - D.Ambrose

Messaggio da Towandaaa »

Una vita tranquilla, che il protagonista conduce soddisfatto sul piano familiare e professionale, bruscamente trasformata in un incubo che ha inizio a seguito di una grave shock emotivo.
Vedere la moglie e il figlio coinvolti in un disastroso incidente automobilistico è l’evento traumatico da cui deriva il delirio psicotico di Rick ….. oppure l’evento catalizzatore che lo catapulta in un’altra dimensione spazio-temporale dove incontra un altro se stesso, Richard, che conduce una vita simile, ma non uguale, alla sua ?
A seconda che il lettore manifesti una maggiore o minore propensione a mantenersi entro i confini (pur sempre labili e mutevoli) della razionalità, l’esperienza di questa lettura potrà assumere valenze diverse. Perché è veramente un romanzo che si presta a molteplici interpretazioni, in cui le certezze sono di per sé esigue e comunque destinate a crollare, a causa di un continuo alternarsi di prospettive che tiene sempre altissimo il livello della tensione.
Seguire le drammatiche vicende che Rick e/o Richard affrontano per vedere riconosciuta la propria distinta identità, vederli talvolta vacillare nelle proprie convinzioni e talaltra reagire alle “interferenze” che reciprocamente determinano nelle proprie vite nel tentativo di prevalere l’uno sull’altro, induce nel lettore quella inquietudine che nasce proprio dal vedere prospettate come credibili situazioni che solo con uno sforzo di raziocinio e fantasia si possono qualificare come possibili. Quella inquietudine che è tanto più forte quanto più si è portati a pensare che in definitiva niente sembrerebbe escludere che tali vicende possano davvero realizzarsi, nella vita di chiunque, proprio perché sono descritte in termini del tutto concreti e inquadrate in circostanze del tutto normali.
E anche quando l’effetto della suggestione tende a svanire, rimangono comunque alcuni spunti di riflessione importanti: la percezione che abbiamo di noi stessi, di quello che siamo e che vorremmo essere, da un lato, e, dall’altro, la percezione che abbiamo della realtà e delle persone attorno a noi. Temi che secondo me è importante e costruttivo mettere ogni tanto in discussione invece di trincerarsi dietro opinabili o presunte certezze.

David Ambrose dimostra di aver profuso in questo romanzo la propria precedente esperienza di sceneggiatore cinematografico. Il ritmo è veramente serrato e incalzante, e l’equilibrio è costante tra le due componenti principali di questa storia: quella più prettamente razionale e scientifica e quella che non disdegna incursioni nel paranormale.
Non avendo letto questo libro in lingua originale non posso esprimere alcuna opinione sulla qualità della traduzione; mi permetto però di osservare che, almeno per quanto riguarda il titolo, la versione italiana offre qualcosa di più accattivante e si dimostra più appropriata rispetto a quella originale. Dall’inglese “The man who turned into himself” (L’uomo che diventò se stesso) si è passati al titolo italiano che subito cattura l’attenzione e al contempo suggerisce, senza sbilanciarsi troppo, sia la possibilità dello sdoppiamento della personalità sia la sfumatura di una qualche forma di alterità rispetto al protagonista che incontriamo all’inizio della storia. E poi, mentre “L’uomo che diventò se stesso” lascia intendere che la storia abbia comunque un epilogo definito, “L’uomo che credeva di essere se stesso” lascia aperta ogni possibilità …..
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